Vaccini, Pfizer e Moderna efficaci contro i sintomi covid

Uno studio americano ha rivelato che le due cure contro il coronavirus hanno il 91% d'efficacia contro le influenze ed infezioni
Vaccini, Pfizer e Moderna efficaci contro i sintomi covid© EPA
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BOSTON (Stati Uniti) - Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine condotto negli Stati Uniti su 3975 persone (per 17 settimane) tra addetti alla sanità ha rivelato che i vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna sono "altamente efficaci" non solo contro il coronavirus. Le due cure, nei soggetti in età lavorativa, possono: prevenire l'infezione da Sars-CoV-2 abbassando la carica virale, il rischio di febbre e la durata della malattia tra coloro che hanno avuto un'infezione nonostante la vaccinazione.

L'esito degli studi

Gli esiti di questi studi hanno evidenziato che il covid è stato rilevato in 204 partecipanti (il 5%), di cui 5 completamente vaccinati, 11 parzialmente vaccinati e 156 non vaccinati. L'efficacia del vaccino è risultata del 91% con la vaccinazione completa e dell'81% con la vaccinazione parziale. Solo il 25% dei soggetti parzialmente o completamente vaccinati ha riportato sintomi febbrili, rispetto al 63% di coloro che non erano vaccinati. Il rischio di sintomi febbrili era inferiore del 58% con una vaccinazione almeno parziale. I partecipanti vaccinati hanno anche riportato 6,4 giorni in meno di sintomi totali e 2,3 giorni in meno trascorsi a letto con Covid, rispetto ai partecipanti non vaccinati.

Gli studiosi: "Una scoperta importante"

Gli autori dello studio hanno dichiarato: "Se ulteriori dati confermeranno che la somministrazione di vaccini mRNA riduce il numero di particelle di RNA virale e la durata del rilevamento dell'RNA virale, attenuando così l'infettività di Sars-CoV-2 - aggiungono - I risultati complessivi dimostreranno che i vaccini mRNA non solo sono altamente efficaci nel prevenire l'infezione da Sars-CoV-2 ma possono anche mitigare gli effetti delle infezioni emergenti. Una scoperta particolarmente importante per i lavoratori in prima linea, dato il loro potenziale di trasmettere il virus attraverso frequenti contatti ravvicinati con pazienti, colleghi e pubblico".


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