Lotito e Malagò, la stagione del fango

Lotito e Malagò, la stagione del fango© Bartoletti
Alessandro Barbano
3 min

Che i gol tornino presto a riaccendere il Paese e a oscurare i veleni che inquinano questa interminabile vigilia, perché il calcio senza gare è una sentina di odori cattivi. Dove si combatte una guerra feroce, senza risparmio di colpi e di mezzi, dalle inchieste giudiziarie agli scoop a senso unico. Ci sono finiti dentro in questi giorni il numero uno dello sport italiano e il presidente della squadra outsider, che si candida, con sorpresa e invidia altrui, a contendere lo scudetto alla Juve, dopo anni di incontrastato dominio bianconero.

Giovanni Malagò è indagato per avere guidato, da commissario della Lega calcio, un’elezione per acclamazione dell’ex presidente Gaetano Miccichè, ignorando, secondo l’accusa contenuta in una lettera anonima, il dissenso di alcuni club. Nel frattempo Miccichè si è dimesso e una nuova presidenza della Lega sta faticosamente tentando di archiviare una lunga stagione di veleni. Che immancabilmente l’inchiesta riattualizza.

Le registrazioni della seduta elettorale, che una manina occulta ha fatto pervenire agli inquirenti, raccontano la preoccupazione di Malagò che l’accordo faticosamente raggiunto sul nome di Miccichè saltasse per le bizze di alcuni presidenti, esponendo la Lega a una pessima figura con il banchiere candidato. Il suo difficile tentativo di mediazione gli è costato, prima ancora di qualunque contestazione specifica, un calvario giudiziario e una immancabile e doverosa, ma non per questo meno penosa, esposizione mediatica.

Claudio Lotito è al centro delle polemiche per l’acquisto nel 2009 di Mauro Zarate, messo a segno grazie a un’intermediazione di 15 milioni di euro che l’agente del calciatore argentino rivendica undici anni dopo in un servizio delle Iene. La contestata commissione era già costata al presidente laziale un’inchiesta della procura federale, conclusasi con una tenue squalifica di due mesi. Ma, a distanza di tanti anni, le accuse del procuratore riaccendono la macchina del sospetto.

Non entriamo di più nel merito delle due vicende, che sono molto diverse tra di loro e che, in sedi altrettanto diverse, saranno chiarite. Ma non si può evitare di segnalare una coincidenza temporale singolare: lo stop dei campionati è stato fin qui e continua a essere un volare di stracci, a cui fa seguito il contributo di un’intercettazione occulta o di un testimone chiave spuntato dal nulla. Prima ancora che una questione morale, sulla quale ci asteniamo, perché troppi si adoperano con piglio giustizialista, queste vicende segnalano una irrisolta questione civile. E cioè l’idea, propria di una classe dirigente affetta da una conflittualità primitiva, di avere sempre un nemico da abbattere e di poter adoperare ogni mezzo per ottenere il risultato.

Il calcio che esce dal pesante stop pandemico ha bisogno dell’esatto contrario: di buona fede, di compromessi virtuosi e di tanti tanti gol. Consoliamoci che almeno questi ultimi presto torneranno.


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