Capello racconta Ibrahimovic: «Così è diventato leggenda»

Intervista al tecnico che ha trasformato Zlatan da grande prospetto a fenomeno: «Quando arrivò alla Juventus non era ancora super però sapeva ascoltare e questa è una cosa fondamentale. Messi genio, Ronaldo è costruito. Cassano? Il mio più grande talento sprecato. Ibra non venne a Roma perché avevamo già Montella, Totti e Batistuta»
Capello racconta Ibrahimovic: «Così è diventato leggenda»© LaPresse
Simone Zizzari
12 min

ROMA - Abbiamo incontrato Fabio Capello a Roma prima della presentazione del film "Ibrahimovic - Diventare leggenda", il lungometraggio diretto dai fratelli svedesi Fredrik e Magnus Gertten dedicato al fuoriclasse svedese in tutti i cinema il 14 e 15 novembre. L'ex tecnico dello scudetto giallorosso ha raccontato le gesta del giocatore che nel suo periodo in bianconero si è trasformato da interessante prospetto a fuoriclasse assoluto. Ecco la nostra intervista.

Ci racconti il segreto di Ibrahimovic. Come ha fatto a diventare il fenomeno che è oggi? 
Quando lo allenai alla Juve aveva orgoglio e umiltà, due fattori che si sono rivelati fondamentali per la sua esplosione

Quando arrivò dall'Ajax era ancora un po' troppo acerbo, giusto?
Ibra io l'ho visto per la prima volta a Berlino. Ero allenatore della Roma e l'allora dirigente giallorosso Baldini me ne parlò benissimo. Lo vidi all'intervallo durante un'amichevole contro l'Ajax e gli vidi fare tutti quei numeri che vedete oggi. Solo che lui era alto un metro e novanta e aveva 46 di piede. Lo feci acquistare dalla Juve, era un bel giocatore ma era un po' matto. Era un giocatore indisciplinato in campo e non accettava rimproveri. Lui si è dovuto misurare in una squadra dove già c'erano tanti talenti. Mi venne a trovare Raiola, già suo procuratore, e mi disse: "Fabio, guarda che Ibra tira così forte che rompe le mani ai portieri". Io non ero d'accordo e gli diedi qualche consiglio per migliorare la tecnica al tiro. Lui provò e cominciò a migliorare. Tutti i giorni rimaneva ad allenarsi a calciare e a colpire di testa. Aveva l'umiltà di ascoltare i miei consigli. Tanti giocatori di oggi non hanno questo atteggiamento e hanno la presunzione di sentirsi già arrivati. Lui non era così. 

VIDEO, INTERVISTA A CAPELLO: «NON CREDO IBRA TORNERA' IN ITALIA»

E' il calciatore più forte che ha allenato in Italia?
Non è il calciatore più forte, diciamo che è nella mia top 5.

Secondo lei finirà la sua carriera in America dopo l'esperienza allo United?
Non so se andrà negli States. La sua scelta non sarà dettata dai soldi o dal guadagno. So per certo di un'offerta veramente folle che ha ricevuto dalla Cina e lui l'ha rifiutata. Lui vuole essere protagonista dove c'è competizione. Se tornerà in Italia? Non credo, non ce lo vedo. Conoscendolo vorrà vincere in Inghilterra. Non l'ho mai visto correre così tanto in carriera come al Manchester United, si vede che ha ancora voglia e si fida di Mourinho. 

Lo sente ancora? 
L'ho trovato nelle due volte che ci siamo affrontati quando ero allenatore della Russia e l'ho salutato con piacere. Ho un rapporto molto buono con lui.

Ci dica un giovane giocatore italiano che diventerà una leggenda come Ibra...
Per diventare leggenda devi raggiungere un livello internazionale. Al momento ce n'è solo uno in giro in Italia ed è Buffon. Anche lui meriterebbe un film al cinema sulla sua vita. Buffon esordì proprio contro di me, nel Parma e aveva 17 anni. Fu il migliore in campo, fai un po' te.
 
