LeBron James, un alieno col fuoco dentro. Ma Jabbar...

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LeBron James, un alieno col fuoco dentro. Ma Jabbar...© EPA
Andrea Barocci
3 min

James è un alieno. A 38 anni ha un fisico più strabiliante di quello dei bronzi di Riace. Nonostante la sua stazza, 206 centimetri di altezza e 113 chili di peso, dal lontano 2003, quando fece il suo ingresso nella NBA, è in grado di giocare in quasi tutti i ruoli: play, guardia, ala piccola e ala grande. Un prodigio che ha sfidato e vinto ogni legge della fisica, della velocità e della gravità. Ecco, questa sua ecletticità sul campo gli ha permesso di continuare ad essere uno dei migliori realizzatori della lega per un ventennio, e di distinguersi da tutti gli altri grandi marcatori. 

Infanzia difficile

Per capire a fondo come e perché questo alieno sia riuscito a diventare The King, attraversando lustri con lo stesso desiderio bruciante di diventare il numero 1 di quando era solo un ragazzino, bisogna tornare ad Akron, Ohio. Lì la madre, Gloria James, lo partorì ad appena 16 anni; dopo pochi giorni vide il padre di LeBron, Anthony McClelland, darsela a gambe. Cresciuto senza una vera figura paterna, con la madre costretta a cambiare in continuazione lavoro e appartamento per i gravi problemi economici, LeBron è cresciuto volendo a tutti i costi diventare The King per ripagare Gloria di tutti i sacrifici fatti. Raggiunta la fama, coperto di milioni di dollari, James non ha mai smesso di mantenere viva la fiamma che lo aveva portato ai vertici della NBA. Finendo anche per eccedere in alcuni atteggiamenti da divo.

Il confronto con Kareem

Come la criticata sceneggiata che mise su nel 2010 con “The Decision”, l’annuncio della sua scelta di lasciare Cleveland per Miami trasmesso in Tv dalla ESPN. Simpatico? Non proprio, ma capace di schierarsi apertamente contro il presidente Trump («Ha reso l’odio popolare» disse nel 2017) in difesa dei diritti degli afroamericani. Osannato James, permetteteci ora di ricordare che Jabbar (6 anelli) lottò per questi stessi diritti quando il razzismo negli Usa era ben vivo e radicato, e lui lo visse sulla propria pelle; che Jabbar diede vita negli anni 60 ad un nuovo gesto tecnico, il celeberrimo “gancio cielo”; e che essendo un centro, a differenza di James, poteva segnare solo quando la palla gliela passavano. «Da Miles Davis ho preso lo stile, John Coltrane mi ha insegnato lo scopo», rispose una volta a chi gli chiedeva chi lo avesse ispirato, in campo e fuori. Fosse solo per questa frase, noi non avremmo dubbi nello scegliere il migliore tra Kareem e LeBron...


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