Malafora e Spadagò

Malafora e Spadagò© ANSA
Ivan Zazzaroni
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Questo è un articolo poco pasquale. Mi scuso in anticipo: non è tempo di polemiche, né di malizie. Ma non potevo evitare di scrivere, incoraggiando apertamente - noi del Corriere - la rapida e salvifica ripartenza del campionato. Usti, abbiamo un problema: non riusciamo più a capire le mosse e le intenzioni di Giovanni Malagò, 61 anni, presidente del Coni e membro a titolo individuale del Cio, per gli oppositori e gli invidiosi Mister Aniene, per gli amici Giovannino, uomo di relazioni tormentate ma raramente tormentose, eloquio brillante, bella presenza, appassionato di calcio, tifoso romanista - suo padre, gran signore, è stato a lungo dirigente della Magica - eccellenti rapporti nazionali e internazionali che sa intrattenere come pochi altri al mondo, cultore della mediazione con il sorriso eppure involontariamente (?) divisivo.

Dal tutti contro uno, lui, è passato all’uno (anzi due) contro tutto. Per mesi l’anno scorso dovette lottare con l’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti (Lega) che era arrivato a un passo dallo sfilargli la poltrona da sotto il sedere e il portafoglio dello sport, istituendo quella che oggi è Sport e Salute (ex Coni Servizi). Rintuzzati anche gli attacchi trasversali di qualche dirigente federale dell’opposizione più o meno manifesta, il Nostro se l’è dovuta vedere, in seguito, con il manager Rocco Sabelli, eletto presidente e ad di S&S, un tipo tutto d’un pezzo, tant’è che dopo poco ha capito che non era aria.

Ora Malagò è indicato come il principale ostacolo di Gabriele Gravina nella partita per la ripresa e la conclusione del campionato di serie A.

Quello che sfugge ai più è il motivo che lo spinge a intralciare il lavoro del governatore del calcio italiano (che negli ultimi tempi ha tirato fuori due palle grandi come l’Olimpico); calcio che con 400 milioni l’anno tiene in vita le altre discipline. Avendo raccolto un po’ di voci forse disordinate, ma concordanti, e con un discreto grado di attendibilità, le riferisco non prima però di aver chiarito che - curiosamente - lo stesso Malagò, pressato dagli atleti, aveva provato in tutti i modi a evitare il blocco definitivo degli sport olimpici.

Ecco le ipotesi che si incrociano e talvolta accavallano:

1) Ha raggiunto un’intesa con il ministro dello sport Spadafora, del quale - anche in qualità di presidente delle federazioni - è divenuto il prezioso consulente. Ieri, mentre il premier Conte annunciava al Paese il piano per la ripresa delle attività, Spadafora inviava a Malagò una lettera che conteneva le disposizioni del blocco degli allenamenti fino al 4 maggio e si presentava in diretta facebook per giustificarlo. Dettaglio ininfluente: in un mondo normale Malagò e i 5Stelle sarebbero incompatibili.

2) Non sopporta l’autonomia del calcio, punta al commissariamento della Figc che peraltro sotto Gravina sta facendo risultati e fatturato. In passato Malagò aveva smentito le voci che lo davano interessato alla carica di commissario della Lega.

3) Risponde alle ripetute richieste dei sei presidenti e di un dirigente della serie A che per evitare fallimenti, retrocessioni e altre uscite, oppure per ambizioni supereuropee, si oppongono con tutte le forze alla ripartenza. Una follia: se dovessero ricominciare soltanto gli altri campionati – Bundesliga, Premier, Liga – il valore patrimoniale dei nostri club e degli asset si polverizzerebbe. Per un paio di club, sempre secondo le voci di dentro, lo scopo è - appunto - la desertificazione della serie A, l’impoverimento del “ceto” medio-basso per tentare la carta della SuperLega.

4) Viste le recenti incresciose esternazioni di uomini delle Istituzioni, giustificabili solo con le obiettive difficoltà del momento e il rischio di essere depoltronizzati, in amicizia si è portati a pensare che c’è chi può fare certe sparate ma non il presidente del Coni, abitualmente forte e sicuro nel dire quanto nel fare. Conosco abbastanza bene Malagò, per questo ciò che sto sentendo e vedendo mi sorprende: del calcio di serie A sa molte cose, sa anche e soprattutto quanto sia diverso dagli altri sport e quanto determinante, unico e irrinunciabile, in termini di sostegno economico per lo sport italiano.

Prima la Salute e poi lo Sport, chiaro: ma se le due cose potessero camminare di nuovo insieme ce ne gioveremmo tutti. Ricordate i pedagoghi e il loro mens sana in corpore sano?

Buona Pasqua. E speriamo che sia di resurrezione anche del calcio e del buonsenso.


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