Anche Totti meriterebbe un film sulla sua vita? 
Certo che sì, è ovvio.

VIDEO, SIPARIETTO FERRERO-CAPELLO

Ibra è stato fortunato ad incontrarla al momento giusto della sua carriera? 
Devi essere fortunato nella vita ma a volte te la devi cercare. Io ho allenato molto giovani che poi si sono persi per strada. In serie A alla Roma ho avuto uno dei più grandi talenti bruciati: Cassano. Io pensavo di potergli dare qualcosa in più a livello mentale ma purtroppo non sono riuscito a entrare nella sua testa. Perdere un talento così ti fa arrabbiare come allenatore. 

Totti anche l'ha valorizzato: con lei ha vinto lo Scudetto a Roma 
Francesco è un giocatore straordinario che ha fatto una certa vita fino ai 28/29 anni. Poi ha capito che per prolungare la sua carriera doveva cambiare stile di vita e lo ha fatto: è stato intelligente. 

Torniamo a parlare di Ibra: il suo segreto era l'umiltà?
L'orgoglio e l'umiltà. Quando lui si trova in un ambiente che non lo considera un numero uno perde un po' del suo potenziale.

E' accaduto all'Ajax con Koeman e al Barça con Guardiola. Secondo lei lo soffrivano?
Ibra è un fenomeno e come tale va considerato in tutti i momenti. Quando è arrivato alla Juve era più facile gestirlo perché non era il fuoriclasse di oggi. Io lo martellavo per farlo migliorare. Gli feci preparare un video con i gol di Van Basten perchè lui aveva le stesse caratteristiche dell'olandese. Sa lui cosa fece? Prese la cassetta e se la portò a casa per studiare. Quando arrivò al Barça Zlatan si riteneva già pronto. In Spagna si giocava un calcio diverso e forse a lui è mancato il il feeling con l'allenatore. Anche quando si va allo scontro frontale nello spogliatoio poi è necessario non portare rancore e il giorno dopo rivedersi come amici. Forse questo con Pep non è accaduto. Ibra deve sentirsi il numero uno. Io alla Juve avevo Del Piero e lui eppure sostituivo più Alex di Ibra: questo faceva sentire Zlatan importante.

Si è mai scontrato fisicamente con lui?
No perchè io lavoravo alla Juve che è un club molto organizzato, non si andava mai oltre la discussione. Lì ci sono delle regole ben precise: o si rispettano o si viene messi da parte. La disciplina che c'era alla Juve è sata decisiva per la sua crescita. 

Non crede che il modo di fare di Ibra possa mettere in ombra i compagni? 
Un allenatore deve evitare che questo accada. E' un gioco psicologico. Io uno come Ibra lo vorrei sempre nella mia squadra, aveva un carattere particolare ma mi seguiva sempre e mi apprezzava. 

Lei e Zlatan al Napoli, sarebbe una super coppia! 
No, al Napoli stanno a posto

Zlatan può diventare un grande allenatore? 
Nella storia i fantasisti non sono mai diventati grandi allenatori. Adesso c'è Zidane che si è trovato una squadra molto forte anche se non ha fatto tanta gavetta. Non ne vedo altri che abbiano sfondato in panchina. Platini ha vinto con la sua Nazionale e non ha mai allenato un club che è tutta un'altra cosa. I grandi fantasisti davano per scontato tante cose quando giocavano e una volta passata la barricata non riescono a dare agli altri giocatori gli insegnamenti che a volte sono necessari per maturare. Crujff? E' vero, lui ha allenato il Barcellona. Forse non lo ricordavo perchè l'ho battuto quando ero al Real.   

Perchè Zlatan non è venuto alla Roma?
Avevamo Montella, Batistuta, Delvecchio e Totti. Avevamo bisogno di altri rinforzi in altre zone del campo, solo per questo Zlatan non arrivò a Roma. 

