Scherma, Cerioni: "Sono azzurri tosti come li volevo io"

Intervista al ct che, rientrato dopo le polemiche di Tokyo, ha rilanciato il fioretto: "Il mio disegno si sta avverando, ho una squadra combattiva che non regala niente"
Scherma, Cerioni: "Sono azzurri tosti come li volevo io"
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Un uragano azzurro sta travolgendo le pedane di tutto il mondo. È l’Italia del fioretto, protagonista assoluta in questa stagione con 24 podi collezionati in 9 tappe di Coppa (5 femminili e 4 maschili), un’egemonia confermata lo scorso weekend con la tripletta confezionata da Alessio Foconi, Daniele Garozzo e Tommaso Marini a Plovdiv, mentre a Tauber Erica Cipressa saliva sul terzo gradino. Risultati rafforzati poi dalla doppia affermazione a squadre arrivata 24 ore dopo, per sottolineare che il Dream Team è davvero tornato e che la mano del commissario tecnico Stefano Cerioni, rientrato in azzurro dopo le polemiche olimpiche di Tokyo, si sta facendo sentire.

A novembre ci aveva detto che l’obiettivo era tornare a far paura: è soddisfatto?
«Siamo in un periodo in cui stiamo dominando gli avversari, non mi aspettavo una risposta così veloce e forte. Spero che continui così, volevo una squadra tosta, combattiva, che non regala niente: il mio disegno si sta avverando, ci siamo. Bisognerà mantenerlo e anche migliorarlo».

Che cosa nel dettaglio ha cercato di cambiare in questi mesi?
«Ho dato una visione diversa, che secondo me può essere più efficace in questo momento. Non voglio che venga difeso il vantaggio, ma che si cerchi di aumentarlo il più possibile, essendo più propositivi e imponendo il nostro ritmo. Altre nazioni, soprattutto in campo femminile, provano a distruggere il lavoro degli altri, portando l’avversario a fare l’errore: la mia idea di scherma è opposta. Non è facile, ma forse abbiamo sorpreso i rivali, ora aspettiamo le loro contromosse».

Più forti tecnicamente e mentalmente: come ci è riuscito?
Mi occupo in prima persona dell’aspetto mentale, salvo qualche caso di atleta che si affida a un mental coach. Cerco di essere presente con loro e di aiutarli a sentirsi più sicuri».

Come ha plasmato la squadra dopo i dissapori di Tokyo?
«Martina Favaretto e Tommaso Marini, che erano i due giovani su cui contavo, mi hanno dato delle grandi risposte sia individualmente sia a squadre. Stanno facendo esperienza e sono contento di dove sono arrivati, soprattutto Tommaso. Il lavoro con Alessio Foconi è ancora in evoluzione perché è stato fatto soprattutto sulla gara a squadre, in cui non riusciva a dare il suo miglior apporto, mentre nelle ultime due gare è cambiato. Anche Guillaume Bianchi sta facendo bene. Tutti devono affrontare ogni avversario senza timori, un messaggio che tra le donne non è ancora passato del tutto, ma Arianna Errigo sta crescendo e il suo apporto sarà fondamentale. Alice Volpi non è in grandissima forma, eppure ha vinto tre gare, per cui non mi preoccupa. Oltre alla Favaretto, anche Erica Cipressa sta dando buone risposte e alle loro spalle ci sono Martina Batini e Francesa Palumbo, che hanno dimostrato le loro individuali».

Che Italia vedremo tra Europei e Mondiali?
«Lo scorso anno a tutti è pesato fare meno gare. In queste gare di Coppa del Mondo, ho cercato di dare più spazio ai giovani, poi ho tenuto conto dei risultati e così farò anche dopo il Grand Prix di Seul, dopodiché prenderò le decisioni per la rassegna continentale e per quella iridata. L’anno prossimo speriamo di avere un’annata regolare, in modo da avere le idee chiare sulla squadra che partirà nella qualificazione olimpica per Parigi. Non è detto che sia quella poi definitiva, ma è importante cominciare da punti fermi».

Da ex ct russo, come vive la situazione attuale?
«Mi spiace molto che lo sport entri nella politica e che paghino dei ragazzi che non hanno nessuna colpa. Mi ha fatto molto male vedere gli schermitori paralimpici, ma anche i giovani, dover rinunciare al loro sogno europeo o mondiale per quello che sta succedendo. Ho parlato con loro e coi loro maestri, molti dei quali erano miei atleti, ed è davvero molto triste, mi manca averli da avversari».


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