Il silenzio degli Agnelli

The silence of the Lambs. Manca la voce più importante. La più pesante per titoli, investimenti, fatturato, ambizioni, esposizione. Quanto sarebbe bello e utile sentire Andrea Agnelli parlare in italiano, non in europeo. Dell’Agnelli presidente dell’Eca conosciamo il pensiero: settimane fa, insieme a Aleksander Ceferin, presentò il piano dei 45 giorni: ripartenza a fine maggio, chiusura a metà luglio. Ma è l’Agnelli presidente della Juve prima in classifica con un punto di vantaggio sulla Lazio di Diaconalotito che, al di là della naturale vocazione alla riservatezza, non si pronuncia apertamente lasciando che siano gli altri a parlare e talvolta a malignare sulle sue effettive intenzioni.

Certo, ha detto che lo scudetto di cartongesso non gli interessa e che, di riflesso, è contrario alla cristallizzazione della classifica nel caso in cui questo campionato non ricominciasse. Ma da quale parte della barricata sta, oggi? Con Gravina, l’istituzione, che vuole (e deve) assolutamente completare il programma delle partite prima di dare il via alla stagione 2020-21, oppure con i sette “monaci di clausura” che spingono affinché il governo decreti la fine delle ostilità?

Anche nell’articolazione dell’accordo sul taglio degli stipendi di calciatori e tecnici, che naturalmente ha raggiunto prima di ogni altro presidente, Agnelli ha tenuto in considerazione le due ipotesi: ma allora perché i suoi colleghi, qualcuno in federazione e altri in Lega ci segnalano ripetutamente che, assai più di Zhang jr., da subito in Cina, Andrea ha tutto l’interesse a chiuderla qui per desertificare la Serie A e trasferire inevitabilmente la Juve nell’amatissima Superlega, torneo in grado di garantirgli ricavi in linea con gli investimenti?

AA, cercasi dichiarazione definitiva. È contrario alla natura del giornalista elogiare il silenzio e chi lo rispetta, per cui - per amor di verità e per porre fine alle chiacchiere da bar chiuso per decreto - avverto un’indifferibile urgenza di chiarezza. Fiat lux, faccia lui, alla Dall’Ara. O meglio ancora: faccia luce.