Perché Zlatan ha difficoltà in Inghilterra? 
Lui ha bisogno di un gioco più in verticale per esaltare la sua qualità. Diamo tempo a lui e a Mourinho, non è facile vincere a Manchester. Comunque i punti che fin qui lo United ha collezionato sono merito dei gol che ha fatto Zlatan. 

Nella Roma dello Scudetto c'era un giocatore intoccabile? 
No, importanti sì ma non intoccabili. Ho sostituito anche Totti a Torino nella partita che ci regalò lo scudetto: inserii Montella e Nakata e risultarono decisivi. 

Il giocatore più forte che ha allenato? 
Guarda, ci sono tre giocatori che non giocano più e che avrebbero meritato il pallone d'oro: Zoff, Maldini e Baresi. Purtroppo furono penalizzati dal ruolo nel quale giocavano. Totti non lo nomino perchè gioca ancora e quindi potenzialmente candidabile. 

VIDEO, GUARDA LA CLIP IN ESCLUSIVA

Per quale squadra tifa?
Per il Real Madrid.

Un giocatore dal carattere vincente come Ibra secondo lei come ha vissuto Calciopoli e il ritiro dei due scudetti alla Juventus? 
Io quei titoli li sento miei. Li abbiamo vinti sul campo perchè la Juve era la squadra più forte, proprio come accade oggi. Per lui credo sia stata la stessa cosa.

Messi o Ronaldo? 
Nella mia squadra ideale ho tre geni da inserire: Pelé, Maradona e Messi. Lionel è un genio perché riesce a fare cose che gli altri neanche pensano. Io lo vidi per la prima volta ad un torneo Gamper con la Juventus. Eravamo al Camp Nou davanti a 80 mila spettatori e Messi aveva 16 anni e mezzo. All'epoca potevano giocare solo tre stranieri e lui era il quarto. Mi avvicinai a Rijkaard, tecnico dei blaugrana, e gli chiesi se poteva prestarmelo alla Juve. Lui si rifiutò. Io però quel giorno gli vidi fare cose che fa anche oggi. Cristiano Ronaldo invece è un giocatore costruito. E' un campione grandissimo, straordinario ma non è un genio del calcio. E' cresciuto step by step, Messi invece non ne ha avuto bisogno. Ha ragione il tecnico Sampaoli quando dice: 'Bisognerebbe dare il pallone d'oro ogni anno a Messi e poi inventare un altro trofeo per i mortali'.   

FOTO, LE IMMAGINI DEL FILM

Mister, è contento di quello che sta facendo Montella al Milan?
Posso solo dire che mi fa piacere vedere il Milan in alto grazie ai suoi giovani.

A proposito di giovani, in Italia finalmente si cominciana dargli fiducia...
Io ho criticato i miei colleghi in passato perché non facevano giocare talenti promettenti adesso quindi faccio i complimenti a Sassuolo, Atalanta, Torino, Lazio e Milan. Se i giovani non giocano mai non aiuteranno mai la Nazionale a tornare grande. Quindi avanti cosí. Su Donnarumma ha avuto coraggio Mihajlovic che lo ha schierato titolare nonostante avesse Diego Lopez in squadra: io l'ho avuto al Real ed era un grande campione.

Germania e Spagna più avanti di noi a livello calcistico?
Dobbiamo sempre prendere esempio da campionati importanti e validi che possono darci spunti per migliorare.

Belotti le piace come prospetto campione?
E' un giovane interessante che quando mette la maglia del Toro o della Nazionale offre le stesse prestazioni. Non è cosa da poco.

Investitori stranieri cinesi e americani stanno prendendosi il nostro calcio. È d'accordo?
Se si vuol tornare grandi c'è bisogno di risorse e se questi investitori portano denaro ben vengano.

Ma avere presidenti all'altro capo del mondo non aiuta, non trova?
Se mancano i presidenti perchè lontani allora servono direttori generali di grande qualità e personalità che devono essere presenti e vicini a squadra e tifosi.


© RIPRODUZIONE RISERVATA