Postiglione: “Per salvare il pianeta dobbiamo fare squadra”
Figlio d’arte e d’acqua, trent’anni a solcare le piscine di mezzo mondo e tra i pochissimi atleti nella storia dello sport - nonché unico italiano - ad aver partecipato alle Olimpiadi in due discipline diverse: come nuotatore a Barcellona 1992 e da giocatore del Settebello ad Atlanta 1996, Sydney 2000 e Atene 2004. Francesco Postiglione, un pezzo di storia del grande Posillipo e di una dinastia di pallanotisti napoletani, a 53 anni non si annoia di certo: è avvocato a tempo pieno specializzato in diritto sportivo, commentatore tecnico delle partite delle nazionali di pallanuoto e giudice sportivo nazionale della Fijlkam. Ma anche attivista per la tutela dell’amato Mediterraneo.
Ci racconta la sua esperienza?
«Una volta la pallanuoto si giocava nelle darsene naturali, io da addetto ai lavori ho sempre avuto un grande rispetto per il mare. Poi qualche anno fa due miei amici, Pietro Moschetti e Riccardo Ucchiello, mi hanno fatto socio onorario della associazione di cui sono fondatori: “Ammare”. Si tratta di un’organizzazione no profit che si occupa di pesca e navigazione, ma anche sostenibilità ambientale e accesso alle risorse marine. Spesso ripuliamo le spiagge: due anni fa alla Rotonda Diaz a Napoli abbiamo ripulito tutta la spiaggia dai mozziconi di sigarette, ad esempio. Organizziamo anche gare di pesca ma sempre tutelando le varie specie. Rilasciamo gli esemplari piccoli, sempre, e ne rispettiamo il numero. Noi cerchiamo di sensibilizzare su questi argomenti e nel tempo mi sono reso conto che le persone, vedendoci all’opera, spesso ci chiedono un paio di guanti per collaborare».
Lei fa parte di una famiglia di sportivi legati al mare a doppio filo, da suo nonno Vittorio, velista e canottiere, fino a suo padre Italo. Questo ha influito sul suo modo di vivere e rispettare l’ambiente?
«Sicuramente. Per me “rispet to” è una parola molto importante mentre oggi talvolta manca. Chi inquina il mare commette una mancanza di rispetto nei confronti di chi lo abita e di chi lo vive. A casa tua non butteresti mai una cartaccia per terra, perché allora farlo in mare? Servono maggiore consapevolezza e rispetto, ma anche partecipazione. Più siamo e meglio facciamo: è un lavoro di squadra, come in una spedizione olimpica».
Un’altra materia di cui lei è esperto. Che ricordi ha di quel periodo?
«Sono andato quattro volte ai Giochi e per poco sarei anche potuto entrare nell’olimpo degli atleti che hanno disputato cinque edizioni ma poco prima di Pechino non mi diedero l’idoneità. È difficile descrivere che cosa sono le Olimpiadi: quando entri al Villaggio l’euforia è tale che rischia quasi di farti uscire dallo stato di concentrazione agonistica. È inebriante, ti senti un po’ come Pinocchio nel Paese dei balocchi. Io che tendenzialmente sono uno freddo, avevo le gambe che mi tremavano. Ma poi entravo in acqua e passava tutto. Sono emozioni difficili da raccontare».
Che è proprio quello che fa lei oggi, con il commento tecnico: che differenze ci sono tra vivere le gare e raccontarle?
«Quelle emozioni le vivo ancora oggi in cuffia e così provo a trasmetterle. Sarà perché sono riuscito a conquistarmi la partecipazione a così tante Olimpiadi, o grazie al dono della favella che ho, anche in virtù della professione che faccio, ma quando le persone mi dicono: “Mi sembrava di stare lì con te”, so di aver fatto bingo. Le parole sono importanti».
Come diceva anche Nanni Moretti in Palombella Rossa. Un film in cui, guarda caso, la pallanuoto ha un ruolo cruciale.
«Esatto. Moretti è stato un discreto pallanotista della Lazio e il suo film è una splendida testimonianza del nostro sport. Tutto il successo che ha avuto non può che renderci orgogliosi».
A gennaio 2026 ci saranno gli Europei di pallanuoto e l’Italia è stata sorteggiata in prima fascia, evitando tutte le big. Un pronostico sul percorso del Settebello?
«Da anni l’Italia è lì sulla breccia, sempre tra le prime al mondo. Oggi c’è un grande livellamento tra le prime 6-8 squadre, puoi arrivare primo come ottavo con grande facilità. All’Europeo sarà una bella battaglia per arrivare tra le prime quattro e andarsi a giocare una medaglia ma Campagna e il suo staff in questi anni hanno contribuito a un ricambio costante e sempre di livello, facendo crescere tantissimi atleti della Nazionale. A Belgrado ce la giocheremo anche noi».
