Coronavirus, vaccino in Italia! L'annuncio di Ricciardi

Le parole del membro del comitato esecutivo dell'Organizzazione mondiale della sanità e Consigliere del ministro Speranza
Coronavirus, vaccino in Italia! L'annuncio di Ricciardi© LAPRESSE
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ROMA - Rispetto a un vaccino contro il nuovo Coronavirus, "l'Europa è molto più avanti degli Stati Uniti" e "ci stiamo organizzando affinché una parte sostanziale venga prodotto in Italia". Quindi "ci stiamo organizzando per essere tra i paesi leader". Lo ha detto, durante la trasmissione Agora su Rai 3, Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell'Organizzazione mondiale della sanità e Consigliere del ministro Speranza. "Devo dire con piacere - ha aggiunto Ricciardi - che in questo caso l'Europa è avanti rispetto agli Stati Uniti", perché il vaccino che si sta sviluppando, quello che vede unita l'Università di Oxford in collaborazione con un'azienda di Pomezia, "è in una fase di sviluppo più avanzata rispetto all'altro". Rispetto ai tempi, ha concluso "se vanno le cose bene in autunno-inverno potremmo avere le prime dosi e naturalmente anche quelle per gli italiani".

Sul fatto che il virus circolasse a Wuhan già da ottobre "sono solo ipotesi e non c'è nessuna certezza. Probabilmente meritano di essere approfondite ma secondo me non sono affidabili", ribadisce Ricciardi commentando uno studio della Harvard Medical School di Boston che dimostrerebbe come gli ospedali cittadini fossero già pieni a ottobre. Tali ipotesi, per Ricciardi non sono affidabili "perché non possiamo sapere se quell'affollamento fosse legato al Sars-Cov-2". La cosa certa, "è che la Cina ha perso i primi 20 giorni cercando di negare l'evidenza che un collega aveva denunciato. Come d'altronde da lei stessa è stato ammesso".

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Ricciardi su una seconda ondata

Su una ripresa della pandemia a ottobre, "nessuno può esser certo al 100%" ma l'ipotesi "che il virus sparisca la riteniamo improbabile". In qualsiasi caso "dobbiamo attrezzarci con case antisismiche poi se il terremoto non arriva, meglio così. La prima ipotesi - ha precisato l'esperto - è che il Sars-Cov-2 sparisca come è stato per la Sars e la Mers, ma viste la caratteristiche di contagiosità, lo riteniamo improbabile. La seconda è che ritorni insieme all'influenza. Ma in entrambi i casi ci dobbiamo aspettare che ritorni e ci dobbiamo preparare per affrontare un possibile terremoto".

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Ricciardi sugli asintomatici

"Dall'Oms si è avuta una risposta inaccurata e sbagliata" rispetto al fatto che gli asintomatici raramente trasmettano il nuovo Coronavirus. "La trasmissione da asintomatici è invece, tipica di questo virus e proprio ciò lo differenzia da Sars e Mers". L'Oms, tuttavia, ha detto, "va criticata ma sostenuta". La trasmissione da asintomatici, "o meglio paucisintomatici o presintiomatici - ha spiegato Ricciardi - è invece, tipica di questo virus". Lo dimostra la sua contagiosità: "in un mese si è diffuso in tutto il mondo quando altre pandemie impiegano 6 mesi o un anno". Quanto all'Oms, ha precisato, "sono colleghi sotto pressione da mesi ma se non esistesse sarebbe danno enorme perché è l'unica organizzazione che può combattere la pandemia. Da questa tragedia, infatti, o si esce tutti insieme o nessuno". Pertanto, ha concluso, "dobbiamo sostenere l'Oms e criticarla quando fa, come ora degli errori, dando una risposta inaccurata e senza evidenza scientifica ma non certo pensando di abolirla".

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Sulla situazione in Lombardia

Ricciardi spiega che in Lombardia "bisognerebbe testare di più e migliorare il sistema di tracciamento perché oltre l'80% dei contagi avviene in famiglia. Sono sotto controllo fabbriche e Rsa ma non le famiglie, al cui interno si diffonde il contagio. Un fatto preoccupante - ha detto - perché il Covid ha contagiosità elevata e se non vengono isolati subito i focolai ti ritrovi con 2mila casi in una settimana. Non c'è dubbio - ha sottolineato Ricciardi - che vada molto migliorato il sistema di test e il tracciamento, soprattutto in alcune regioni". In particolare, "a preoccupare sono alcune aree del nord", come la Lombardia, "dove il numero dei contagi di Coronavirus viaggia ancora su tre cifre". Sulla capacità di testare e tracciare i casi "c'è differenza forte tra le diverse regioni. Ci sono alcune che cercano molto e trovano poco e altre - ha concluso - che cercano troppo poco e trovano molto".


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