Ecco la Spagna migliore di tutti i tempi. Siete d'accordo?

Seguite il nostro viaggio nel tempo: abbiamo scelto la migliore formazione degli otto Paesi campioni del mondo dal 1950 ad oggi
Ecco la Spagna migliore di tutti i tempi. Siete d'accordo?
A. Polverosi e A. Ramazzotti
5 min
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ROMA - Anche nel caso della Spagna si mischiano sostanzialmente due epoche fastose. La prima degli anni Cinquanta-Sessanta, quella del grande Real Madrid, rappresentato nella supernazionale da Gento e Di Stefano (che spagnolo lo era di adozione) con un solo fantastico intruso, Luisito Suarez. La seconda è più recente e fonde due club impossibile anche solo da accostare, Real Madrid e Barcellona. Viene fuori una squadra irraggiungibile per talento puro, ma anche per forza e durezza.

In porta Casillas, fino a un paio di anni fa l’unico vero concorrente di Buffon per il ruolo di miglior portiere d’Europa. Davanti a lui il primo difensore della storia spagnola, Sergio Ramos, capace di giocare con lo stesso rendimento sia come terzino destro che come centrale, insieme a un’altra colonna di un vecchio Real, Fernando Hierro. A centrocampo, la Spagna diventa irresistibile: Iniesta, Xavi, Suarez e Gento. Il meglio del meglio. Suarez è stato il primo spagnolo nato in Spagna a vincere il Pallone d’Oro; Xavi e Iniesta hanno dominato l’Europa col calcio più tecnico di sempre; Gento era una dei simboli del Real Madrid delle cinque Coppe dei Campioni. E se il centrocampo è di una qualità inarrivabile, non è facile trovare un aggettivo per l’attacco dove è inserito il grande Alfredo Di Stefano, impossibile da racchiudere nella sola definizione di attaccante. E’ stato il più grande nell’Europa del suo tempo. Era argentino, aveva giocato nella nazionale del suo Paese e nella Colombia, prima di diventare una colonna della Spagna. Accanto a lui David Villa, il capocannoniere della Spagna, e Raul. Gli esclusi...pesano: Iribar, Zubizarreta e Arconada per i portieri, Camacho, Sanchis e Chendo per la difesa, Guardiola, Fabregas, Amancio, Del Sol, Michel, Xabi Alonso e Luis Enrique a centrocampo, Santillana, Quini, David Silva e Butragueno in attacco.

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Il meglio del meglio di tutti i tempi. Più che un servizio, un’inchiesta, una selezione, è stata un’impresa. Mettere insieme, in una stessa nazionale, i migliori giocatori degli otto Paesi campioni del mondo dal 1950 a oggi equivale a prendersi critiche più o meno pesanti dai sostenitori di chi è stato escluso. E sono tantissimi. E’ stato però un viaggio entusiasmante nel tempo, fra ricordi e letture di oltre mezzo secolo di calcio. I criteri che abbiamo usato per comporre le “Nazionali di sempre” di Uruguay (campione del mondo nel ‘50), Germania (‘54, ‘74, ‘90 e 2014), Brasile (‘58, ‘62, ‘70, ‘94 e 2002), Inghilterra (‘66), Argentina (‘78 e ‘86), Italia (‘82 e 2006), Francia (‘98) e Spagna (2010) sono semplici e li possiamo riassumere così.

(1) I giocatori hanno partecipato almeno ad una partita di fase eliminatoria di un Mondiale del dopo guerra, motivo per cui non abbiamo inserito Omar Sivori nell’Argentina.

(2) Il modulo è scelto in base alla qualità dei giocatori più che alle loro caratteristiche. Questo comporta alcune “forzature”. Esempio: nel Brasile abbiamo scelto i tre difensori più forti, anziché quattro, per poter dare un po’ di equilibrio al centrocampo con Falcao. Altro esempio: visto il livello degli attaccanti dell’Argentina, abbiamo cercato di schierarne il numero più alto, a scapito di un equilibrio più concreto.

(3) Per gli oriundi che hanno vestito la maglia di almeno due nazionali (Di Stefano e Ghiggia oltre al su citato Sivori) abbiamo scelto di “assegnarli” alle squadre dove hanno il maggior numero di presenze.

(4) In definitiva abbiamo cercato di premiare la qualità più alta e non la logica più stretta, sapendo che ogni scelta darà vita a discussioni.

I lettori possono seguire il nostro viaggio nel tempo del calcio anche attraverso il sito www.corrieredellosport.it per indicare le loro preferenze, esprimendo un parere che, nei siamo certi, in molti casi sarà diverso dal nostro.

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