Andrea Pecile si ritira dalla pallacanestro giocata

Il play triestino lascia a 37 anni. Farà il dirigente dell'Alma Trieste
Andrea Pecile si ritira dalla pallacanestro giocata
12 min

ROMA - A 37 anni compiuti Andrea Pecile ha deciso di appendere le scarpe al chiodo e di ritirarsi dalla pallacanestro giocata. Cresciuto cestisticamente tra Don Bosco Trieste e US Goriziana, Pecile è stato uno dei giocatori senza dubbio più importanti della pallacanestro italiana degli ultimi 20 anni. Nella sua lunga carriera infatti il play triestino ha vestito, tra le altre, le blasonate casacche di Siena, Avellino, Pesaro, Bologna, Capo d'Orlando e Trieste e ha avuto importanti esperienze anche in Spagna dove ha giocato nelle file di Granada, Siviglia e Lugo. Il nome di Pecile però è indissolubilmente legato anche all'azzurro della Nazionale italiana con cui il "Pec" - come viene soprannominato nell'ambiente della palla a spicchi - ha conquistato l'oro ai Giochi del Mediterraneo ad Almeria nel 2005, mettendosi al collo quella che fino ad oggi è stata l'ultima medaglia conquistata da una Nazionale azzurra maschile senior. In quest'ultima stagione ha sfiorato la promozione in Serie A con la "sua" Trieste dove dal prossimo campionato intraprenderà una nuova avventura professionale nelle vesti di dirigente. 

LA LETTERA - Pecile oggi ha salutato i suoi tifosi attraversi una lunga lettera aperta pubblicata sulle sue piattaforme social dove è da sempre molto attivo anche grazie ad un carattere molto disponibile e ad un'innata simpatia: «Fin da bambino sono sempre stato curioso e molto attivo, interessato a moltissime cose, e ho avuto la fortuna di avere due genitori che mi hanno permesso di partecipare a moltissime attività, con lo sport (basket, tennis, sci, snowboard, calcio e pallavolo con la scuola) ma anche con la musica, il ricreatorio, lo studio dell’inglese… Nel corso di 20 anni di carriera da giocatore ho continuato a coltivare tutte queste passioni e mi sono ritrovato a giocare in svariati posti sia in Italia che in Spagna, e una volta di più sono stato fortunato a vedere con la Nazionale città e nazioni che hanno alimentato la mia curiosità, la mia sete di conoscenza e di scoprire nuove cose.. Con il passare del tempo tante cose sono cambiate, evolute, sia nelle regole del gioco che nel mondo di adesso, vedi i social network, e così il mio interesse e la mia curiosità hanno portato alla creazione del logo Sunshine, dei Trieste Tropics con tanto di Summer Camp per i bambini, di video per lo Stai sereno …sempre… (filosofia che è stata e sempre sarà pietra miliare della mia vita), e di conseguenza il ventaglio di conocenze si è dilatato ancora di più, spaziando in ulteriori campi professionali… Ora, se da bambino, tralasciando i sogni più privati, che spaziano dalla buona salute e la felicità di familiari e amici, al cammino che abbiamo intrapreso con la mia splendida Giulia, i sogni erano giocare a basket fino a vincere il titolo NBA contro Jordan (sarebbe stato più realizzabile farlo con Jordan, ma i sogni son sogni) devo dire che la mia carriera mi lascia ricordi, emozioni e traguardi indimenticabili, che saranno sempre nel mio cuore e nella mia anima. Penso a tutti i ciuf nella retina, gli allenamenti da solo e di squadra, ovviamente i successi, le promozioni, le vittorie, la medaglia d’oro con la Nazionale, le emozioni dell’ Europeo e del Mondiale, la partita con gli Stati Uniti di Wade, Lebron e Carmelo (forse lì ho capito che in NBA non ci sarei andato…). Questi due anni poi a Trieste, a casa mia, la sfida di venire a 35 anni a far vedere che tipo di giocatore e persona sono ai miei concittadini, che mi avevano visto partire 17enne per Gorizia, e che mi hanno seguito le volte che abbiamo giocato contro ai tempi della Scavolini, o nel mezzo di qualche tappa che il basket poi ti offre sempre (in Nazionale nel '99 con l’Italia vs Lituania, l’All Star Game l’anno dopo sempre con Boscia in panca), la sfida personale di dare un contributo concreto, palpabile, sia in campo che fuori, ad un gruppo di ragazzi che ho subito considerato sia per senso di responsabilità che per innato feeling come fratelli minori, la sfida di essere decisivo anche con le giocate in campo, in un campionato che è palesemente cresciuto tantissimo, con piazze storiche della pallacanestro italiana pronte a tutto per quell’unica agognata promozione.. 
