Morosini: La lezione vera della mia gente

L'attaccante bergamasco del Brescia, in prestito all'Ascoli, lancia un messaggio di speranza alle popolazioni delle due città lombarde e di Alzano dove viva la sua famiglia, ma ci racconta anche le sue giornate barricato in casa e cosa fa per tenersi in forma. Grazie alla musica e a Guardiola anche mentalmente: «Il silenzio con cui stiamo affrontando questa battaglia contro il morbo del coronavirus ci farà capire cosa conta davvero nella vita. La ripresa? Spero che avvanga quanto prima. Vorrà dire che saremo tornati alla normalità. Mi auguro che si possa presto giocare, ma con i tifosi sugli spalti e superata l'emergenza. Il calcio è soprattutto loro. Gli stipendi dei calciatori? Ho amici che hanno perso tutto, anche i familiari. Noi dobbiamo imparare a pensare come gli altri. Prima i problemi del Paese»
Morosini: La lezione vera della mia gente© LAPRESSE
di Tullio Calzone
8 min


Morosini che effetto fa questa sosta obbligata lontano dalla sua terra martoriata dalla pandemia?
«È una situazione d’emergenza e ci siamo precipitati dentro. Per me, tra l’altro, è un po’ paradossale perché sono ad Ascoli lontano da casa. Il mio pensiero, essendo di Alzano Lombardo, uno dei paesi più colpiti dal Coronavirus, va ai miei genitori, Enrico ed Eleonora, a mio fratello Tommaso (che gioca nel Monza di Berlusconi, ndr) e ai nonni materni e paterni, Luciano e Nella, Claudio e Maria. Stanno bene e lottano quotidianamente».

I suoi messaggi sui social sono tutti ispirati alla speranza. Ce la faremo?
«Ci sono state date delle direttive dal Governo e dobbiamo rispettarle scrupolosamente. Al di là di queste regole di vita, siamo noi gli artefici del nostro destino. Questa è una partita non scontata e che può non durare 90 minuti perché l’avversario non lo conosciamo. Ma la vittoria finale la determineremo noi».

Tornare a giocare sarà possibile?
«Sarà molto difficile sotto tutti i punti di vista. Ma dobbiamo farci trovare pronti. Sarà complicato anche mentalmente. Ma aspettiamo fiduciosi e ora rivolgiamo il nostro pensiero a qualcosa di più importante. Ovvero superare questa crisi terribile».

Come immagina possa finire questo campionato di B che lei ha vinto nella scorsa stagione col Brescia?
«Se dovesse continuare diventerà ancora più difficile perché le variabili aumenterebbero inevitabilmente. Il Benevento è una spanna o anche due sopra le altre. Poi vedo una bagarre sino alla fine per la promozione ma anche per salvarsi».

Cosa fa per tenersi in forma dal punto di vista fisico e per farsi trovare pronto qualora, come tutti ci auguriamo, si possa tornare in campo?
«Un calciatore ha bisogno di molti spazi ed è complicato fare lavoro aerobico e di forza. La cosa più difficile è sostituire la corsa, perché non si può uscire di casa. Il prof Artico ci segue costantemente e ci ha fornito dei programmi. Ci ha suggerito attività alternative. Lui ha tre lauree ed è una guida preziosa per tutti noi. Certo, il lavoro sul campo è un’altra cosa. Ma noi siamo professionisti e sappiamo come comportarci. Anche dal punto di vista alimentare. Bisogna stare attenti alle olive ascolane!».

La sua giornata di atleta come si articola al tempo dell’emergenza?
«Sveglia libera, non troppo presto, ma nemmeno troppo tardi. Colazione e studio. Sto preparando un esame di pedagogia, sono iscritto alla Facoltà di Scienze Motorie dell’Università eCampus, l’Ateneo sponsorizzato da Cristiano Ronaldo. Avrei potuto anche incontrarlo il fuoriclasse portoghese con il Brescia, ma la Juve lo aveva lasciato a riposo. Peccato. Tornando alla giornata tipo, c’è il pranzo e nel pomeriggio un’ora e mezzo o due di allenamento. Infine si ammazza il tempo con tv e musica».

Musica altra sua passione. Con quali altri hobby?
«Calcio e musica sono la mia vita. La prima è anche un lavoro, l’altra la coltivo da autodidatta. Ma mi aiuta tantissimo. Vedo documentari sul Manchester City, leggo libri su Guardiola che a Brescia ha lasciato un grande segno. Il nostro team manager, Edoardo Piovani, ci racconta tutto di lui che a Brescia ha giocato con Baggio ai tempi di Mazzone. Personaggi unici».

