Galliani esclusivo: "Vinco doppio"

Dal Milan al Monza, dal tetto del mondo alla C: anatomia di due grandi sogni
Galliani esclusivo: "Vinco doppio"
Ivan Zazzaroni
4 min

Un giorno, durante un collegamento radiofonico, spiegò la sua devozione a Berlusconi con queste parole: «Io, un modesto brianzolo, non ero ricco, non ero famoso e non ero bello. Berlusconi mi ha reso ricco, famoso e bello». Tante donne, tante vittorie e qualche sconfitta nella vita di Adriano Galliani e non saprei dire se sono state più le donne o i successi sportivi, non tutte sopportabili le sconfitte. «Non parliamo però di devozione» mi corregge «io per Berlusconi provo ammirazione. Ha vissuto quattro vite. La prima, costruttore. Quando gli altri tiravano su dei condominii, lui tra il ‘70 e il ‘79 ha realizzato Milano 2. Che ha una particolarità: automobili, pedoni e ciclisti non si incontrano mai. La seconda, l’editore, le tv. Ne ha fondate tre, per fare concorrenza alla Rai, inventando la televisione privata in Italia. La terza, il calcio. Il primo luglio dell’87 ci volle tutti al Castello di Pomerio e ci sorprese così: quest’anno vinciamo il campionato, l’anno prossimo la coppa dei campioni e nel ’90 siamo primi nel mondo. Qualcuno rise, altri gli diedero del pazzo, lui rispettò le scadenze. La quarta, il politico. Quando a fine ’93 decise di fondare un partito disse che in sei mesi sarebbe diventato presidente del consiglio, l’11 maggio ’94 era premier». Galliani, 75 anni e una memoria prodigiosa, decine di storie raccontate mille volte eppure sempre divertenti, l’elenco dei numeri positivi e dei titoli come supporto di ogni discorso, ha partecipato da protagonista a trentuno dei 120 anni del Milan e a 70 dei 107 del Monza, il suo Monza: «Avevo 5 anni quando mia madre, l’ho persa a 15 anni, mi portò per la prima volta alla partita, un suo parente, uno zio in seconda mi pare, era stato presidente, il legame familiare era genuino, fresco e stretto. Fu amore a prima vista, un unico disegno. Dal settembre ’75 all’85 ho fatto il dirigente. Fino alla chiamata del cavaliere».

In C state riproponendo il modello Milan, quello che vi consentì di vincere tutto: investimenti non in linea con quelli della concorrenza, ovvero decisamente superiori.

«Errore, e non lo commette soltanto lei. Questo è il nostro primo anno, dal momento che quando Berlusconi rilevò la società il più era fatto. Abbiamo speso 3 milioni per la squadra e cinque per le infrastrutture, centro sportivo, stadio e altro. Gli stipendi sono una voce a parte».

Prima è riuscito a convincere Berlusconi e adesso se lo ritrova primo tifoso.

«Lui vive da quarant’anni ad Arcore, Villa San Martino è a due chilometri da Monza, da lì si vedono le luci del Brianteo. Non ho dovuto convincerlo, ha impiegato un minuto e quindici secondi per dirmi “prendiamolo”. Mi rende molto orgoglioso il fatto di averlo visto a Olbia, Lecco, Como, Busto Arsizio. Ora è tifosissimo. Crediamo entrambi in un valore che coltiviamo con ostinazione, il senso di appartenenza. Per avere successo nel calcio e nella vita è fondamentale».

Ma siete pur sempre in C. Berlusconi e Galliani in terza divisione.

«Per me il Monza è una categoria dello spirito, è un’emozione, è casa. Ulisse è tornato a Itaca».

“Puoi dire a Galliani di tenersi pronto che arrivo”.

«Chi l’ha detto?»

Ancelotti, era solo una battuta. Oggi ha altro a cui pensare.

«Tra un anno e mezzo, quando saremo in serie A, io lo chiamerò».

Leggi l'intervista completa sull'edizione odierna del Corriere dello Sport - Stadio


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