Bassino esclusiva: “La vittoria più bella è accendere la passione per lo sci”

La leader del gigante, dopo il poker di successi e in vista di un gennaio impegnativo, si racconta mentre sogna il viaggio al caldo dell’Indonesia: "Adoro il mare"
Bassino esclusiva: “La vittoria più bella è accendere la passione per lo sci”© EPA
Alberto Dolfin
7 min

Vestirsi di rosso a Capodanno porta bene e così Marta Bassino ha pensato di tenersi stretto il pettorale di leader di gigante che non vuole lasciare fino a fine stagione. Sin qui ha calato sulla neve un poker di podi nei quattro giganti disputati, con la gemma della vittoria in casa al Sestriere, per tornare a dettare legge come due anni fa tra le porte larghe. L’incredibile Mikaela Shiffrin fa paura, ma la ventiseienne piemontese è entrata nel nuovo anno ancor più determinata di prima e strapparglielo non sarà semplice.

Come ha finito il 2022?
«Qualche giorno di riposo me lo sono concesso dopo Semmering, compresa la bourguignonne a Capodanno. Questo gennaio sarà veramente intenso: parto oggi con la squadra e tornerò a casa il 29».

In questa stagione è tornata gigante: che cosa c’è dietro?
«Sono felice di essere stata costante. La vittoria a Sestriere è stata il momento più bello, tutti i successi sono speciali, però è stato magico tornare sul gradino più alto così, nella gara a cui tenevo tanto, tanto, tanto».

Riprenderà il 2023 in gigante a Plan de Corones vestita di rosso: il pettorale rosso lo tiene vicino al letto come amuleto?
«In realtà, no. Tengo sempre i pettorali delle gare, ma gli ultimi sono accumulati vicino alla valigia. Quelli rossi di due anni fa li ho appesi nella mia palestrina che ho allestito a Borgo San Dalmazzo con Technogym: ho abbellito un po’ le pareti».

Come è riuscita a ritrovare il bandolo della matassa dopo un inverno difficile?
«Con il mio allenatore Daniele Simoncelli siamo ripartiti senza stravolgere nulla, con calma e con un’idea tecnica ben precisa, da portare avanti tutti i giorni. Quest’estate ho sciato pochissimo a causa della poca neve in ghiacciaio e ho fatto appena 5 giorni a fine giugno a Les Deux Alpes, mentre il grosso è stato costruito poi a Ushuaia, durante la lunga trasferta argentina. Sciando tanti giorni di seguito, come abbiamo fatto in Sudamerica, è servito a dare continuità e a costruire il tutto, per tornare a sciare bene».

E sono arrivati subito i risultati che sperava?
«Sono stata contentissima dell’annullamento del parallelo di Lech a inizio novembre, perché inizialmente sarei dovuta restare in Europa e volare direttamente a Killington per il gigante. Invece la cancellazione della gara austriaca ha fatto sì che potessi anticipare la trasferta nordamericana, andando a Copper Mountain e costruendo una buona base di velocità. Poi, dopo il secondo posto di Killington, sono andata per la prima volta a Lake Louise per una tappa che da programma originario non avrei nemmeno dovuto fare. Sinceramente ero quasi stupita perché non ci avevo mai sciato ed era una pista piatta, ma alla fine, un po’ come due anni fa, quando scio bene in gigante, anche nelle altre discipline arriva sempre qualcosa».

Il suo storico preparatore atletico Marco Giordano l’ha definita la “Federer della neve”. Pare che corra anche i 200 metri piani in 26”, le piace provare un po’ tutti gli sport?
«Fa tutto parte della preparazione atletica. Ci serve essere forti, ma anche veloci e poi precisi. Facciamo forza in palestra e poi la trasformiamo o nel campo d’atletica o con le ripetizioni in bici o col tennis. È bello variare perché è molto stimolante e tutto questo lavoro è una base fondamentale per andar forte sugli sci».

Com’è trovarsi in squadra con due donne da record come Federica Brignone e Sofia Goggia?
«Anche se ognuna ha il suo staff è bello perché siamo sempre insieme. Continuo a sostenere che la squadra è una forza e avere compagne forti come loro due è un vantaggio per tutte non soltanto per me: c’è confronto, un riferimento da guardare e da cui prendere spunto. Forse io mi sono sempre più rispecchiata in Fede rispetto a Sofi, più per una questione di discipline perché anche lei è partita dal gigante e poi si è allargata alla velocità. L’anno in cui ha vinto la Coppa del Mondo è stato bello vederla e pensare: “Posso farcela anch’io!”. Sicuramente è un vantaggio».

Sta facendo anche lei un pensierino alla “Coppona”, nonostante viva nell’era Shiffrin?
«Di Shiffrin ce n’è una sola: l’ho sempre ammirata tantissimo. La costanza con cui ha vinto è qualcosa d’incredibile, perché ha iniziato da piccolissima e continua a vincere e rivincere in tutte le discipline».

Dunque, “mission impossible”?
«Più che la Coppona, penso prima alla somma di quelle piccole. Vedendo Fede nell’anno in cui ha messo le mani sulla sfera di cristallo più prestigiosa, ha vinto la classifica di gigante e quella di combinata, oltre a sfiorare quella di superG. Non lo so, sono cose a cui preferisco non pensare perché non la vivo così».

Quest’anno il sogno il bis di cristallo in gigante e iridato dopo l’oro a sorpresa di Cortina nel parallelo?
«L’obiettivo è fare bene in tutte le gare. I Mondiali sono sempre una parentesi della Coppa del Mondo. C’è tutto gennaio a cui pensare, poi vedremo».

Rispetto alla Bassino scatenata di due anni fa, si sente diversa?
«Mi sento cresciuta, ancor più matura. Ogni giorno che passa, imparo qualcosa di nuovo. Poi però, dentro sono sempre la stessa».

Dieci podi azzurri tra lei, Goggia e Curtoni: sciamo nell’oro a livello femminile?
«C’è tanta gente che ci ringrazia per aver ritrovato la passione per lo sci, per cui credo di sì. È bello pensare di essere un esempio. Sono felice anche di rivedere sfrecciare la mia amica Lolli (Laura Pirovano; ndr) dopo l’infortunio».

Ai colleghi maschietti, cosa direbbe?
«Bella domanda, non so cos’è che gli manca e non sono nessuno per giudicare».

Come ha vissuto il ritiro lampo di Matthias Mayer?
«Mi ha un po’ sconvolto, non so bene cosa sia successo. Poi, avrà le sue motivazioni però fa molto strano così, di punto in bianco, nel bel mezzo della stagione».

Lei come si distrae dallo sci?
«Quando sono a casa, stacco del tutto e faccio quelle cose normali che per noi atleti quasi non lo sono mai, come andare a bere un caffè al bar».

Il regalo più bello ricevuto per Natale?
«Un viaggio, da fare a fine stagione, in Indonesia. Vivendo tutto l’inverno al freddo, sento proprio il bisogno di andare al caldo e ho sempre adorato il mare».


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