Sofia Goggia, il racconto del terribile incidente: "Dolori lancinanti. Ecco quando tornerò"

La caduta in allenamento il 5 febbraio e poi l'intervento (il settimo), la sciatrice azzurra racconta il suo percorso: cos'ha detto
Alberto Dolfin
5 min

La Coppa del Mondo volge al termine e già si guarda al futuro. Di sicuro è il pensiero ricorrente di Sofia Goggia da quando in quel maledetto allenamento dello scorso 5 febbraio ha visto infrangersi i sogni di cristallo. La quinta sfera di discesa era tra le mani, ma ancora una volta il destino si è messo di traverso e l’ha gettata nello sconforto. Da araba fenice qual è però, la finanziera bergamasca si è già rialzata e si prepara a lanciarsi ancora una volta in picchiata dai bianchi pendii che ama tanto. L’ha raccontato ieri in una lunga chiacchierata con i media, in cui, come al solito, si è aperta senza alcuna barriera.

Sofia, come si sente?
«In passato, mi sono rotta delle ossa, ma mai ho subito frattura complicata come questa: mi sono spaccata il pilone tibiale trasversalmente, un trauma da torsione fortissimo che, di fatto, ha causato la frattura della tibia in più parti. Le premesse dell’intervento erano complicate, la tac era brutta, l’osso frammentato, riuscire a ricostruirlo era già un’impresa per chi mi ha operata. L’intervento è riuscito oltre quelle che erano le aspettative e questo è un ottimo punto di partenza per un buon recupero. Bisogna andare con calma, i frammenti necessitano tempo per consolidarsi. I dottori Panzeri e Accetta erano molto soddisfatti dell’intervento».

Quali sono state le prime sensazioni?
«I venti giorni successivi all’intervento sono stati devastanti, non riuscivo a stare in piedi, è stata una sofferenza: vedevo tutto nero. Detto ciò, ho subito iniziato con la fisioterapia con dei linfodrenaggi, poi sono seguita a casa da due fisioterapisti, la mia caviglia nonostante il taglio è molto bella per i giorni che sono trascorsi dall’intervento, anche i dottori erano parecchio contenti».

Aver già recuperato da infortuni terribili che importanza ha?
«È un’arma a doppio taglio perché, se hai esperienza negli infortuni, sai già qual è il tipo di percorso. Al tempo stesso, sai già la mole di sofferenza e di lavoro che avrai dinanzi a te per avere un fisico performante, ciò che fa più male è una recidiva che ti devasta dentro. La cosa che mi ha fatto più male è stata infortunarmi in allenamento e non mentre stavo sciando al limite».

Che idea si è fatta di quest’inverno?
«È stata una stagione particolarmente provante, per tutti gli atleti sia al maschile che al femminile, ma bisogna scindere gli infortuni causati da errore tecnico o d’intepretazione da quelli provocati da condizioni non buone. È stata una stagione massacrante, tantissimi atleti di altissimo livello si sono fatti male. Detto ciò, ognuno deve fare un’analisi propria e io bado già alla mia. I primi venti giorni sono stati duri: vai dal divano al letto e, con una gamba del genere, ti viene da svenire per il dolore lancinante che provi».

Dove ha trovato le energie?
«Nel momento in cui stavo strisciando e non mi ero ancora fermata dalla caduta non sono quasi riuscita a pensare a nulla, ero pervasa da un senso di sgomento e dispiacere, è stato difficile per me dire al mio allenatore e allo skiman: “Ragazzi, mi sono fatta male”. So benissimo che nel mondo ci sono drammi ben peggiori di rompersi una gamba, ma per noi atleti non c’è nulla più difficile di affrontare un infortunio ed è stata la mia settima operazione. Per farmi forte in elicottero, ho pensato che non ero sotto le bombe di Gaza, ho cercato di buttare oltre lo sguardo dove ci sono tantissimi contesti di sofferenza. Una volta che guarirà l’osso, avrò un recupero con una velocità esponenziale, detto ciò, es sendomi sempre mossa e, avendo fatto l’impossibile, credo che il recupero non sarà tanto difficile a livello fisico».

Adesso come si sente?
«Sto bene, anche se devo avere pazienza e non ho intenzione di accorciare i tempi. Al momento non penso troppo a quando ritornerò sugli sci, anche se spero di farlo entro sei mesi. Preferisco concentrarmi per la miglior guarigione».

Che cosa l’ha aiutata?
«Nei momenti difficili, mi rifugio nell’amore delle persone che ho accanto. Poi sto preparando gli esami di Statistica e Storia dei partiti politici».

Qualche hobby?
«Mi sarebbe piaciuto suonare il piano, ma per come sta la gamba non riesco per ora».


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