Tornare a calcare i campi di Treviso, Virtus, Fortitudo, Verona, vedere un gruppo diventare squadra, diventare una cosa sola, per impegno, piacere nel fare fatica assieme ad ogni allenamento, quando sano egoismo sfocia in supporto e cooperazione con i propri compagni, e a fianco di tutto questo sentire la passione di una città che si era già risvegliata, crescere, sentirsi orgogliosi di questi ragazzi, questo staff, questa società, sentirsi degnamente rappresentati non solo dalle vittorie e dai risultati, ma dal modo di scendere in campo, dalle facce giuste, dalla gioia e dal piacere di stare insieme. Beh, questa sfida è stata ampiamente vinta e il muro rosso dei 7000 che erano in palazzetto, ma anche tutti quelli che mi hanno fermato per strada ringraziandomi per l’impegno e la stagione appena conclusa, lo dimostrano e saranno altre emozioni indelebili che porterò sempre con me. 
Parlavamo di sogni, e che altri sogni si possono avere? Di certo non è realizzabile quello di giocare a basket ad alto livello per sempre, ma quello di occuparsi di basket ad alto livello è certamente uno di quei pensieri che ho sempre avuto dentro di me, e che con il passare degli anni e tutte le esperienze vissute, le situazioni incontrate e le occasioni avute, è cresciuto in maniera esponenziale. La società, Alma e la persona di Gianluca Mauro mi hanno proposto questa opportunità: mettermi al servizio della società occupandomi di pallacanestro ad alto livello. Ovviamente con la massima umiltà e il massimo dell’impegno dovrò saper ascoltare molto, informarmi, imparare e trovare idee e proposte efficaci che, spero, sapranno risolvere diversi problemi che affronteremo insieme, e sono disponibile a spaziare laddove la società mi chiederà di procedere. E’ chiaro che avrei voluto e potuto giocare ancora ma è davvero difficile stabilirlo a parole. Credo che sia più saggio rendersi conto che la squadra sta per intraprendere un nuovo ciclo, con una discreta base di partenza tra i giocatori che sono rimasti (e con la riconferma dovranno sapere trasmettere anche ai nuovi come siamo abituati a fare le cose qui in Pallacanestro Trieste) e lo stesso staff. 
Nell’incontro che ho avuto con coach Dalmasson non mi è stato chiesto di far parte, da giocatore, di questo nuovo percorso, e una cosa che ho sempre pensato è che è meglio smettere di fare il giocatore professionista un anno prima, che un giorno dopo. Per cui state sereni …sempre… che io non smetterò mai ad occuparmi di pallacanestro, e giocherò per tutta la vita, anzi, non saranno molto contenti i miei amici al campetto perché adesso che ci andrò molto più spesso o saranno in squadra con me oppure avranno grandissimi problemi a fermare i miei fadeaway in post basso… 
A questo punto ci sono tante persone da ringraziare. Partendo dal fatto che sicuramente me ne scorderò qualcuna, inizierei ringraziando tutti quelli che mi hanno accompagnato in questa splendida avventura che è il giocatore professionista e che mi dimenticherò di nominare. Vorrei ringraziare tutti i miei allenatori, dalle giovanili del Don Bosco con Pistrin fino allo staff dell’anno scorso dell’Alma Trieste, Eugenio, Matteo Praticò e Marco Legovich, senza dimenticare Paolo, Sergione, Federico Cerne, Andrea Bussani e il doc Palombella, ma anche tutte le persone che lavorano dietro le quinte qui in Pallacanestro Trieste, da Mario a Luca, il custode che esultava sempre per le mie triple. Passando per Fabrizio Frates che mi ha fatto esordire tra i professionisti, il Paron Tonino Zorzi che mi ha fatto esordire a 18 anni in quintetto in serie A, Boscia Tanjevic che mi ha fatto esordire in Nazionale, Charlie Recalcati che mi ha fatto esordire in un Mondiale, Sergio Valdeolmillos Moreno