Cinciarini re di Pesaro: "Era destino, mio padre orgoglioso di me"

Il playmaker, figlio di un ex giocatore della VL, ha trascinato la squadra in cui è cresciuto nel match contro la Virtus Bologna: ecco le sue parole

PESARO - Ha segnato il tiro libero della vittoria, il secondo l’ha scagliato sul ferro perché il cronometro bruciasse quegli ultimi 8 decimi. Poi ha fatto tutto il campo di corsa, fino al canestro opposto, ha saltato i cartelloni pubblicitari e si è fatto i gradoni a due a due per gettarsi fra le braccia della curva. Così Andrea Cinciarini, cresciuto nelle giovanili della Vuelle e tornato a giocare nella sua città vent’anni dopo, ha festeggiato l’incredibile vittoria della sua Pesaro contro la Virtus all’overtime che la tiene in corsa per la salvezza. Poesia pura.

Cinciarini, quali pensieri le frullavano in testa mentre andava in lunetta?
«Era destino che toccasse a me: un giocatore pesarese dentro un palasport gremito, nella sfida contro la rivale di sempre, che va a tirare il libero decisivo. Ma questo l’ho pensato dopo la partita, in quel momento la mia testa era sgombra, pronta ad effettuare la solita routine di quando mi appresto ad andare in lunetta. Poi, quando ho segnato il primo e sentito il boato della gente, ho pensato che l’altro dovevo tirarlo sul ferro per far scorrere il tempo. Dopo di che ha prevalso l’istinto, ho lasciato che affiorassero le emozioni e sono corso verso la mia gente, i miei amici. È stata una liberazione per tutti, in primo luogo per me».

Aveva dichiarato «non sono tornato a casa per retrocedere». Così facendo ha caricato compagni e tifosi: ci credeva davvero a questa vittoria?
«Ci credevamo tutti. Perché abbiamo già battuto Brescia in casa nostra due settimane fa, e dopo questa affermazione la nostra fiducia deve crescere ancora. Sono sincero, non mi aspettavo una stagione del genere, ma ormai ci siamo dentro e dobbiamo fare di tutto per uscirne fuori. Questa non è stata solo una mia vittoria: Totè, Mazzola, McDuffie, Foreman, nel finale hanno dato un grande contributo. Gli altri hanno aiutato: chi con una stoppata, chi con un recupero, chi con un rimbalzo in attacco. È stata la vittoria della squadra».

Con 8 assist ha superato il traguardo dei 2.000 in serie A: il prossimo obiettivo qual è?
«Lo considero un traguardo molto importante. Io sono un play vecchio stile che predilige il passaggio smarcante al canestro segnato: mi piace mettere in ritmo prima di tutto i miei compagni e poi, se mi lasciano spazio, mettere anche i miei punti a referto. Perciò essere lassù, in cima alla classifica degli assist, è quello che mi rende più orgoglioso perché è quello su cui ho basato il mio gioco. Il prossimo traguardo statistico? Sono andato a controllare: il più avvicinabile è quello dei 4.000 punti, dato che sono attorno ai 3.800».


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È stata una giornata speciale per la famiglia CIinciarini, vero? Suo fratello Daniele ha vinto la Coppa Italia: fratelli Cinciarini-Bologna 2-0.
«Una sera particolare per i miei genitori, specie per papà Franco: da ex giocatore della Vuelle dei tempi passati ci tiene tantissimo che adesso suo figlio indossi la canotta biancorossa. Sono molto contento anche per Daniele che ha conquistato un trofeo contro un’avversaria tosta come la Fortitudo allenata da un coach altrettanto tosto come Caja. In gare secche come queste, uno con l’esperienza di mio fratello è fondamentale».

Domenica ospitate Reggio, la sua ex squadra: riuscirete a metterne in fila due, cosa mai accaduta in questa stagione?
«Treviso ha ottenuto due vittorie consecutive in casa, mentre sia noi che Brindisi abbiamo fatto due vittorie nelle ultime tre partite, noi battendo due corazzate come Brescia e Bologna: questo ci deve dare consapevolezza per arrivare carichi allo scontro diretto con la Nutribullet del 30 marzo. Reggio è un’ottima squadra, però in trasferta non ha lo stesso ruolino di marcia; noi dobbiamo continuare a sfoderare la cattiveria agonistica che abbiamo saputo tirare fuori contro la Virtus».


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PESARO - Ha segnato il tiro libero della vittoria, il secondo l’ha scagliato sul ferro perché il cronometro bruciasse quegli ultimi 8 decimi. Poi ha fatto tutto il campo di corsa, fino al canestro opposto, ha saltato i cartelloni pubblicitari e si è fatto i gradoni a due a due per gettarsi fra le braccia della curva. Così Andrea Cinciarini, cresciuto nelle giovanili della Vuelle e tornato a giocare nella sua città vent’anni dopo, ha festeggiato l’incredibile vittoria della sua Pesaro contro la Virtus all’overtime che la tiene in corsa per la salvezza. Poesia pura.

Cinciarini, quali pensieri le frullavano in testa mentre andava in lunetta?
«Era destino che toccasse a me: un giocatore pesarese dentro un palasport gremito, nella sfida contro la rivale di sempre, che va a tirare il libero decisivo. Ma questo l’ho pensato dopo la partita, in quel momento la mia testa era sgombra, pronta ad effettuare la solita routine di quando mi appresto ad andare in lunetta. Poi, quando ho segnato il primo e sentito il boato della gente, ho pensato che l’altro dovevo tirarlo sul ferro per far scorrere il tempo. Dopo di che ha prevalso l’istinto, ho lasciato che affiorassero le emozioni e sono corso verso la mia gente, i miei amici. È stata una liberazione per tutti, in primo luogo per me».

Aveva dichiarato «non sono tornato a casa per retrocedere». Così facendo ha caricato compagni e tifosi: ci credeva davvero a questa vittoria?
«Ci credevamo tutti. Perché abbiamo già battuto Brescia in casa nostra due settimane fa, e dopo questa affermazione la nostra fiducia deve crescere ancora. Sono sincero, non mi aspettavo una stagione del genere, ma ormai ci siamo dentro e dobbiamo fare di tutto per uscirne fuori. Questa non è stata solo una mia vittoria: Totè, Mazzola, McDuffie, Foreman, nel finale hanno dato un grande contributo. Gli altri hanno aiutato: chi con una stoppata, chi con un recupero, chi con un rimbalzo in attacco. È stata la vittoria della squadra».

Con 8 assist ha superato il traguardo dei 2.000 in serie A: il prossimo obiettivo qual è?
«Lo considero un traguardo molto importante. Io sono un play vecchio stile che predilige il passaggio smarcante al canestro segnato: mi piace mettere in ritmo prima di tutto i miei compagni e poi, se mi lasciano spazio, mettere anche i miei punti a referto. Perciò essere lassù, in cima alla classifica degli assist, è quello che mi rende più orgoglioso perché è quello su cui ho basato il mio gioco. Il prossimo traguardo statistico? Sono andato a controllare: il più avvicinabile è quello dei 4.000 punti, dato che sono attorno ai 3.800».


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