Lisa Vittozzi: “Calciatrice mancata. Sono uscita dal tunnel”

Ai Mondiali di Biathlon la sciatrice debutta in staffetta e punta alla sfida individuale: "Voglio godermi le gare senza pressioni"
Alberto Dolfin
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Più forte che mai. Cancellati i fantasmi che l’avevano frenata in passato, Lisa Vittozzi guida la pattuglia azzurra ai Mondiali di biathlon che scattano oggi a Nove Mesto con la staffetta mista. La carabiniera sappadina ha già otto medaglie iridate (1 oro, 3 argenti e 4 bronzi) nel forziere, ma dopo il successo dello scorso anno nella prova corale femminile, va a caccia del primo titolo tutto per sé in Repubblica Ceca come regalo in ritardo per i 29 anni compiuti domenica scorsa.

Com’è stata la vigilia?
«Nei due giorni a casa ho cercato di riposarmi un po’ e ho festeggiato il compleanno in anticipo, perché poi sono partita per Nove Mesto».

Ha grandi aspettative?
«La tappa di Anterselva è stata positiva per me, anche se mi aspettavo di più dall’individuale, ma non si può essere sempre al 100%. Cerco di portare al Mondiale la mia tranquillità e serenità, godendomi al meglio le gare, senza troppe pressioni».

Dice che non si sente la leader del movimento azzurro, però quest’anno sta trascinando la Nazionale: come vede la sua squadra, dato che oggi s’inizia con una staffetta?
«Non mi sento una leader perché è quello che percepisco e, al tempo stesso, non intendo mettermi addosso responsabilità che non voglio avere. Mi sento sullo stesso piano dei miei compagni e sono a mio agio. Qualche volta cerco di dare dei consigli a qualche compagna più giovane, come Samuela Comola o Rebecca Passler che, magari dopo una gara storta, hanno bisogno di una parola di conforto. Non è sempre semplice perché so che a volte si preferisce stare per conto proprio».

Dorothea Wierer ci ha raccontato di aver già deciso il suo futuro: secondo lei proseguirà?
«Tutta questa stagione ha battagliato con la salute e non è stato semplice, non so proprio cosa farà. Spero che faccia la scelta che la renda felice».

Le polemiche di quattro inverni fa tra voi due hanno lasciato strascichi?
«Alla gente piace un po’ il gossip. Io quello che dovevo fare l’ho fatto e le cose si sono sistemate col tempo. Si tende a vedere le cose da fuori, ma nessuno sa veramente cosa succede dentro un ambiente. Comunque, per me è acqua passata e guardo solo al presente».

Rinata nelle ultime due stagioni: si sente più forte che mai?
«Uscire dal buco nero in cui ero caduta è stato il traguardo più grande di qualunque medaglia vinta. Mi sento doppiamente più forte, per quello che sono riuscita a superare sia come atleta sia come persona, perché ha un valore maggiore rispetto a quello che ho conquistato nel biathlon. È la scintilla che mi fa vivere tutto in maniera differente ed è questa la mia forza attuale».

Pensa mai ai Giochi casalinghi del 2026?
«Durante la tappa di Anterselva ammetto di averlo fatto. Sarà un’Olimpiade speciale, e per essere ancora più pronta, dovrò sicuramente lavorare sulla mentalità che, davanti al nostro pubblico, sarà più importante della componente fisica».

A proposito di campioni che arrivano dalla neve, ha ammirato le imprese di Sinner?
«Ho guardato la finale durante il raduno ad Anterselva e non aspettavo che quello. Ho seguito tutti gli Australian Open e Jannik ha compiuto qualcosa di magico: ha fatto saltare gli italiani sul divano e questo gli fa onore. Mi piace, perché è un ragazzo umile, che sa bene quello che vuole e si concentra solo su sui suoi obiettivi sportivi, lasciando da parte quello che è in più: mi rivedo in lui in questo».

Si è concessa qualche sfizio prima di partire per Nove Mesto?
«A una bella amatriciana, tra un allenamento e l’altro, non si può proprio dire di no».

Quanto cura l’alimentazione?
«Sono seguita da una nutrizionista, anche perché in passato ho avuto diversi problemi di digestione. Avendo alcune allergie, tra cui quella ai pollini e alle graminacee, ho scoperto che certi cibi mi facevano reazione, grazie al supporto di una professionista le cose sono andate molto meglio».

Altre passioni?
«La bici, anche se la scorsa estate l’ho un po’ accantonata per qualche problema alle ginocchia, ma appena posso ci vado volentieri e ho fatto diverse volte la Maratona delle Dolomiti. Prima del biathlon, giocavo anche tennis e poi facevo calcio, che era la mia passione principale. Giocavo attaccante in una squadra mista e correvo come una matta dietro alla palla: poi però, ho optato per il biathlon».


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