Mickey è già diventato il numero 1

MVP della finale di SuperCoppa, l'asso della Virtus è stato dominante anche contro Napoli: "Ho studiato Dennis Rodman molto attentamente. Io stoppo per non far tornare più il mio avversario in area"
Mickey è già diventato il numero 1© Ciamillo
Luca Muleo
4 min

BOLOGNA - La solidità del professionista, abituato a qualunque sfida, gli si legge in faccia. Jordan Mickey è un totem imperturbabile. Nemmeno un sopracciglio fuori posto mentre trascinava la Virtus a una rimonta straordinaria su Napoli, prendendosi l’area ma anche portando a spasso con la sua agilità Jacorey Williams. Tra campionato e Supercoppa, dove è stato il migliore anche nella finale contro Napoli, l’ex Zenith San Pietroburgo viaggia a 16,3 punti di media, il 66,7% da due e 2/3 dall’arco, avendo tiro da media/lunga distanza per aprire le difese avversarie. L’impressione di questo avvio di stagione è che ingaggi come il suo, e come quello di Semi Ojeleye, duo in grado di spostare fisicamente e atleticamente il livello della squadra di Sergio Scariolo sotto canestro, non ce ne siano stati tanti nell’estate del basket italiano. I due non si sono incrociati a Boston, uno arrivava ai Celtics quando l'altro andava via.l’ala-pivot di Dallas era stata scelta a fine 2015, al numero 33 del draft, dopo essere stato il miglior stoppatore del college nel suo ultimo anno NCAA con Louisiana State: 15,4 punti 9,9 rimbalzi di media in uscita da scuola. Al primo anno di college invece faceva contare oltre 100 stoppate, come era riuscito a Shaquille o’Neal. «Se stoppi un avversario, la volta dopo non vorrà più tornare in area. È quello che provo sempre a fare» spiegò. Il suo mancato utilizzo ai Celtics è stato più volte materia di discussione tra addetti ai lavori e tifosi, che avevano coniato l’hastag #freemickey, chiedendo giocasse di più.

Dalla Nba all'Europa

Ceduto a Miami, e free agent dopo poco (9 punti contro i Clippers il suo high) scelse la strada europea, lasciando il segno a Mosca, sponda Chimki. Dove fu richiamato dopo la mancata esplosione al Real, dove comunque con poco spazio e 16’ di impiego, in Eurolega aveva 9 punti e 4,2 rimbalzi di media. In totale nelle sue stagioni al massimo livello europeo 12,5 punti e 4,8 rimbalzi. Nell’ultima stagione a San Pietroburgo, con lo Zenith è stato eletto miglior difensore della Vtb League e anche Mvp delle finali. Chris Bosh e Taj Gibson, il loro gioco dentro-fuori, e il modo di prendere i rimbalzi di Dennis Rodman, «l’ho studiato attentamente», come modelli prediletti. Ha dato ragione a Doncic sul fatto che segnare in NBA sia più facile che in Europa e nella prima intervista bolognese, ha appena mutato espressione in un sorrisetto quando gli hanno fatto notare il pedigree difensivo: «Ma io voglio essere un giocatore importante anche in attacco quando serve». Come a Napoli: 23 punti, oltre a 5 rimbalzi e 3 assist.

Marchio

La difesa resta comunque un marchio di fabbrica. Papà James, pivot ed MVP negli anni 80 della Lone Star Conference, lega affiliata alla NCAA, gli ha insegnato che «se vuoi restare in campo devi curare tre aspetti: difesa, energia e rimbalzi». Domenica, dopo avere dominato a Napoli, ha sottolineato che «le partite si vincono in difesa, non in attacco».

Fondazione

Fuori dal campo invece lo hanno abituato ad aiutare gli altri. Ha fondato la WrightWay Builds A Future Foundation, dedicata a bambini in difficoltà e donato fondi per un progetto nelle scuole di prevenzione del crimine a Dallas, dove vivono ancora i genitori, mentre moglie e figlia l’hanno seguito a Bologna. «Le persone ci guardano e cercano una guida, in particolare i bambini. Ci vedono fare sport, quell'esempio può portarli lontano dai guai. Mostriamo ai piccoli che il crimine non è il modo di vivere».


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