Bonaccini esclusivo: "Perché ho riaperto al calcio"

Il Governatore dell’Emilia-Romagna, che ha una formazione calcistica ("ho giocato a undici fino a 38 anni") e una singolare passione per lo sport, spiega così l’ordinanza: "Buonsenso e sicurezza nel pieno rispetto del Dpcm e del ministro. Il calcio è un patrimonio sociale e industriale del Paese. Tifo Juve e Modena, e per i giovani..."
Bonaccini esclusivo: "Perché ho riaperto al calcio"
Ivan Zazzaroni
2 min

«È consentito l’allenamento in forma individuale di atleti professionisti e non professionisti riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), dal Comitato Italiano Paralimpico (Cip) e dalle rispettive federazioni, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento in strutture a porte chiuse, anche per gli atleti di discipline sportive non individuali».

È il punto-chiave della sua ordinanza, governatore Bonaccini. Tutto è ripartito da lì. Dopo l’Emilia, si sono mossi il Lazio e la Campania, forse vi seguiranno il Veneto e la Toscana… Il ministro Spadafora non deve averla presa benissimo.
«Abbiamo agito nel pieno rispetto del decreto e delle specificità del ministro con il quale ieri mi sono sentito al telefono».

Cosa le ha detto?
«Ci siamo confrontati, altro non le posso dire. Noi abbiamo usato il buonsenso, prima di arrivare all’ordinanza ho parlato con i dirigenti di Bologna e Sassuolo e ci siamo trovati immediatamente su un punto, l’evidente riduzione del rischio se i calciatori si alleneranno individualmente e secondo criteri molto precisi in spazi chiusi e protetti piuttosto che in un parco pubblico. Mi ha fatto piacere che alcuni colleghi siano approdati con altrettanta rapidità e decisione alle stesse conclusioni... Non riesco a pensare a Ronaldo che corre al parco inseguito dai tifosi che gli chiedono l’autografo, non ce la faccio proprio. Buonsenso e conoscenza, niente di più. Il calcio è un patrimonio sociale del Paese, ha bisogno di attenzioni speciali per ciò che esprime e vale in termini economici e di popolarità. Glielo ripeto, non sono andato contro il ministro, che ha la mia fiducia. La regione Emilia-Romagna è permeata di sport, non solo di calcio, abbiamo peraltro quattro società che ci rappresentano in Serie A, un primato nazionale. Per noi lo sport è un veicolo importantissimo anche in termini di promozione del territorio, non a caso Davide Cassani collabora con noi. Siamo la regione che l’anno scorso ha organizzato il maggior numero di manifestazioni sportive, cinque tappe del Giro d’Italia con la partenza da Bologna, e non dimentico l’Europeo Under 21 con tre nostri stadi impegnati».

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