C'ho solo vent'anni E già chiedo perdono per gli sbagli che ho commesso Ma la strada è più dura quando stai puntando al cielo Quindi scegli le cose che son davvero importanti Scegli amore o diamanti, demoni o santi
Cantano così i Maneskin in una canzone che si chiama “Vent’anni” ed è un po’ un manifesto di quello che i giovani di oggi sono. O vorrebbero essere. Oggi, appunto. Oggi la stella di Jannik Sinner brilla più che mai. Perché è il primo italiano a giocarsi la vittoria nelle Atp Finals. A Torino. In Italia. A casa sua. A casa, invece, non tornerà Giulia Cecchettin. La sua stella, oggi, non brilla più. Hanno la stessa età, Giulia e Jannik. Mentre lui si preparava per entrare in campo a Torino, con l’Italia pronta a tifare e a spingerlo in finale, veniva trovato il corpo di Giulia. E la stella Italia, prima di mettersi a sostenere Sinner (ma anche durante e dopo), ha rivolto pensieri e lacrime a questa ragazza scomparsa da una settimana di cui tutti, purtroppo, avevano intuito la fine. C’era la speranza di sbagliarsi, per una volta, ma più passavano le ore, i giorni, più si capiva che il finale più triste era lì, a un passo. Sembra un ossimoro mettere, oggi, Jannik e Giulia nella stessa frase, negli stessi pensieri, nella stessa storia, nello stesso racconto. Ma non lo è. Rappresentano, entrambi, la bellezza dei vent’anni, la voglia di costruirsi un futuro lavorando sodo, inseguendo i propri sogni. La forza della semplicità, la forza della normalità. Sinner, domani, avrà il suo esame di laurea. A Giulia questa possibilità non è stata data. Lui combatte palla dopo palla, rete dopo rete, per prendersi i suoi sogni e difenderli contro tutti. Lei ha provato, invece, a difendersi da chi diceva di amarla e invece prima l’ha presa a coltellate e poi l’ha buttata giù per oltre 50 metri. “C’ho solo vent’anni. E già chiedo perdono per gli sbagli che ho commesso”. Cantano così, i Maneskin, dicevamo. Peccato però che chi ha tolto a Giulia vita e sogni perdono, almeno, non lo abbia ancora chiesto.