I nuovi talenti Usa che l'Italia non cerca

Dietro Pulisic c'è un movimento in crescita. Bundesliga e Premier sono andati all'assalto dei nuovi talenti. I club italiani no, per due motivi: un limite culturale e perché fare affari è più difficile, per dirigenti e procuratori
I nuovi talenti Usa che l'Italia non cerca
Massimo Basile
3 min

NEW YORK - Due anni fa era al torneo di Viareggio. Poi New York Stars, United NY Stars, adesso è in Portogallo, in prova al Vitoria Guimaraes. Miguel Bustos ha 18 anni, centrocampista, esterno, trequartista, è potrebbe strappare il suo primo contratto da professionista. Balthazar Saunders è ancora più giovane: è del 2002, viene da Brooklyn, è cresciuto nel vivaio dei Red Bulls. In un video si vedono le sue abilità: palleggio stretto, visione di gioco, accelerazioni, una via di mezzo tra Lucas Lleiva e Pirlo. Matteo Ritaccio, 17 anni, invece, ha sangue italiano e gioca da italiano, nonostante sia nato negli Stati Uniti. Adesso è in prova al Liverpool. 

C'è una generazione di giovani talenti americani che sta puntando l'Europa. I club tedeschi, inglesi e portoghesi ricevono segnalazioni, inviano osservatori, poi li "scritturano" per un provino. Adesso tutti si sono accorti degli americani dopo che Christian Pulisic è stato acquistato dal Chelsea per 65 milioni, ma è da almeno cinque anni che il calcio oltre Atlantico ha lasciato la sua dimensione dilettantesca, per diventare una Academy tecnica moderna. Giovanni Reyna è nell'orbita del Borussia Dortmund, Ulysses Llanez in quella del Wolfsburg, Chris Richards è passato al Bayern. Ci sono tutti i maggiori club europei, tranne quelli di un Paese: l'Italia. 

«Forse gli italiani si sentono ancora superiori - commenta Peter Curto, un giovane aspirante avvocato di Brooklyn, tra i fondatori della DnC Sport Management che si occupa di calcio e marketing - e guardano al calcio americano con sospetto, ma basterebbe venire da queste parti per capire che tutto è cambiato». Il sospetto, ma questo Curto non lo dice, è che il problema è la difficoltà per i procuratori italiani di fare affare con gli americani. Le regole sono molto ferree, le quotazioni sono rigide, non c'è spazio per affari redditizi anche sotto banco. «Quando proponi un giocatore a un dirigente italiano - aveva raccontato l'estate scorsa un procuratore di calcio giovanile - quello ti chiede subito "e io quanto ci guadagno?". Neanche vogliono sapere se il ragazzo vale. Quando lo proponi all'estero, ti chiedono un video per poterlo valutare. E naturalmente dimentica affari e soldi extra».

ITALIANI ASSENTI. Non è solo un problema di dirigenti e di agenti del calcio italiano, è proprio la visione limitata del Paese, che non programma, cerca l'affare facile, e si chiude nel cortile di casa. Alle partite delle Nazionali giovanili americane ci sono sempre osservatori di club tedeschi e inglesi. Gli italiani non li hanno mai visti. A una partita di queste, il Dortmund notò Pulisic, lo Schalke Haji Wright. Ma anche il calcio italiano dovrà fare i conti con questa nuova frontiera. Perché altri talenti stanno per emergere negli Stati Uniti. 


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