Fontecchio: “La maglia della Nazionale è come una calamita”

L’Italia al bivio: deve battere Portorico per entrare nei quarti di finale dei Mondiali
Fontecchio: “La maglia della Nazionale è come una calamita”© CIAMILLO-CASTORIA
Fabrizio Fabbri
5 min

Una vigilia come tante che Simone Fontecchio, la prima punta dell'attacco dell'Italia impegnata nel Mondiale, ha già vissuto. 30 punti per domare ancora una volta la Serbia nella prima gara della seconda fase e diventare padroni del proprio destino. Sconfiggendo oggi Portorico, capace di superare la Repubblica Dominicana 102-97, gli azzurri andrebbero ai quarti o da primi, se la squadra di Pesic supererà la nazionale guidata da Towns, o da secondi, se dovesse soccombere.

Fontecchio che emozioni sta provando?
“Di vigilie decisive come quella di oggi, ne ho vissute tantissime, e questa non è troppo diversa dalle altre. La tensione sale, cerchi di farla scivolare via non pensando troppo, per quanto possibile, alla partita. Altrimenti non si dorme. Per fortuna ci sono i compagni di squadra. Si chiacchiera, una partita a carte, un libro. E provi ad esorcizzare il tempo che ti avvicina alla palla a due”.

Contro Bogdanovic e compagni eravate precipitati a - 16. Poi cosa è successo?
“Questo gruppo ha una forza interiore pazzesca, un valore non allenabile. Poi sono arrivati i due minuti di follia di quel grandissimo campione di Gigi Datome. Il suo esempio ci ha scossi, facendo scattare dentro ognuno di noi qualcosa. Ci siamo caricati e loro, che da un po’ quando ci incrociano perdono, hanno iniziato a vedere in campo fantasmi vestiti di azzurro”.

Un fantasma potrebbe materializzarsi per voi sotto le spoglie di Trevor Waters, il folletto che ha trascinato Portorico al successo sui dominicani segnando 37 punti , con 11 rimbalzi e 5 assist. Come lo fermerete?
“Non dobbiamo concentrarci solo su di lui ma difendere forte, secondo il piano partita che Poz ha pensato, su una squadra a cui piace correre e tenere ritmi molto alti. Waters sta giocando da vero fenomeno”.

Applausi per la vittoria sulla Serbia dopo le critiche per la sconfitta con i dominicani. Il risultato condiziona i giudizi?
“In Italia sì, però non dovrebbero mai far dimenticare ciò che di buono, e allargo la fascia temporale alle ultime stagioni, si è fatto. I giudizi negativi sono arrivati fin qui. Noi abbiamo provato ad isolarci e concentrarci prima sulla partita con le Filippine poi su quella contro la Serbia. Ora non dobbiamo farci travolgere dall'entusiasmo che ha scatenato l'ultimo successo perché Portorico ha mostrato il suo valore. Ci vuole equilibrio, come in tutto”.

Nella sua carriera si è trovato spesso di fronte a scelte difficili. Ha preso sempre la decisione giusta o ha rimpianti?
“Nessun rimpianto. Non ho mai deciso d'istinto ma soppesando le diverse soluzioni. Anche gli anni a Milano, quando non vedevo il campo, mi hanno portato ad essere ciò che sono. Ho lavorato duro in allenamento e lì ho conosciuto mia moglie che poi mi ha regalato la gioia della nascita di Bianca. Loro sono la mia comfort zone, quella da cui non vorrei mai uscire”.

Andare in Germania, all'Alba Berlino, nel 2020 è stata la svolta

“Volevo giocare l'Eurolega e ci sono riuscito. Poi volevo un club che in Europa avesse maggiori ambizioni e ho scelto il Baskonia. Quindi, quando è arrivata la chiamata di Utah, andato in NBA . In questi anni c'è stata anche la Nazionale, prima con Sacchetti e poi con Pozzecco, a mettermi alla prova. Sono gradini di una scalata che non considero finita”??.

Cosa è la maglia azzurra per lei?
“Una calamita che ti attira e da cui non puoi staccarti. Non importa che sottragga tempo alla famiglia, che dopo stagioni dure si torni a faticare in estate: vestire la canottiera della Nazionale è fantastico, ti accresce come giocatore e uomo. Voi che siete fuori dallo spogliatoio non potete capire che cosa si provi lì dentro. Guardate i ragazzi che stanno giocando meno come vivono le partite. Se non ci fosse questa grande unità del gruppo non saremmo ad un passo dai quarti”.

Che futuro la attende?
“Il mio futuro immediato è la partita contro Portorico. Poi penserò a Utah e alla NBA. Sono fiducioso, anche perché i Jazz mi sono accanto. Hanno inviato per me a Manila due fisioterapisti. E anche il coach Hardy e il gm sono qui. A Salt Lake City io e la mia famiglia ci troviamo benissimo, sono super carico e convinto che sarà una stagione molto importante. Ora però voglio pensare al Mondiale”.


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