Moriero: "Roma-Slavia Praga doveva finire 12-0. L'Inter del '98? Una banda di matti"

L'ex giallorosso ha parlato in diretta Instagram con Il Cuoio: "Non riesco a vedere il finale di quella partita. La Uefa vinta contro la Lazio? Loro erano forti, ma noi eravamo stratosferici. Che aneddoti su Ronaldo, Baggio, Zamorano e Taribo West..."
Moriero: "Roma-Slavia Praga doveva finire 12-0. L'Inter del '98? Una banda di matti"
10 min

ROMA - "Gigi Simoni? Lui è sempre vicino a me, lui non è andato via". Francesco Moriero, ex calciatore di Lecce, Roma ed Inter, oltre che della Nazionale italiana, ricordo l'allenatore recentemente scomparso in una diretta Instagram con Il Cuoio. "Mi piace averlo accanto e guardare i suoi occhi e il suo sguardo - prosegue -. Gigi è stato un allenatore, ma è riduttivo dire così. Ha vinto otto campionato, ha allenato l'Inter... Lo ricordiamo tutti come un signore, come una persona umile. Non era facile allenare quell'Inter, perché eravamo una banda di matti. Mi ricordo uno dei primi giorni, quando l'allenatore entra nello spogliatoio e dice sempre le stesse cose 'Ragazzi dobbiamo vincere, qua e là'. Lui entrò e disse 'Ragazzi qui siete tutti uguali tranne uno'. Ci ha conquistato con la sua semplicità. Poi se serviva, sapeva anche alzare la voce, ma l'ha fatto poche volte. Io me lo porto dentro anche per la mia carriera da allenatore, perché è un punto di riferimento. Lui trattava tutti allo stesso modo, Ronaldo come Moriero, Moriero come il ragazzo della Primavera. Faceva sentire tutti importanti".

Moriero sull'esonero di Simoni

"Mi ricordo in una partita di Coppa Uefa mi disse 'Checco tu non devi pensare a giocare come un calciatore normale, tu sei un calciatore fortissimo. Devi essere un esempio per questa Inter'. E io me lo guardavo come a dire 'Mister ma che c... stai dicendo?'. Come faceva con me, faceva con gli altri e ha lasciato bellissimi ricordi. Recentemente io e Colonnese abbiamo fatto una chat 'Inter 1997'. La sua perdita ci ha riuniti. Adesso vogliamo andare tutti insieme a ricordarlo e a salutarlo. Non può uscire di scena in silenzio, come a lui piaceva. Era un signore. Ricordate la famosa partita con la Juve? Dava del lei all'arbitro. Il primo anno all'Inter meritava di vincere tutto, la squadra era fortissima, noi siamo stati sfortunati negli episodi... Mettiamola così... L'anno dopo c'è stato un esonero ingiusto, cosa che ha confermato anche Moratti anni dopo. S'era vinto col Real Madrid, poi con Salernitana Reggina, non ricordo, eravamo a soli 5 punti dalla prima, era arrivato Baggio, dovevamo carburare. Lui vinse la Panchina d'Oro e noi andammo tutti a cercare di far cambiare idea al presidente, ma non ci fu niente da fare. E noi da lì ci sfilacciammo. Fu come quando in una famiglia un figlio si allontana. Per noi era un punto di riferimento, anche se potevamo e dovevamo vincere di più".

Moriero e la finale Inter-Lazio di Uefa

"La finale di Uefa? Ero incaz... nero, avevo fatto tutte le partite, mi ero meritato di giocare la finale, ma il mister mi mise in panchina. Ma noi rispettavamo le decisioni del mister, in quell'anno eravamo stati tutti fuori tranne uno... Poi guardi la formazione e vedi che quella sera giocavano Djorkaeff, Ronaldo Zamorano, quindi poi capisci che magari con Moriero la squadra sarebbe stata ancor più sbilanciata. Ed è stata la prima volta che ha giocato con 3 punte, ha stupito tutti. Noi non eravamo tesi, eravamo anzi convinti di poter vincere, anche se loro erano molto forti. Con la Lazio avevamo perso a Roma, mi ricordo che Colonnese andò da Ronaldo e gli disse 'Guarda che quelli della Lazio sono tranquilli, perché sei l'unico che non gli ha fatto gol'. E Ronnie disse 'Va bene, allora adesso gli faccio vedere io'. E infatti... Li ha fatti diventare scemi poracci... Ma la Lazio, va detto, era una grande squadra. Ma anche noi eravamo forti. Quell'Inter era veramente forte".

Moriero: "Quell'Inter era una banda di matti"