che mi ha portato in Spagna, il compianto Manel Comas, Zare Markovski che chioserebbe con un “Pecile, vita è domani”. Ringraziare tutti i compagni che ho avuto, e che ovviamente alcuni sono diventati amici, altri più che amici… non posso non partire dall'ultimo gruppo dell’anno scorso: Stefano, Jordan, Andrea, Biggs Shotta Green, Massimiliano, Lorenzo, Enrico, Alessandro, Bobo, Cavaliero, Matteo, Citta: vi voglio bene e vi auguro ogni gioia. Sapete benissimo che potrete sempre contare su di me per qualsiasi cosa riguardi il campo o la nostra vita extra basket. E tantissimi altri che ho avuto il piacere di conoscere in questi anni.. Cristian Mayer, Peppe Melilli, Michele Maggioli, Nacho Ordin e Jesus Fernandez, Gigi Datome e Vladimer Boisa, Donato Cutolo, Giorgio Boscagin, Gianluca Basile, Matteo Soragna, Matteo Canavesi, Sandro Nicevic per citarne alcuni… Ringraziare i giornalisti, i fotografi, dottori e fisioterapisti, i miei procuratori, Mira e Antonio Ricciotti, tutte le società e le rispettive proprietà che hanno avuto fiducia in me e che mi hanno permesso di realizzare uno dei miei sogni e praticare il mestiere più bello del mondo rendendomi un privilegiato, così come le città che mi hanno sempre accolto facendomi sentire parte di loro: Gorizia, Ragusa, Pesaro, Granada, Siena, Avellino, Siviglia, Lugo, Rimini, Jesi, Bologna, Capo d’Orlando, e ovviamente casa dolce casa.. la mia Trieste. Ringraziare Alma e Gianluca Mauro per l’ opportunità di poter continuare a lavorare nel mondo della pallacanestro. Ringraziare tutti i fan, i tifosi, la Curva Nord per il sostegno e le splendide coreografie, tutti i miei amici che sono venuti in palazzetto e che hanno colorato di rosso l’Alma Arena, quelli che mi hanno chiesto una foto, un autografo, che mi hanno scritto sul sito, su Facebook, su Instagram, che hanno commentato i miei video, che mi hanno aiutato a diffondere la serenità in ogni occasione, e naturalmente ringraziare per il supporto incondizionato la mia famiglia, mamma Patrizia e papà Roberto, i nonni, la mia famiglia allargata, Barbara e Gianni, Alessia e Matija, i nipotini Matej e Martin, e la mia Giuli, che più di ogni altro mi accompagnerà in questa nostra nuova avventura, una in più delle tante che ci aspettano nella nostra vita insieme. La prossima estate ci sposeremo, sarebbe bello riuscire anche ad organizzare un evento, a fine campionato, per esempio una partita con amici, ex compagni e tifosi per ricordare i bei momenti trascorsi della mia carriera, ma abbiamo tempo per pensarci… Tra le altre cose, ho dato un’occhiata alle divise di quest’anno e siccome sono bellissime chiederò lo stesso a Gianluca di farmi una col mio amato 10, non si sa mai… E’ inutile nascondersi.. Del basket mi mancheranno tantissime cose, tutte quelle abitudini degli allenamenti, dei pre partita, per fortuna non sono mai stato molto scaramantico per cui non facevo dei rituali segreti, ma in vent’anni qualche abitudine te la concedi… Ripenso al basket e ovviamente mi vengono in mente mille flash, tra ricordi, gioie, vittorie. Di certo la tripla dell’oro di Almeria è forse il ricordo a cui tengo di più, anche se il giorno che ho indossato per la prima volta la maglia numero 10 con scritto Trieste è stato il coronamento di un altro mio grande sogno, così come cantare Viva l’A e pò bon con tutto il palazzetto dopo la vittoria con la Fortitudo in semifinale, abbracciato a Cava. Vorrei salutarvi con una frase del mio giocatore preferito, o meglio, quello che mi ha ispirato di più, Pistol Pete Maravich: “L’Amore non fallisce mai, il Carattere non molla mai, e i sogni davvero diventano realtà.” GRAZIE.»


Acquista ora il tuo biglietto! Segui dal vivo la partita.© RIPRODUZIONE RISERVATA