D'Amario: "Allenamenti collettivi dal 18 maggio? Non lo escludo"

Il direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, nonché membro del comitato tecnico scientifico: "Vediamo come migliorare il protocollo, nei club ci sono momenti che sono di alta esposizione al rischio"
D'Amario: "Allenamenti collettivi dal 18 maggio? Non lo escludo"© Juventus FC via Getty Images
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“Lo sport a livello di prevenzione sanitaria è una delle misure più importanti per il nostro stato di salute. Abbiamo un ufficio predisposto anche all'attività fisica e ci rendiamo conto di quanto sia importante per tutta la popolazione e per le attività sportive la possibilità di poter riprendere. Naturalmente per quanto riguarda lo sport individuale c'è stata un'apertura, anche per quella sportivo-ricreativa, perché la sedentarietà è una delle cause di varie malattie". Ha cominciato così, in diretta a Radio Punto Nuovo, Claudio D'Amario, direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute e membro del comitato tecnico scientifico. 

D'Amario: "Non escludo allenamenti collettivi dal 18 maggio"

"Abbiamo specificato che in caso di corsa, non da soli, ci vuole un distanziamento di almeno 2 metri perché l'iperventilazione può portare ad una maggiore trasmissibilità. Il comitato tecnico-scientifico ha come priorità la salute e così come abbiamo fatto per tutte le altre attività sociali, senza dimenticare che il calcio è un'industria, non potevamo non valutare bene questo protocollo. Il protocollo è arrivato alla nostra attenzione e stiamo lavorando cercando di capire i punti di forza e quelli di debolezza. E' un protocollo che richiede di stare per un bel po' di giorni chiusi, tutti insieme, quindi con massima collaborazione c'è massima apertura. Apertura degli allenamenti collettivi al 18 maggio? Non escluderei nulla. Stiamo lavorando molto, sono previsti ulteriori incontri in settimana, vediamo quali sono i punti da migliorare di certi protocolli".

"Ecco i momenti di alta esposizione al Coronavirus"

"E' ovvio che alcuni sport rappresentano un rischio per la collettività ed alcune attività sono state rinviate, come la ristorazioni, una serie di servizi alla persona, che per adesso necessitano di approfondimenti. C'è un'attenzione nei confronti di tutte le attività sociali, importanti anche per la ricreazione individuale e collettiva. Punti ancora in dubbio? Alcune procedure devono essere riviste per garantire meglio la salute. Nei club ci sono momenti che sono di alta esposizione al rischio: spogliatoi, consumo di pasti, vanno valutati bene questi momenti. Sono interista, ma il Pescara mi appartiene. Mettiamo tanta passione in ogni ambito del Paese, è vero che siamo stati colpiti duramente, ma tutta l'attenzione dedicata all'approfondimento epidemiologico ci metterà ai primi posti per le ripartenze in Europa. L'Europa ci ha anche guardata un po' meravigliata quando abbiamo chiuso aeroporti, porti, magari se l'avessero fatto anche loro, i contagi sarebbero ridotti".

"Il calcio non pesa sul sistema sanitario"

"Per quanto riguarda il calcio dico che bisogna guardare con serenità a tutte le attività produttive. Dico che è legittimo da parte di un'associazione far capire e volersi adeguare alle massime cautele, percepisco l'impegno di Serie A e Serie B a riguardo. Capisco anche che la politica deve essere garantista dal punto di vista sanitario, anche nei confronti degli atleti. Non ci sono chiusure, facciamo solo attenzione alla riapertura. Abbiamo tardato sui servizi per la persona per capire meglio come garantire la sicurezza di tanti, ma il calcio ci aiuta. Hanno strutture diagnostiche, quindi non peserebbero sul sistema sanitario, hanno medici molto forti. I protocolli clinici sono uguali per tutti i cittadini italiani a qualsiasi titolo e qualsiasi incarico hanno all'interno della società: il percorso da seguire è uguale per tutti".


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