"Il Covid ha fatto abbassare l'attenzione sull'Hiv in Italia"

Così Barbara Suligoi, direttore del Coa dell'Iss: "Si ritiene che sia un problema legato agli anni '90 o ad alcuni sottogruppi di popolazione, ma non è così"
"Il Covid ha fatto abbassare l'attenzione sull'Hiv in Italia"© LAPRESSE
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ROMA - "L'attenzione per il Covid ha diminuito quella per l'Hiv, che però continua a circolare ampiamente in l'Italia. Quello che abbiamo osservato nel 2020 è che le persone diagnosticate, nel 60% dei casi, erano in realtà state infettati anni prima, quindi si scopre di esser sieropositivi già in fase avanzata di malattia". Lo ha detto Barbara Suligoi, direttore Centro Operativo Aids (Coa) dell'Istituto Superiore Sanità (Iss), intervenendo a "Che giorno è", su Rai Radio1. Per Suligoi "c'è bassa percezione della circolazione dell'Hiv, si ritiene che sia un problema legato agli anni '90 o ad alcuni sottogruppi di popolazione. Ma non è così, l'Hiv circola ed è legato a comportamenti sessuali a rischio".

"Hiv, grande incidenza nella fascia 25-29 anni"

Suligoi ha spiegato che "oggi l'incidenza più elevata da infezione da Hiv è tra i giovani tra i 25 e i 29 anni, tra i quali c'è una bassa percezione del rischio Hiv. Per questo i giovani vanno sensibilizzati all'utilizzo del preservativo. Si pensa - ha precisato ancora il direttore del Coa - che l'Aids sia un problema dei rapporti omosessuali. In realtà oggi interessa moltissimo eterosessuali ed omosessuali. Anzi, le persone che si fanno il test in ritardo è molto più elevata tra gli eterosessuali".


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