Federica Brignone: "Temo la pressione e amo la neve calda"

Oggi e domani due giganti a Mont Tremblant, in Quebec. L’azzurra: “Canada posto magnifico”
Federica Brignone: "Temo la pressione e amo la neve calda"© EPA
Alberto Dolfin 
7 min

Su nuove nevi a caccia delle sensazioni di sempre. Non sono bastate 307 gare di Coppa del Mondo a spegnere il fuoco che arde nel cuore di Federica Brignone quando si presenta al cancelletto di partenza, vera e propria scintilla di passione che si scaglia sul manto bianco, aggredendolo come una tigre. A volte di pressione, come lei stessa ammette, se ne mette addosso anche troppa ma senza di quella probabilmente non avrebbe più stimoli. Oggi e domani nell’inedito weekend canadese, la carabiniera valdostana va a caccia del primo successo stagionale

Che atmosfera ha trovato a Mont Tremblant? 

«È la mia prima volta in Quebec e sinceramente davvero un bel posto, abbiamo persino il lago qui vicino. Il paesino è molto carino, non fa nemmeno troppo freddo, nonostante qui lo faccia spesso, per cui direi che è perfetto (ride; ndr)» 

Un’altra sciatrice che preferisce il mare: sarà per quello che in primavera è stata a Panama a fare surf? 

«In realtà mi piace anche il fresco e patisco più il freddo che il caldo, però come tipo di neve da sciare preferisco quella più “calda”, perché è quella su cui rendo meglio». 

Ha ritrovato le motivazioni che negli scorsi inverni diceva di aver un po’ smarrito? 

«Assolutamente sì, altrimenti non avrei continuato. Ho scelto questa carriera da giovanissima e se scio lo faccio per me, per nessun altro motivo, perché sento di aver ancora tanto da dare a questo sport. Le due stagioni stravolte dalla pandemia sono state un po’ pesanti. A me, oltre a gareggiare, piace vivere a contatto con tutto l’ambiente del Circo Bianco, socializzare con le altre squadre e così via. In quel periodo era impossibile e mi sentivo un po’ in prigione». 

Come si sente in questo inizio di stagione dopo il secondo posto di Sölden e il sesto di Killington? 

«Sono felice di confrontarmi su una pista inedita, perché mi fa bene provare un posto nuovo. Ho sciato bene durante tutto il periodo in Argentina e lo si è visto dall’esordio in Austria. A Killington, invece, mi sono messa troppa pressione, mi sono stressata di più nell’ultimo mese e ho fatto molta più fatica del solito, forse anche complice il weekend senza gare di Cervinia dopo tanta attesa».  

Da valdostana, ha letto le polemiche sul cambiamento del nome da Cervinia a Le Breuil. Ipotesi che ora sembra rientrata? 

«Quando sono in trasferta mi concentro sullo sci, per non stressarmi di più, per cui non saprei davvero cosa dire». 

Per il tennis qualche strappo alla regola però, se l’è concessa? 

«Sì, prima delle prove di Cervinia sono stata a Torino per le ATP Finals ed è stato davvero pazzesco. Poi le ho seguite tutte incollata alla tv. La Davis, invece, a causa del fuso non sono riuscita a seguirla perché eravamo in pista, ma ho recuperato con gli highlights». 

A proposito di Dream Team, com’è il clima azzurro con altre due stelle, Bassino e Goggia? 

«Siamo cariche, ma anche le altre vanno fortissime. Non solo Shiffrin, perché Gut sta tenendo il passo con due giganti su due e anche Vlhova direi che è partita molto bene in slalom. Il livello è davvero altissimo». 

Che obiettivi si è prefissata con suo fratello-coach Davide? 

«È un percorso gara per gara, anche se prima della preparazione noi due ci mettiamo a definire quelli che sono gli obiettivi: per questa stagione nel mirino ci sono gigante e superG. Davide mi sta aiutando molto, ma la pressione me la devo togliere da sola». 

Si affida anche a un mental coach? 

«Quando sono a casa lavoro molto su quest’aspetto e ricevo gli strumenti per sconfiggerla. In pista però, o ci penso io o nessuno può togliermela: se ti blocchi come ho fatto da metà seconda manche di Killington, non vai da nessuna parte».  

Forse è anche quello è un segnale che si sente ancora una ragazzina? 

«Sento di voler ancora mostrare qualcosa. Adoro la competizione e mi diverto a mettermi in gioco». 

Ha mai pensato a cosa fare “da grande”? 

«In realtà lo sono già e lo sono da quando ho 15 anni perché, per fare questa vita, devi “svegliarti” abbastanza presto, soprattutto una come me. Ho tante idee e la prima cosa che farò quando smetto è prendermi un anno sabbatico per viaggiare». 

Da tifosa, invece, sta pensando di fare una capatina a Parigi per l’Olimpiade? 

«Ho già chiesto di andare a vedere l’atletica, perché l’adoro. Da bambina la praticavo, ma non avevo le doti per far carriera come nello sci». 

Si è portata qualche passatempo in Canada? 

«I dadi, le carte. Di solito ci sfidiamo a burraco, oppure a un gioco francese che ho imparato in vacanza, con Davide, Asja (Zenere; ndr), Elisa (Platino; ndr) e Bea (Sola; ndr). Ci sono giorni che sono più fortunata e altri meno. Poi capita di giocare anche a watten, una variante altoatesina, con Marta Bassino. A Killington, invece, abbiamo fatto una valanga di partite a ping pong». 

Siete un gruppo affiatato e si è visto anche dal video del vostro tifo per le colleghe slalomiste in Vermont. 

«Abbiamo portato fortuna ed è stato bello vedere Marta Rossetti chiudere quinta». 

Altre curiosità dalla trasferta nordamericana? 

«Sto leggendo tanto. Ora la storia di Leonardo David (sfortunato talento azzurro scomparso prematuramente nel 1985; ndr) e in contemporanea sono anche su un libro di Wilbur Smith. Ne avevo già letto un altro nei giorni scorsi. Quando viaggiamo mi piace rilassarmi così, oppure meditare»


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