Se questa non è fame di calcio

Se questa non è fame di calcio© EPA
Ivan Zazzaroni
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Sabato la prima giornata della Bundesliga anti-Covid ha battuto tutti i record in termini di ascolti. L’audience è addirittura triplicata (+320%): per le partite del pomeriggio Sky Deutschland ha riunito davanti alla tv 3.680.000 spettatori, più del doppio dei tradizionali sabati calcistici, ai quali si sono aggiunti i 2 milioni e mezzo per il multiplex sul canale gratuito. Anche in Italia la Bundes ha fatto il botto: oltre mezzo milione di media, altro triplo salto.

In queste ore perfino i politici tedeschi che fino alla vigilia della ripartenza si erano schierati contro il calcio stanno applaudendo la decisione della Merkel definendola «un passo verso la normalità».

Sempre sabato, in serata, mentre a Francoforte si stava ancora giocando, il nostro premier ha risposto alla domanda di un giornalista di Sky con queste parole: «Il ministro Spadafora sta seguendo con grande attenzione il mondo dello sport: è molto responsabile, come tutto il governo. Prima bisogna capire e aspettare che si realizzino le condizioni per garantire la ripresa del campionato in condizioni di massima sicurezza. Per avventurarsi a dare una data serve qualche garanzia in più che in questo momento, parlando con Spadafora, non c’è. Speriamo che si realizzi quanto prima».

Spadafora, quello «che sta seguendo con grande attenzione il mondo dello sport», aveva appena dichiarato di aver ricevuto «molti messaggi sui social di calciatori che cercano di esprimere le loro preoccupazioni», aggiungendo una frase decifrabile solo con lo spadecoder: «Inviterei tutti a fare meno i fenomeni».

Probabilmente ha ragione Rummenigge: giorni fa mi ricordò che «bisogna collaborare con i politici per fargli fare bella figura». Temo che almeno nella prima fase questo genere di “sostegno” non sia stato neppure cercato dalle istituzioni calcistiche, ed è probabile che qualche ministro più permaloso di altri se la sia legata al dito. Penso tuttavia che la personalizzazione di un tema fondamentale come quello della riapertura e della sopravvivenza del calcio in Italia sia un’insensatezza da terzo mondo o da politica di bassissimo livello.

Vorrei davvero sapere chi, oltre a Spadafora, informa il premier sullo stato del calcio raccontandogli che non ci sono ancora le condizioni di sicurezza per garantire la ripartenza. E per quali ragioni in questi ultimi mesi Conte non ha trovato un’ora da dedicare ai presidenti di Federcalcio e Lega. Le umiliazioni che ha subìto il calcio italiano da marzo a oggi dovrebbero essere argomento di riflessione per chi lo governa e lo produce.

L’amichevole contatto con Rummenigge, uno che l’Italia la ama davvero e che ne è stato abbondantemente ricambiato, non è intriso di pietoso disprezzo come certe carezze mediatiche d’altri tedeschi che, a partire dalle istituzioni, in realtà feriscono la nostra palese debolezza, ormai oggetto di scherno in tutta Europa. Ridicolizzati sul fronte finanziario, ripudiati su quello turistico, unico segno concreto di un’interessata amicizia coltivata per decenni: l’astensione dal calcio con le sue meschine modalità completa un quadro desolante. Una sconfitta giocando a pallone si digerisce nel tempo, un rovescio politico come questo lo accuseremo per decenni quanto e più dei greci che dopo tante disgrazie sono stati ignorati dal virus. La ripartenza morale, signor Presidente, è rinviata ad altra data.

Oggi in Italia hanno riaperto bar, ristoranti, negozi, centri commerciali. Anche le chiese, con alcuni sacerdoti che parlano di “imprudenza”. Si conoscono anche le date di tutte le altre riaperture. Di tutte tranne una. Quella del “maledetto” campionato.


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