Non soldi, ma stadi e scommesse

Non soldi, ma stadi e scommesse© ANSA
Ivan Zazzaroni
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A Nyon qualcosa si muove. Gianni Infantino sta finalmente pensando di ricorrere al fondo di solidarietà della Fifa (3 miliardi) per attenuare gli effetti disastrosi della pandemia sui conti delle leghe mondiali. Anche in Italia qualcuno si sta muovendo nella direzione giusta, al momento soltanto dal punto di vista della richiesta.

Lo slogan potrebbe essere questo: non soldi, ma opere (stadi) e scommesse. Gravina e Dal Pino, due decisionisti, si trovano infatti d’accordo su un punto che potrebbe essere quello della svolta: la Lega, pur avendo stimato un danno che nella peggiore delle ipotesi sfiorerebbe i 600 milioni, sostenuta dalla federcalcio non pretenderà un solo euro dal Governo, bensì un’apertura sostanziale sul tema “costruzione degli stadi e di altre infrastrutture”. Ovvero una deregulation che consentirebbe ai club che intendono realizzare impianti moderni e concorrenziali con la tv (la Roma di Pallotta o di Friedkin, la Fiorentina di Commisso, il Bologna di Saputo) di accelerare i tempi riducendo al minimo gli ostacoli burocratici. La condizione di emergenza in cui si trovano la serie A, motore del sistema, e principalmente il Paese potrebbe migliorare notevolmente proprio grazie all’abbattimento di vincoli e barriere politiche (primo riflesso, la creazione di migliaia di posti di lavoro?).

Sul recupero delle risorse garantite dal betting ci siamo espressi a più riprese: all’estero non esistono limiti alla pubblicità delle scommesse legali e numerosi club se ne giovano contando su sponsorizzazioni milionarie.

Dimenticavo: non bisogna mai trascurare l’”aspetto imposte”. La demonizzazione degli stipendi dei calciatori è pratica abituale ormai, è utile tuttavia sottolineare che quegli stessi stipendi fruttano allo Stato oltre 1 miliardo l’anno.

Ieri, scrivendo della scadenza del 30 giugno, non mi sono espresso con chiarezza. Rimedio: il calciomercato è paralizzato, molti club anche top (Barcellona, Juve, Real, Man United) che hanno bisogno di vendere o scambiare giocatori per realizzare plusvalenze entro i termini regolamentari, sono impossibilitati a farlo. Lo stato di totale incertezza nel quale versano i club rende impraticabile qualsiasi operazione. Sarebbe perciò necessario creare un dispositivo di legge che cancellasse la deadline e rendesse più flessibili tutti gli obblighi, anche quelli di bilancio. Naturalmente fino al ritorno a una normalità gestionale che si ipotizza avvenga nel 2023-24.


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