Da tempo Morosini si è segnalato come un talento. Cosa manca per giocare stabilmente in A?
«Nei primi sei mesi a Brescia non ho avuto tantissimo spazio. Ma con Cellino c’è un ottimo rapporto e non voleva mandarmi ad Ascoli. Ho bisogno di continuità e con il mio procuratore, Claudio Vigorelli, abbiamo scelto questa soluzione. Perché non ho ancora giocato in A con continuità? Evidentemente qualcosa mi manca. Ma ho 24 anni e lavoro per migliorarmi. Ora sono contento di essere ad Ascoli».

Gli allenatori a cui deve di più?
«Pensavo proprio l’altro giorno, da quando gioco, solo una volta ho avuto un allenatore per due campionati di fila: Boscaglia. Ma ci sono stati anni che ne ho cambiati tre o addirittura quattro. Ho iniziato all’Inter, poi all’Albinoleffe con Mondonico e Madonna con Aladino Valoti ds. Anche se è stato Ivan Javorcic, ora alla Pro Patria, il mio maestro a livello giovanile. Tra i professionisti Novellino, Brocchi e Boscaglia mi hanno insegnato tantissimo».

Le Universiadi vinte, dopo 18 anni, con l’ex presidente di Lega B Andrea Abodi e con Massimo Piscedda in panchina restano un ricordo indelebile. Che emozioni ricorda di quell’esperienza trionfale in Corea del Sud?
«E’ stata un’esperienza incredibile in Corea del Sud. Sono passati un po’ di anni ma è ancora vivissima, al di là del trionfo sportivo. È stata una cavalcata avvincente. Noi volevamo solo partecipare, invece ci siamo ritrovati in finale. Eravamo un gruppo forte e affiatato: Manfredini e Paleari, Cappelletti, Mora, Faragò, Dezi, Biasci solo per ricordarne qualcuno. Grandissima persona Piscedda, perché ci ha fatto divertire senza stressarci e ci ha responsabilizzati tutti. Ci ha fatti crescere. Il presidente Abodi ci è stato vicinissimo e ci ha fatti sentire importanti. Ogni tanto ci sentiamo ancora».

Ci può indicare qualche giovane che l’ha impressionata in questa stagione in B?
«Ce ne sono tantissimi. Sto giocando con Scamacca che è davvero fortissimo e ha delle grandissime potenzialità. Avrà spazio nel nostro calcio in futuro. Certamente crescerà. Poi indicherei Frattesi che già ha fatto una stagione importante proprio qui in bianconero. E si sta confermando anche ad Empoli e questo è un segnale perché in B è difficile ripetersi a certi livelli»

Ad Ascoli lei è subito entrato nel cuore dei tifosi. Cosa sente di poter promettere?
«E’ una piazza importante. Purtroppo in questa situazione è anche difficile pensare al calcio e fare promesse. Ma da quello che ho capito la passione è tanta e quello che tutti si attendono è che l’emergenza svanisca presto, per tornare a giocare con il pubblico sugli spalti. Perché il calcio è della gente».

Un augurio per i bergamaschi e per i bresciani che soffrono assediati dal morbo?
«Sono vicinissimo a tutti loro e, in particolare, ad Alzano. La cosa che vorrei sottolineare è il silenzio e la dignità con cui questo popolo sta vivendo una tragedia immane. Ho tanti amici che hanno perso familiari eppure combattono ogni giorno per farcela e non si arrendono. Sono a tutti loro vicino e rimango fiducioso. Siamo gente forte. E sono certo che con le nostre qualità ce la faremo a uscirne e a ripartire».

Ogni crisi racchiude sempre delle opportunità. Secondo Morosini cosa dovremo imparare da questa tragedia del coronavirus?
«In cinese il termine crisi significa momento cruciale. La nostra società è abbastanza frenetica e non ti dà tanto tempo per ragionare. Invece, in questo periodo possiamo riflettere e reimpossessarci del nostro tempo e delle relazioni essenziali della nostra vita, quelle che contano veramente. Il lavoro e il business in questa società liquida hanno tolto dal centro dell’attenzione l’uomo. Spero che questa lezione lo rimetta al centro di tutto. Per noi calciatori l’importante e aspettare serenamente. C’è chi prenderà decisioni importanti e abbiamo il dovere di rispettarle. Il lavoro, la riduzione degli stipendi, la ripresa del campionato sono tutte cose importanti. Ma i calciatori dovranno sentirsi come tutti gli altri italiani. Prima di noi c’è tanta gente che ha perso tantissimo. Ora la priorità è la vita».

In bocca al lupo.
«Crepi. Anzi, sono certo che creperà».
Parola di Leonardo!


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