"Con l'arrivo di Baggio, Roby prende la 10, Ronaldo la 9 e Zamorano s'inventa l'1+8? Il cileno aveva sempre avuto la maglia numero nove nella sua carriera, ma la nostra era una squadra di matti... Ai Mondiali del '98 io ero quasi sempre in camera di Baggio e lo caricavo... 'Vieni all'Inter, qua si vince, c'è un grande presidente'... Poi lui ha dichiarato che era stato quasi sempre tifoso dell'Inter, non voglio sbagliare, non voglio metterlo in difficoltà. Comunque ci abbiamo lavorato. Con lui, Zamorano, Ronaldo, Recoba... In attacco c'era di tutto e di più. C'era anche Ventola, a centrocampo Pirlo, dietro Bergomi... L'anno dopo arrivò Vieri, poi Seedorf, Blanc, CordobaJugovic, Di Biagio, poi c'erano Panucci, Paulo Sousa... A nomi era una squadra stratosferica, ma abbiamo vinto poco. L'allenatore ideale per vincere con quella squadra era Simoni, perché era amato dalla gente, dalla squadra, una squadra che era consapevole di essere forte e di poter vincere lo Scudetto. Lo abbiamo fatto diventare pazzo però... Io ci scherzo sempre con Colonnese, Galante Pagliuca: noi eravamo la squadra più abbronzata d'Italia nel 1997-98. Sapete perché? A parte Taribo West, vabbè, un pazzo scatenato, che faceva le preghiere prima dell'allenamento, tutti in cerchio, con una mano in testa su chi capitava, su me, su Ronnie... Ma più che altro il fatto è legato alla lampada. Ronaldo e Pagliuca avevano un problema alla pelle, allora Volpi aveva fatto comprare la lampada, più la sauna. Loro facevano i 10', poi andavano via. Io, Colonnese, Zamorano, Galante andavamo dietro e sembravamo tutti fratelli di Taribo. Eravamo proprio neri, abbronzati. Una banda di matti vera...".

Moriero e l'esperienza a Catanzaro

"Io a Catanzaro mi sono trovato benissimo. Partimmo con un budget molto limitato, andai a prendere insieme al ds Ortoli tutti giocatori che avevano voglia di essere a Catanzaro. C'era grande entusiasmo. Siamo stati quasi sempre primi, poi ci fu una partita col Cosenza in Coppa Italia dove io sapevo l'importanza del derby, ma da allenatore dovevo anche pensare a chi aveva giocato meno, per cui andai in società e chiesi 'Posso far giocare chi ha bisogno di mettere minuti nelle gambe o succede qualcosa, la gente si arrabbia...?' Loro mi dissero 'Tranquillo, puoi fare come ti pare', quindi misi giocatori che avevano bisogno di entrare in forma. Perdemmo 3-1 in casa e da lì non siamo più andati d'accordo con alcuni tifosi, nonostante fossimo primi. Si ruppe l'armonia, venne a mancare l'affetto, iniziarono contestazioni nei miei confronti... Ritengo la mia avventura lì stupenda, anche se poteva continuare e finire in modo diverso. Quando non lavori sereno perché dall'altra parte ci sono lamentele solo per una partita... Io da allenatore non rifarei quelle scelte, ma penso che avevo costruito una squadra che poteva vincere il campionato. Pazienza... Da Catanzaro dicono 'Nessun rancore'? A me dispiace, perché era una mia creatura, si poteva andare in B, stavamo facendo un grande campionato, avevamo fatto tantissimi punti. Il lavoro dell'allenatore è comunque molto difficile, non basta far risultato la domenica. Devi saper gestire malumori ed entusiasmo, devi rappresentare una squadra ed una città. Basta un piccolo errore... Bisogna assumersi le proprie responsabilità, ma mi dispiace che per una partita di Coppa Italia si sia rovinata un'intera stagione".

Moriero e l'esordio contro la Juve

"Cosa cambia tra Simoni Mazzone? Sono due personaggi molto diversi. Mazzone l'ho avuto da ragazzo, mi ha fatto esordire in prima squadra a 17 anni in Coppa Italia contro la Juve di Cabrini. E ho detto tutto... Non mi tremavano le gambe, è stato il destino... Non ero neanche convocato in quella partita. All'epoca esisteva il ritiro di un mese con la prima squadra dove venivano aggregati 3-4 ragazzini. Io ero con la prima squadra dai 14 anni insieme a Conte, Garcia, Petrachi. Va via la connessione? Sarà qualche milanista... Stavo giocando un torneo in spiaggia e mio padre mi venne a prendere perché Mazzone mi voleva in prima squadra. Sono andato in ritiro in ciabatte, ancora sporco di sabbia. Ho incontrato nell’ascensore dell’albergo il mister, che mi ha chiesto se ero emozionato, gli ho detto di no e lui mi ha comunicato che avrei giocato. Ho giocato contro Cabrini e non sono più uscito. Da quel giorno sono diventato un calciatore vero”.

Moriero e le esperienze con Cagliari, Roma e Nazionale

Cagliari: “Arrivammo sesti in campionato, qualificandoci per la Coppa Uefa. Penso che siamo stati tra le più forti squadre del Cagliari dopo quella di Gigi Riva. In Sardegna ho lasciato il cuore, sono andato via da Cagliari piangendo”. Roma-Slavia Praga del 19 marzo 1996, quando i giallorossi vinsero 3-1, ma vennero eliminati dalla Coppa Uefa per un gol subito negli ultimi istanti dei supplementari da Vavra: “Quella partita doveva finire 12-0 per noi. Non ci sono spiegazioni, per me quella partita si è chiusa sul 3-0, non riesco a vedere il finale. Però ho un ricordo stupendo della Roma”. La doppietta in Nazionale contro il Paraguay il 22 aprile 1998: “Il ct Maldini aveva detto che non era sicuro di convocarmi successivamente perché diceva che avevo poca esperienza internazionale. Io non riuscivo a capire questo discorso e ho deciso che avrei dovuto lasciare il segno: mi sono visto con Gigi Di Biagio ‘Fuga per la vittoria’. E così, in partita, ho fatto una rovesciata come Pelé nel film”. Tra i gol che ricorda con più piacere, però, ce n’è un altro, ai tempi di Cagliari, contro il Pescara: “Feci scavino e rovesciata. Volevo fare un gol speciale per Mazzone, che era destinato ad andare alla Roma”.


© RIPRODUZIONE RISERVATA