Mickey e Pangos, storie da romanzo

Tra i tanti nuovi stranieri arrivati per questa stagione, ce ne sono quattro che si distinguono per qualità, talento e vite tutte da raccontare
Mickey e Pangos, storie da romanzo
Fabrizio Fabbri
5 min

ROMA - La Supercoppa è già un ricordo, visto che oggi con l'anticipo parte la serie A. Inizia portando con sé sogni e ambizioni dei club con i giocatori nella veste di attori pronti a recitare le loro storie. Come quella di Chinanu Michael Onuaku, il pivottone statunitense (206 centimetri), di origini africane, ingaggiato da Sassari. Una fisicità pazzesca, un tempismo sulle stoppate quasi perfetto per questo centro innamoratosi del basket seguendo le orme del fratello Arinze, di quasi dieci anni più grande di lui. Arinze è stato un buon giocatore con qualche spruzzata di NBA. Un po’ come il “piccolo” Chinanu. Scelto al numero 37 da Houston nel 2016, poi la Nba lo aveva ritenuto troppo basso. Avranno influito anche i tiri liberi? Chinanu li tira con quello che negli Usa è definito il Granny Style, lo stile della nonna. Ovvero a due mani, dal basso verso l'alto, facendo roteare il pallone con molto effetto. Gli consigliò di farlo Rick Pitino quando lo allenava alla Louisville University, ricordandogli chi aveva inventato il movimento: Rick Barry, un mito della NBA. Tirava i liberi dall'alto Onuaku nella Ncaa con un orrendo 47,8%. Cambiando è arrivato a sfiorare il 70%. Ama passare le vacanze a Porto Rico, si diletta in cucina, il suo idolo è Carmelo Anthony e tifa per i New York Kinicks. Rick Barry vedendolo imitare il suo gesto ha detto: «Ammiro il fatto che voglia provare qualcosa di diverso dal solito ma il suo stile lascia molto a desiderare». E lui ci ride su. Ma, statene certi, in campo non farà sorridere gli avversari.

Pangos

Così come Kevin Pangos il playmaker chiamato da Milano per non far rimpiangere Chacho Rodirguez. Classe 1993, alto 185 centimetri, è un concentrato di tecnica e scaltrezza. Nato in Canada, ha sangue sloveno nelle vene. I nonni di Kevin sfuggirono al termine della seconda Guerra Mondiale dall'oppressione titina lasciando la Slovenia.
Il capofamiglia Roman finì in un campo profughi a Udine per trasferirsi quindi a Capua, da dove è partito verso il Canada. Di generazione in generazione, Kevin è nato e cresciuto in una famiglia di sportivi. Il papà, Bill Pangos, ex giocatore che ha allenato a Toronto la squadra femminile della York University, ha incontrato la sua futura moglie in un campo di basket della zona, chiamato Olympia. Poteva avvicinarsi all'hockey Kevin, visto che lo zio Jim Koudys, è stato scelto dai New York Islanders nel 1982 e il cugino Patrick dai Washington Capitals nel 2011. Ma decise per il basket, e tanti ringraziano. Da giovane era così forte che Leo Rautins, ex giocatore dei Sixers e della Virtus Roma, divenuto ct lo fece esordire giovanissimo nella nazionale canadese. Kevin ora deve vincere una nuova sfida: far dimenticare il Chacho e provare a trascinare Milano sul tetto d’Europa.

Mickey

Lo stesso tetto dove vorrebbe condurre la Virtus Bologna quel Jordan Mickey che nella NBA ha fatto più della comparsa. Ala filiforme, con un tiro dinoccolato ma efficace, si è messo in mostra nella finale della Supercoppa vinta contro Sassari realizzando il canestro decisivo. Una medaglia da appuntarsi, come quella virtuale per l'impegno civile che lo ha portato a donare una somma molto alta alla natia città di Dallas per combattere il crimine giovanile. «Salvare la vita a un giovane e cambiarla, è meglio di un canestro realizzato all'ultimo secondo» ripete spesso Mickey.

Sima

A cambiare la vita di Yankuba Sima, pivot del 1996 alto 211 centimetri firmato da Venezia, è stata di certo la pallacanestro. E' nato a Girona (Spagna), figlio di immigrati gambiani, e per lui, i suoi quattro fratelli Lamin, Aliu, Ebrima e Ousman e le due sorelle Aya e Hawa, la vita non è mai stata facile. Folgorato dal basket a 7 ann,i si è formato nell'Academy Canarias per volare poi negli Usa, dove ha vinto le sue più importanti sfide: divenire un giocatore di basket e studiare. Si alzava alle 6 di mattina alla Delray Institute, high school della Florida, andava in palestra e lavorava sui fondamentali. Poi la scuola e di nuovo in campo con i compagni di squadra. Ha preso orgogliosamente il diploma in lingua inglese ed è tornato in Europa al Manresa. Ora la sfida di Venezia. Di cosa può avere paura un ragazzo come lui?


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