L’anticipo di Chiellini, il tackle riuscito alla Juve

L’anticipo di Chiellini, il tackle riuscito alla Juve© Juventus FC via Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Immaginavo che toccasse all’Aic, invece la prima proposta concreta sul taglio degli stipendi dei calciatori è giunta da un difensore-icona, Giorgio Chiellini, peraltro laureato in Business administration presso la Scuola di Management e Economia dell’Università di Torino. Subito mi sono chiesto come l’avesse presa la dirigenza juventina, in seguito ho pensato a Tommasi e Calcagno, presidente e vice dell’assocalciatori, il sindacato molto attivo - e da più parti osteggiato - in questa fase. Ieri mattina un avvocato specializzato in diritto sportivo, oltretutto ex calciatore di serie B, il battagliero Salvatore Scarfone, mi ha ulteriomente stuzzicato con questo messaggio: «Non ti sembra un po’ imbarazzante e delegittimante che i senatori della Juve, che fanno parte del direttivo dell’Aic, scavalchino proprio il sindacato?».

Come l’ha presa Agnelli l’ho saputo in serata: ha fatto da sé, ringraziando giustamente calciatori, allenatori e staff per la collaborazione e il “sacrificio” accettato. In una nota diffusa intorno alle 19 la Juve ha infatti spiegato di “aver raggiunto un’intesa con i calciatori e l’allenatore della prima squadra; intesa che prevede la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020. Ha aggiunto che “nelle prossime settimane saranno perfezionati gli accordi individuali con i tesserati“. Il piano consentirà alla società, che è quotata in Borsa, di ottenere “effetti economici e finanziari positivi per circa 90 milioni“.

In sostanza la Juve ha fatto, come spesso accade, da apripista: essendo un’azienda privata appartenente idealmente, per vocazione, e non solo, più all’Uefa che alla Lega calcio, ha sottolineato di nuovo la distanza.

Nelle prossime ore sarà interessante verificare l’impatto dell’accordo Agnelli-giocatori sul resto del nostro mondo.

Breve inciso: chissà perché ho la netta sensazione che Chiellini studi già da dirigente della Juve - personalità e competenza non gli fanno difetto -, ruolo che non dispiacerebbe nemmeno a Buffon, che di Chiello è più vecchio di 7 anni. La partita, un derby, è in corso. Almeno questa.

Ci sono poi riflessioni che possono nascere da una chiacchierata tra persone che si conoscono da anni e frequentano lo stesso ambiente, spunti che aiutano a spiegare in modo più chiaro al lettore origini, scenari e prospettive di un tema come quello dei tagli. A tal proposito uno scambio di vedute che ho avuto con Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, mi sembra interessante e rafforza il contenuto del piano juventino.

Riporto le sue precisazioni e le conclusioni: l’accordo che lega il calciatore al club rientra nei cosiddetti contratti a prestazione corrispettive o sinallagmatici: alla prestazione del calciatore corrisponde il pagamento dell’ingaggio. Le disposizioni governative che si sono succedute in questi giorni e che impediscono lo svolgimento delle gare non consentono di fornire la prestazione. E fin qui, tutto chiaro. L’impossibilità non dipende dalla volontà dei club, ma dal rispetto delle norme di contenimento del contagio.

In altri termini, non è la società che decide di non far disputare le partite (cosa che per assurdo potrebbe accadere se scegliesse di ritirare la squadra dal campionato), bensì lo Stato. Con questo presupposto la società ha diritto a una riduzione della prestazione. Diverso sarebbe se fossero le società a decidere di interrompere il campionato in accordo con Lega e Federazione.

Finché è il governo a imporre la sospensione per motivi di salute e di interesse del Paese, il calciatore non può recriminare. Nel momento in cui fossero i club a decidere in tal senso, il calciatore potrebbe pretendere il rispetto del contratto.

«Abbiamo davanti a noi il grave problema di come affrontare questa crisi e devo sottolineare un atteggiamento incomprensibile dell’Aic» spiega Ghirelli che naturalmente parla di C ma estende i concetti alle categorie superiori.

«E' necessario un approccio alla questione avendo ben chiaro che lo scenario è radicalmente cambiato: non siamo più nel pre-Coronavirus, dove comunque lamentavamo già problemi finanziari e inseguivamo a fatica la sostenibilità economica. Qui si rischia di far saltare il sistema. La crisi mette in discussione la continuità aziendale, non a caso Agnelli ha parlato di danno esistenziale. E' un momento particolare in cui bisogna avere grande lucidità. I presidenti sono preoccupati dell’oggi, ma soprattutto per il futuro. Bisogna procedere con la riduzione degli emolumenti dei calciatori, secondo scaglioni. Il taglio, che riguarda i mesi da marzo a giugno, deve naturalmente essere in rapporto all’ingaggio, e la cifra che resta dopo il taglio va spalmata nei mesi, come fa il Governo con i contributi e le tasse. Nel post-virus tanti saranno chiamati a sostenere sacrifici in percentuale diversa. Prima si decide nel merito e meglio è». Possibilmente tutti insieme.


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