Le armate mediatiche di Trump sotto scacco: denunce per miliardi

Due società informatiche accusate senza prove per mesi di aver alterato il risultato del voto delle presidenziali al contrattacco: nel mirino avvocati e giornalisti filo-Donald. Clima rovente per richieste di danni stratosferiche
Le armate mediatiche di Trump sotto scacco: denunce per miliardi© ansa
di Biagio Angrisani
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ROMA - Ci vediamo in tribunale. Visti vani tutti gli sforzi per fare emergere la ragione in un civile dibattito in certi settori  della sfera d’informazione, Smartmatic e Dominion Voting Systems - le società che producono software per la gestione dei sistemi elettorali anche egli Stati Uniti, ripetutamente accusate nelle televisioni filo-Trump e sul web dai pasdaran dell’ultra destra americana di aver manipolate le elezioni presidenziali dello scorso 3 novembre - sono passate alle vie di fatto. Annunci di cause miliardarie ai danni delle catene televisive se non smettevano di diffondere tesi prive di fondamento e respinte dai tribunali statunitensi perché infondate. Nonostante i ripetuti appelli delle due società, la batteria di fuoco organizzata dall’ex presidente degli Stati Uniti ha continuato per settimane a sparare alzo zero con avvocati, politici e conduttori televisivi raccolti sotto le insegne trumpiane MAGA

CONTRATTACCO - Gli avvocati di Dominion Voting e Smartmatic sono passati al contrattacco per bloccare le armate di Trump. Strategia semplice. Un sintetico comunicato inviato dalle due società di informatica alle emittent tvi pro-Trump schierate in prima linea. Poche righe per ribadire l’infondatezza delle accuse di aver alterato il voto elettorale. Accuse ritenute infondate da più tribunali statunitensi. Oltre al comunicato anche l’annuncio-avvertimento: “attenzione, state per finire davanti al giudice con richiesta di risarcimenti di miliardi di dollari”. Ma il fuoco di sbarramento trumpiano è continuato per altri giorni e così è arrivata la prima denuncia di Dominion Voting Systems, quartier generale a Toronto in Canada ma con sedi negli States e in Europa (Serbia) contro gli avvocati Rudy Giuliani (ex sindaco di New York e trumpiano di ferro) e Sidney Powell (assertrice della teoria del complotto) per un miliardo e trecento milioni di dollari. Dopo è scesa in campo anche Smartmatic (quartier generale a Londra e con commesse per sistemi elettorali in decine di Paesi) che ha annunciato denunce contro le reti Fox News e Fox Business, i conduttori Lou Dobbs, Janet Pirro e anche nei confronti  della giornalista Maria Bartiromo (nata a Brooklyn ma con avi nocerini e agrigentini) nonché gli avvocati Giuliani (nonni toscani) e Powell chiedendo risarcimenti complessivi per quasi tre miliardi di dollari.

MALA TEMPORA CURRUNT, SED PEIORA PARANTUR - La celebre frase latina, attribuita al principe del Foro romano Marco Tullio Cicerone, rende bene la situazione in corso. “Cattivi tempi corrono, ma peggiori seguiranno” per coloro che sosterrano senza nulla in mano che le elezioni sono state taroccate. È strano che nella patria della libertà di espressione e di parola (garantisce il primo emendamento costituzionale) possa incutere così tanto timore il reato di diffamazione. Il vero problema sono i risarcimenti. La società statunitense è questionista ma quando un giudice batte il martellino e impone di pagare dopo non si scappa: occorre mettere mano alla tasca altrimenti si diventa ospite dello Stato per anni. 

COSA SUCCEDE - Rupert Murdoch, “the shark”, proprietario delle reti Fox e di quotidiani e magazine che hanno sostenuto Trump nelle due campagne elettorali e durante il quadriennio alla Casa Bianca, non rinnega certo il suo appoggio all’ex presidente ma ha messo in chiaro pubblicamente alcune cose con il vecchio Donald attraverso gli editoriali sulle sue testate e reti giornalistiche. «Donald, devi darti una calmata perché le elezioni sono state perse e nessun tribunale ha riscontrato imbrogli». Murdoch non ha nessuna intenzione di mettere mano al portafoglio e riempire le casse delle due società informatiche che annunciano cause miliardarie per diffamazione. E così Lou Dobbs, esagitato opinionista e conduttore tv, è stato messo in frigo e il suo show rinviato a data da destinarsi. Stessa sorte potrebbe accadere ad altri conduttori televisivi e sui canali web che hanno continuato a suonare la grancassa pro Trump accusando - senza prove - che ci sono stati imbrogli elettorali, smentiti peraltro anche da riconteggi manuali effettuati i diversi Stati americani. Intanto, Dominion e Smartmatic, compreso che la loro controffensiva aveva centrato il colpo, dopo le tv sono passare al web chiedendo al alcuni social network (Twitter, Facebook e YouTube) di conservare nei loro archivi i messaggi perché intende denunciare molte persone che per mesi si sono scagliate contro le due società accusandole di aver alterato il voto negli Stati Uniti.


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