Simone Valente: "Palla al Premier"

Parla il capogruppo 5stelle alla Camera e membro della commissione cultura. Sull’intervento del ministro Spadafora nel corso del question time, dice: "In questa fase è preferibile un approccio laico globale. Il parere della commissione tecnico-scientifica è importante nella fase iniziale. Ma la decisione è un’esclusiva di Governo e Parlamento"
Simone Valente: "Palla al Premier"© ANSA
Ivan Zazzaroni
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Cerco Simone Valente non appena Vincenzo Spadafora conclude l’intervento alla Camera: durante il question time il problema sono state - al solito - le answers, le risposte del ministro. Gli esprimo subito lo stupore per il riferimento fatto da un’istituzione alla posizione di alcuni ultrà contrari alla riapertura. «In questa fase credo sia preferibile un approccio laico globale» mi dice il trentatreenne capogruppo dei 5 Stelle alla Camera, nonché sottosegretario alla Presidenza del Consiglio alle dipendenze del Ministro per i Rapporti con il Parlamento. «Preciso che come membro della commissione Cultura devo occuparmi anche dello sport… I tifosi sono importanti, lo sono tanto quelli organizzati quanto gli altri che costituiscono una forma di partecipazione popolare. La questione della ripartenza riguarda chi il calcio lo segue con passione ma in primo luogo chi lo produce. Il tema principale è quello della tenuta economica dell’intero sistema. Senza la tenuta non può esserci lo spettacolo… Va evitato il collasso. E non si può trascurare il fatto che già nel 2016 la contribuzione fiscale e previdenziale aggregata del calcio professionistico sfiorò 1,2 miliardi di euro. In seguito la cifra è addirittura aumentata raggiungendo l’anno scorso il miliardo e quattro. Tutti soldi che entrano nelle casse dello Stato e che ritornano allo sport, a tutti gli sport... Ho appena letto, poi, che almeno in 50mila rischierebbero il posto di lavoro nel caso in cui il campionato si fermasse. Sono numeri che inquietano e hanno un peso rilevante. In questo sistema lavorano tantissime persone: giornalisti, addetti al merchandising e tanti altri, il Governo non si può permettere di creare sofferenza economica al calcio».

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