© LaPresse Campanaro, sentenza del Consiglio di Stato
ROMA - E' illegittimo il Regolamento della Federazione Italiana Pallacanestro nella parte in cui prescrive che un atleta, per essere considerato "di formazione italiana" indipendentemente dalla sua cittadinanza deve essersi formato nei vivai italiani e aver partecipato a campionati giovanili per almeno quattro stagioni sportive. Lo ha deciso la sesta sezione del Consiglio di Stato con una sentenza emessa nel giudizio d'appello istruito dall'avvocato Michele Damiani per Chauncey Alan Louis Campanaro, figlio di Mark Campanaro, cestista professionista oriundo che fu anche protagonista nella nazionale italiana. In seguito alla separazione dei genitori, il giovane "figlio d'arte", per effetto di una sentenza americana, fu costretto a rimanere negli Stati Uniti fino alla maggiore età. Rientrato in Italia, gli fu negato il tesseramento con la squadra di Venezia, perché non ritenuto atleta di formazione italiana. Di qui un ricorso al Tar seguito dall'appello al Consiglio di Stato, dopo che i giudici amministrativi di primo grado avevano respinto le richieste. Adesso il Consiglio di Stato ha ritenuto che «la discriminazione determinata dall'applicazione dell'art. 11 bis del Regolamento Fip sia illegittima sotto diversi profili». In primo luogo, perché «palesemente irragionevole - si legge nella sentenza - perché anziché tutelare lo spot nazionale e la crescita professionistica dei giovani giocatori di talento, tutela prevalentemente gli interessi economici delle società»; in secondo luogo, perché presenta «profili di incompatibilità costituzionale e comunitaria, dando luogo a una "discriminazione alla rovescia", nel senso che l'atleta italiano formatosi tecnicamente all'estero è discriminato, senza alcuna plausibile giustificazione, rispetto all'atleta straniero formatosi tecnicamente in vivai nazionali. In questo modo, il cittadino italiano, solo perché costretto a vivere fuori dall'Italia (e, conseguentemente a formarsi tecnicamente all'estero) vede diminuire le sue possibilità di accesso all'attività sportiva professionistica, rispetto a chi, invece, ha vissuto e si è formato in Italia».
PETRUCCI - Il presidente della Federbasket, Gianni Petrucci, ha diffuso ieri una nota a commento della sentenza: «Abbiamo il massimo rispetto della sentenza del Consiglio di Stato, ma si tratta di un caso singolo, particolare. Abbiamo già avuto molte più sentenze a nostro favore che ci convincono della bontà del nostro operato»