HONG KONG - Arde Hong Kong, bruciano le maglie di Lebron James. Continuano a far discutere le dichiarazioni di LeBron James sul tweet di Daryl Morey, general manager degli Houston Rockets che tramite i social, nella notte tra il 5 e il 6 ottobre, aveva postato il messaggio “Fight for Freedom. Stand With Hong Kong”. Tutto questo nel bel mezzo degli NBA Games programmati proprio in Asia. La polemica è scoppiata dopo il commento del "Re" dei Los Angeles Lakers, interpellato dai giornalisti sulla questione una volta tornato negli Stati Uniti: "Credo che Morey fosse disinformato sulla Cina, le sue parole hanno avuto ripercussioni gravi". Una considerazione che è stata ritenuta come una sorta di divieto alla libertà di espressione. Hong Kong, infatti, sta attraversando la più drammatica crisi da quando nel 1997 è tornata sotto la sovranità della Repubblica Popolare Cinese.
Le maglie bruciate
Ecco perché i dimostranti dell'ex colonia britannica, scesi in piazza per protestare contro una legge di estradizione che consentirebbe al regime cinese di incarcerare qualsiasi oppositore a piacere, hanno bruciato le maglie di James in segno di disapprovazione. Un gesto forte, disappunto alle stelle. Lo stesso LeBron, su Twitter, ha provato successivamente a spiegare meglio il proprio pensiero: "Quello che dico è che non sono state prese in considerazione le possibili conseguenze di quel tweet. Non discuto la sostanza, ma la mia squadra e questa lega hanno attraversato una settimana difficile. Avrebbe potuto aspettare per scriverlo". Gli basterà questo messaggio per recuperare popolarità dall'altra parte del mondo?