Burioni: "Il vaccino russo? Non ha concluso i test ma c'è un precedente..."

Il virologo ha commentato l'ultima notizia che arriva dalla Russia per la lotta al Coronavirus
Burioni: "Il vaccino russo? Non ha concluso i test ma c'è un precedente..."
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ROMA - Roberto Burioni ha voluto ribadire la sua posizione circa il vaccino anti Covid che arriva dalla Russia. Nelle prossime settimane in 70 ambulatori di Mosca inizierà la distribuzione del siero Sputnik V. I primi a riceverlo saranno dottori e dipendenti sanitari, ma anche insegnanti e operatori sociali, tra le categorie più a rischio di contagio. "La Russia comincia a vaccinare senza evidenze di efficacia per il vaccino impiegato, ma c'è un importante precedente", ha fatto sapere Burioni su Twitter. L'esperto ha condiviso un suo articolo dello scorso agosto in cui tira in ballo un'altra storia di tanti anni fa, avvenuta sempre in Russia. Burioni ha rammentato il vaccino Sabin contro la poliomelite. "Siamo nella seconda metà degli anni 50 e negli Stati Uniti era stato già messo a punto il vaccino antipolio Salk: era stato un notevole successo, ma un incidente dovuto a una scorretta inattivazione del vaccino aveva ucciso dieci bambini e ne aveva paralizzati oltre 200, portando le autorità a una grande cautela nei confronti dello sviluppo di nuovi vaccini antipolio", ha raccontato Burioni.

La storia del vaccino Sabin

"Sabin era nato in Russia  ed era emigrato con la sua famiglia negli Usa nel 1921. Aveva messo a punto un vaccino attenuato, che prometteva di essere molto più efficace e somministrabile per via orale e l’aveva sperimentato su trenta “volontari” detenuti in una prigione dell’Ohio con buoni risultati. Ma il clima di diffidenza negli Usa non era favorevole a nuove ulteriori studi clinici. Così Sabin prese contatti con l’Unione Sovietica. Il Ministero della Difesa statunitense, dopo molti tentennamenti, autorizzò la spedizione del vaccino in URSS dove Sabin si recò personalmente per promuoverne l’efficacia e la sicurezza presso le autorità", ha poi rivelato Roberto Burioni. "Nel 1959 il vaccino era stato somministrato a 10 milioni di bambini e senza alcuna volontarietà: anche se sperimentale era obbligatorio e basta, a quei tempi c’era poco da discutere. Per la fine del 1960 nell’Unione Sovietica 77 milioni di persone sotto i vent’anni avevano ricevuto la vaccinazione, e altri 23 milioni nell’Europa dell’est. Niente braccio di controllo, niente doppio cieco, niente placebo", ha aggiunto.

Covid, al via le vaccinazioni in Russia

La Russia ha avviato il suo programma di vaccinazione contro il Covid-19. A Mosca le prime iniezioni dello Sputnik V, il vaccino russo registrato ad agosto, sono state offerte a migliaia di persone ritenute più a rischio di infezione. Un servizio di registrazione online consente ai residenti di età compresa tra i 18 e i 60 anni di prenotare appuntamenti gratuiti in 70 sedi sparse per la città, operative dalle 8 alle 20. I ricercatori affermano che il vaccino è efficace al 95%, e un opuscolo nelle cliniche avverte dei possibili effetti collaterali, nonostante suggerisca che è più probabile siano lievi e durino al massimo un paio di giorni. Saranno escluse le persone che hanno ricevuto iniezioni negli ultimi 30 giorni o che hanno avuto malattie respiratorie nelle ultime due settimane, così come quelle con determinate malattie croniche e le donne incinte o in allattamento. Ogni persona riceverà due dosi, la seconda 21 giorni dopo la prima.


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