Proposta choc del virologo Pregliasco: "Quarantena dopo ogni partita"

L’idea estrema: «Sfalsare il calendario e dare a ogni squadra quattordici giorni di riposo»
Proposta choc del virologo Pregliasco: "Quarantena dopo ogni partita"© ANSA
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Il protocollo è la chiave di tutto. Quel protocollo consegnato a Vincenzo Spadafora, ministro dello sport, e a Roberto Speranza, titolare del dicastero della salute, e varato dalla commissione medico-scientifica della Figc presieduta dal professor Zeppilli. Quel protocollo che ha portato alle dimissioni del medico del Torino, Tavana, probabilmente perché non consultato prima della stesura finale del documento. E che ha condotto alla fumata grigia del confronto di mercoledì tra i vertici del calcio e i rappresentanti del governo. «Un protocollo molto rigido e con molte situazioni, come gli allenamenti, sigillate», dice Walter Ricciardi, che non può dire di più né commentare, essendo consulente del ministro della salute nel campo dell’emergenza coronavirus. Comunque, un protocollo definito “credibile” dagli specialisti che l’hanno visto. Ovviamente i controlli sulla sua applicazione sono fondamentali. Ma la fumata grigia c’è anche tra le squadre di calcio, tra le società di Serie A. Non tutte vogliono riaprire il campionato ora. Una domanda divide medici, presidenti e calciatori: si riparte, e se poi c’è un contagio? Se c’è un caso positivo? Tutti i contatti, da tre giorni prima, del contagiato finiscono in quarantena, come da decreto di febbraio? O si possono definire regole di ingaggio diverse per la Fase 2? Perché se tutti i contatti vanno in quarantena anche la coda di campionato rischia di andare in tilt. La stessa domanda in Germania non ha diviso i rappresentanti delle società calcistiche, non ha innescato tempeste in Bundesliga. La risposta è stata: quarantena per il positivo e tamponi a tutti gli altri, ripetuti ogni 5-7 giorni. Se compaiono altri positivi anche quelli vanno subito in quarantena. [...] 

L'idea estrema di Pregliasco: "Quarantena dopo ogni partita"

L’immagine ha un grande peso in tempi come questi, mentre gli operai tornano in fabbrica per la Fase 2 e altri lavoratori cercano di far ripartire il Paese, infondendo anche fiducia alla popolazione. Ma allora che cosa fare? Per esempio, rispettando l’anonimato di chi ha avanzato questa ipotesi, riaprire il campionato facendo giocare le partite in città meno a rischio rispetto alle zone con ancora troppi casi positivi e decessi. Peraltro, aspettando di vedere come evolve la situazione da qui al 4 maggio. Quindi più trasferte in zone meno “rosse”. Ovviamente, tamponi e test sierologici per tutti prima e durante questa coda di campionato. I test che il virologo dell’università di Milano, Fabrizio Pregliasco, chiama “virologia”. Ma non c’è un modo per evitare la quarantena per tutti se c’è un contagiato in squadra? «Si potrebbe ipotizzare una strada costosa, alla tedesca, test sierologici per vedere le immunoglobuline G e M e tamponi a tutti prima del ritorno agli allenamenti, e non solo ai calciatori. I test di virologia sono quelli di cui si parla in questi giorni. Vedere se ci sono immunizzati, ossia calciatori che sono risultati positivi in passato e poi negativizzati ma che hanno sviluppato anticorpi. Tamponi e test vanno ripetuti ogni settimana, per tenere sempre sotto controllo il quadro coronavirus. E per tentare di contenere le quarantene, disegnare il calendario, ma non so se ora è possibile, in modo che ogni squadra giochi ogni quattordici giorni. Cioè le partite ogni settimana, ma sfalsate in modo tale che ogni squadra giochi ogni due. Praticamente il tempo della quarantena».


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