Casasco dalle nuvole

Casasco dalle nuvole© Inter via Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Non capisco più Maurizio Casasco. O meglio, spero di non averlo capito. Lo conosco da molti anni ma adesso non lo riconosco. In due parole: sessantasei anni, pavese di Rivanazzano, bresciano di adozione, laureato in Medicina e specializzato in Medicina dello Sport, nel 2012 è stato eletto presidente di Confapi (ottenendo in seguito tre riconferme). Oltre a essere presidente e ad della bresciana CDS Diagnostica, ricopre le cariche di presidente della Federazione Medico Sportiva e di presidente della Federazione europea di Medicina dello Sport. È membro del Consiglio del Coni, oltre che della Lega. Inevitabilmente socio del circolo Aniene, di recente è entrato in Herbalife.

Il suo motto è «mai avere paura del cambiamento», ne sanno qualcosa ben cinque società di calcio: è stato due anni al Genoa, tre alla Fiorentina, due al Toro e due al Brescia, sempre da direttore generale, ha chiuso al Monza come ds. La materia la mastica.

Casasco è uomo di rara eleganza, di ottime relazioni ed è presuntuoso quanto chi scrive, ultimamente è così carico di impegni e ruoli da aver deciso di sdoppiarsi. Quando è presidente di Confapi, l’associazione che riunisce 80mila piccole e medie imprese, afferma che «è necessario riaprire le imprese che hanno commesse all’estero, e di farlo in sicurezza. Le aziende sono disposte a coprire i costi dei test rapidi ematici per la ricerca di anticorpi, sicuri all’80%, di certo più efficaci delle mascherine». E annuncia orgoglioso: «Faremo delle fabbriche il luogo più sicuro». Splendide intenzioni, le condivido in toto. Si becca tuttavia la risposta stizzita dei sindacati, i quali gli ricordano che «non è il momento di forzare una data». Quando invece veste i panni del presidente dei medici sportivi dichiara che «lo sport non può correre da solo e che la ripresa degli allenamenti – aggiungo all’aperto, non al chiuso di una fabbrica – deve avvenire solo in sicurezza. Decida il Governo». So per certo che avrebbe tanto piacere che fosse il Coni a presentare il protocollo sanitario. Why, Maurizio?

«Se un giocatore risulterà positivo, di chi sarà la responsabilità?» domanda infine. «E se un operaio da millequattrocento euro al mese di una delle 80mila imprese di Confapi risulterà positivo» domando io «chi si prenderà la colpa…?». Lascio Casasco al suo sdoppiamento e, avendo ricevuto una sola risposta (positiva) alle domande al calcio italiano formulate ieri - l’Uefa ha liberato i primi 70 milioni per i club - mi (e le) ripeto:

1) Quali norme avete modificato per facilitare la sopravvivenza al virus dei club, tipo far slittare i termini della messa in mora e quindi le scadenze entro le quali vanno pagati gli stipendi?

2) Cosa avete fatto per ottenere gli aiuti economici per ora soltanto ventilati da Infantino (Fifa)? Qualcuno si è attivato? Se sì, riscontri? Vi siete mossi per lo stesso motivo anche con Fifpro che si è limitata a presentare un’imperdibile ricerca sulla depressione dei calciatori ai tempi del Covid 19?

3) Avete ottenuto qualcosa dal Governo? Insomma, cosa è stato fatto, in concreto, per contrastare la crisi economica sbandierata ovunque, al di là di pretendere la riduzione dei compensi dei calciatori?

4) Chi sono i presidenti o i dirigenti che nonostante il comunicato di mercoledì della Lega («tutti uniti per tornare a giocare») continuano a spingere su Spadafora, Ricciardi, Speranza e derivati affi nché il Governo blocchi il campionato con un bel decretino? In quel caso i nostri eroi potrebbero provare a tagliare le 4 mensilità “in sospeso” con la scusa dell’imposizione governativa. Uso il condizionale perché lo vai a spiegare tu al giudice che un provvedimento del genere può modifi care un accordo tra privati quale è, appunto, il contratto società-calciatore. Per caso, sono gli stessi che si inalberano quando Sky e Dazn chiedono - giustamente - la sospensione dell’ultima rata stagionale (233 milioni) dal momento che da marzo non hanno partite da trasmettere e adesso rischiano di farne a meno per altri tre mesi?

5) Quali e quante sono le società di Serie A che non hanno ancora pagato febbraio? Ripeto, febbraio, mese in cui si è giocato. Mi dicono che una sia ferma addirittura a gennaio.

6) Per quale ragione l’Aic ha inviato a tutti i calciatori un questionario - in forma anonima - invitandoli a dare un parere sulla situazione attuale e sull’eventualità di tornare in campo? A che pro? Per togliersi qualsiasi dubbio o, piuttosto, per ripulirsi la coscienza nel caso in cui il Governo richiedesse un’opinione interessata sul prosieguo della stagione?

7) Quale società di Serie A fuori dalla zona retrocessione ha chiesto a suoi giocatori di posticipare il pagamento di marzo, cancellare (decisione consensuale) aprile, spostare a settembre il versamento di maggio e spalmare nei mesi a seguire quella di giugno poiché in caso contrario non avrebbe i soldi per iscriversi al campionato?

Questo è uno di quei rari momenti in cui vorrei essere tedesco. Quarant’anni fa sulla riviera romagnola, manco per idea.


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