Mannion: “Ora posso sbagliare. E sono felice”

Il playmaker è rinato: “A Varese finalmente gioco molto e sento la fiducia del club. Nba? Non ci penso”
Fabrizio Fabbri 
5 min

Chi aveva dubbi sulla possibilità di rivedere un Nico Mannion dominante è servito. A Varese il ragazzo che, vale la pena ricordarlo, deve ancora compiere 23 anni, è tornato a mostrare le sue doti in regia, realizzative e di leadership: non poteva certo averle dimenticate dopo le ultime difficili esperienze con la Virtus Bologna e in questa prima parte della stagione a Vitoria. "La cosa più importante - dice il playmaker azzurro - è stare in campo ed avere la possibilità di sbagliare. Devo sentire forte la fiducia del club dove gioco, dello staff che mi allena, dei tifosi. Se accade, riesco ad andare in campo con maggior fiducia in tutto quello che devo fare. A Pesaro l'inizio non è stato ottimo. Ho perso sette palloni. In altre occasioni sarei finito in panchina e se ne sarebbe riparlato, forse, nella partita dopo. Invece coach Bialazewski mi ha dato ancora minuti ed è uscito fuori quell'ultimo quarto che ci ha consentito di vincere la prima gara da quando sono arrivatoa Varese".  

Varese, scatta la Mannion mania 

Poi Varese ha fatto il bis travolgendo Reggio Emilia e mettendo a segno ben 116 punti. "Mi piace giocare ad altissima velocità sfruttando al massimo la transizione offensiva. Il coach ama questa filosofia, senza esasperati tatticismi: ecco perché non ho fatto fatica ad inserirmi. Non ci conoscevamo, ma è bastato veramente poco per entrare in sintonia».  Così in città è scoppiata la Mannion-mania. "E' bello giocare in un club così, con tanta storia, con l'Openjobmetis seguita con passione e competenza. L'entusiasmo si trasmette a noi che andiamo in campo".  Un feeling così forte da far perdonare a Nico un piccolo peccato per interposta persona. "Papà Pace da giocatore è stato un idolo di Cantù, un avversario che loro temevano ma rispettavano. Un paio di battute, molto scherzose, me le hanno fatte. Però io sono Nico Mannion e voglio aiutare Varese a fare grandi cose". Le prospettive dopo due vittorie consecutive sono cambiate. «Appena arrivato l'obiettivo dichiarato è stato, e così resta, quello di salvarci senza dover soffrire. La classifica è migliorata e adesso iniziare a pensare ai playoff non è assurdo».  Nonostante la giovane età, l'esterno nato a Siena e cresciuto negli Usa, sprizza maturità. Così da dare anche alle esperienze con la Virtus Bologna e con il Vitoria una pennellata di positività. "Ho avuto poco spazio, ne sono cosciente. E per crescere e migliorare io ho bisogno di mettere assieme minuti in campo, non di stare in panchina a guardare. Però ho giocato in due club prestigiosi, allenandomi con compagni fortissimi che mi hanno insegnato tanto, sul parquet e fuori. A Bologna ho avuto accanto Belinelli e Teodosic, un concentrato di tecnica ed esperienza. Il loro esempio mi ha aiutato a crescere".  

Luis Scola, l'America e il sogno azzurro 

Un altro mito del basket ha creduto forte in Mannion e nelle sue doti. "Prima di firmare per Varese ho parlato tanto con Luis Scola. Avere un dirigente che ha vissuto il basket da protagonista in campo è un valore aggiunto. Mi ha detto che qui sarebbe stato il luogo ideale per tornare ad essere il Nico di sempre. Ed è quello che sta accadendo. Ma non mi pento di tutto ciò che ho fatto sino ad ora. Sono credente e per questo convinto che nulla accada per caso. Mi ripeto sempre che tutto ciò che succede era giusto che accadesse".  Chissà che non accada allora in futuro di riprendere definitivamente un volo verso quella NBA che ha già conosciuto con i Golden State Warriors. "Non ci voglio pensare, non mi pongo la scelta della strada da imboccare davanti al bivio NBA o Europa. L'importante è essere felice. E lo sono se gioco, se ho minuti, se posso essere protagonista. Devo migliorare in tante cose: difesa sul pick and roll, aggressività. Chiedo continuità e per averla curo tutti i dettagli tecnici e non solo. Anche dieta e stretching. Ho una carriera di fronte che vorrei fosse più lunga possibile".  E magari di nuovo colorata d'azzurro. "La Nazionale per me è una cosa importantissima. Non ho scelto l'Italia per caso, ma credendoci. Appena arrivato a Varese e squilla il mio cellulare. Era il presidente Petrucci, una persona con cui ci sono una stima ed un affetto reciproci. “Bentornato da noi, sono felicissimo mi ha detto”. Ho risposto che per la Nazionale io ci sono sempre".  


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