PARIGI - Un capolavoro molto raro del pittore italiano Cimabue (1240-1302), il 'Cristo deriso', è stato venduto per 24.180.000 euro (tasse incluse), in una storica asta a Senlis, vicino Parigi. Lo ha annunciato la casa d'aste Actéon, spiegando che il prezzo partiva da 19,5 milioni senza tasse. L'opera è stimata tra i 4 e i 6 milioni. Actéon non ha specificato quale sia il profilo dell'acquirente della tela trovata per caso, durante un trasloco, nella casa di una vecchia signora a Compiègne, a nord di Parigi. Il dipinto è stato venduto a un compratore anonimo vicino Chantilly, sempre nel nord della Francia. Il quadro, un dipinto a uovo su fondo d'oro, è uno degli elementi di un dittico del 1280 in cui erano rappresentati su 8 pannelli delle scene della Passione. L'opera all'asta è il 'Cristo deriso'. Finora, degli 8 pannelli, sono noti la 'Flagellazione di Cristo' (Frick Collection a New York) e 'La Vergine e il Bambino con due angeli' (National Gallery, Londra).
È record
È la prima volta da decenni che un quadro di Cimabue viene bandito a martello. "Questo lo rende il dipinto primitivo più costoso venduto al mondo, che lo rende anche il 7° dipinto antico più caro venduto al mondo, dopo il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci, il 'Massacro degli Innocenti' di Rubens, un Pontormo, un Rembrandt, un Raffaello e un Canaletto", ha assicurato Actéon, che ha case d'asta a Senlis, Chantilly, Compiègne, Lille e Parigi. Una piccola tempera su legno, che per lungo tempo ha arredato la cucina di un'anziana signora che la riteneva una banale icona, si è rivelata parte del dittico che l'antesignano di Giotto creò nel 1280. L'anziana proprietaria l'ha fatta valutare, quasi per sbaglio, dopo averla tenuta a lungo appesa a un muro della sua casa. L'aveva sempre vista lì e credeva fosse una banale icona religiosa. Vecchia sì, forse persino antica, ma di valore nullo, perlomeno insignificante. È stato battuto a un prezzo "netto" di 19,5 mlioni, spese e commissione escluse.
“Il maestro di Giotto”
Cimabue, pittore fiorentino noto anche come Cenni di Pepo, è considerato uno dei grandi rinnovatori della pittura bizantina, in rottura con il formalismo e le immagini codificate dal dogma. Aprì le porte al naturalismo dell’arte prerinascimentale, dando un’anima ai suoi personaggi e realizzando le prime prospettive. Di lui sono pervenuti ai giorni nostri non più di una decina di lavori. “Il Cristo deriso” rappresenta a tutti gli effetti una delle prime testimonianze dell’arte occidentale che apre la strada ai più grandi pittori come Giotto.