Covid, Dpcm: la rabbia di ristoranti e cultura

Il nuovo Dpcm in vigore da oggi riduce e ferma alcune attività. Continuano le proteste in molte città del Paese.
Covid, Dpcm: la rabbia di ristoranti e cultura© LAPRESSE
Francesca Fanelli
4 min

ROMA - Un altro Dpcm, il terzo in una decina di giorni. La situazione si è fatta seria. Da oggi entrano in vigore nuove restrizioni, non c’è un vero e proprio coprifuoco, ma molti stop ad attività commerciali e culturali, a una parte di sport, alle occasioni da movida, a feste e sale giochi. Poi alcune raccomandazioni perché, a quanto pare, dalla pandemia - oltre al vaccino, si è detto ora di possibili dosi a dicembre - ci difenderemo soprattutto da soli. Ieri all’ora di pranzo conferenza stampa (senza il portavoce Casalino, positivo e con leggeri sintomi) del premier Conte che prova a toccare le corde del senso civico: «Ci sono situazioni che non ci possono lasciare indifferenti, la crescita della curva epidemiologia e lo stress del servizio sanitario. Vogliamo tenere tutto sotto controllo e dal momento che il Paese non può permettersi un nuovo lockdown generalizzato, dobbiamo scongiurarlo cercando di tutelare la salute e preservare l’economia. Faremo il possibile per proteggere le due cose. Se fossi dall’altra parte anche io sarei arrabbiato con il Governo...». Facile. Conte lo dice, mentre in piazza ci sono già i ristoratori a protestare, una delle categorie più penalizzate avendo affrontato già diverse spese per adeguarsi ai protocolli e ora con i nuovi orari corti, molti decideranno di non aprire. Non si fermeranno nella protesta, invece, lanciato un flash mob e alcune manifestazioni nelle principali città italiane. Non solo i ristoratori, ma anche i lavoratori del mondo della musica e dello spettacolo, già duramente colpiti.

Il Paese chiuderà di fatto alle 18, poi viene raccomandato di non spostarsi se non è necessario o farlo solo per motivi urgenti, di lavoro e di salute, viene chiesto di non ricevere in casa non conviventi (perché il contagio domestico è in evidente rialzo), non ci sono limitazioni agli spostamenti tra Regioni che pure erano stati ventilati, si chiede rigore, di uscire il meno possibile, il rispetto delle norme di distanziamento e l’uso della mascherina. Dalle 21 sarà possibile la chiusura di vie e strade a rischio assembramento. Dunque buon senso e responsabilità fino al 24 novembre, poi si vedrà se sarà stato sufficiente questo mese di passione.

LE NORME. Vediamo le principali restrizioni. Stop a palestre, piscine, centri benessere e termali (esclusi quelli con presidio sanitario), parchi tematici, parchi di divertimento, sale bingo, sale giochi e sale scommesse, le manifestazioni pubbliche, gli spettacoli all’aperto, teatri, cinema, sale concerto. Restano chiuse discoteche e sale da ballo e simili. Vietate feste al chiuso e all’aperto, anche dopo funzioni religiose (matrimoni) e civili, le sagre e le fiere, convegni e congressi (solo a distanza), i viaggi di istruzione, le visite didattiche.

Bar, ristoranti, pub e altri locali dovranno chiudere dalle 18 alle 5 del mattino, fino a mezzanotte consentiti asporto e consegna, saranno aperti a pranzo la domenica. Consentiti l’attività motoria e sportiva, l’accesso al pubblico a parchi, ville e giardini pubblici, alle funzioni religiose in chiesa. Aperti i musei e altri luoghi di cultura. Le scuole avranno tempo un giorno per adeguarsi: i primi gradi in presenza e alle superiori almeno il 75% delle lezioni dovrà essere in Dad, anche le Università dovranno essere con lezioni a distanza. La Campania ha già scelto: scuole chiuse.

RISTORI. «Domani in Gazzetta ufficiale», così Conte a proposito dei ristori a tutte le categorie colpite dalle chiusure: credito d’imposta, indennizzi dedicati, Cig (c’è chi la aspetta da maggio), contributi a operatori del turismo e dello sport, reddito di emergenza. In settimana un Cdm, un nuovo Decreto e la speranza che il sostegno economico arrivi presto. Dicono entro metà novembre.


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