Spadafora, che le abbiamo fatto?

Spadafora, che le abbiamo fatto?© ANSA
Ivan Zazzaroni
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Ieri in tutto il Veneto, 5 milioni di abitanti, si è registrato un solo positivo, dev’essere quello dichiarato dal Venezia: la fortuna è cieca, ma da un po’ di tempo la sfiga nel calcio ci vede benissimo. La Serie B è in allarme poiché il recupero di sabato con il Pordenone è a rischio, ora che Spadafora è riuscito a mettere di nuovo in discussione ciò che era stato licenziato una settimana fa dal Cts: la quarantena soft. Chi ha dormito sul verbale? Mi chiedo tuttavia dove sia la sorpresa: il ministro dello sport e della Complicazione ha giurato a se stesso e a chi lo incalza continuamente per bloccare il calcio che avrebbe fatto vedere i sorci verdi a Gravina e Dal Pino, e in effetti ci sta riuscendo: anche un caso che sembrava risolto grazie al parere positivo degli scienzati e all’approvazione del ministro della Salute Speranza (Pd) ha infatti conosciuto l’ennesimo intoppo. L’abbiamo definito un “pasticcio”, avremmo potuto chiamarlo in altro modo rischiando però di offendere qualcuno.
Cinque giorni fa il calcio è ripartito a porte chiuse dopo oltre tre mesi, quindici milioni di italiani l’hanno seguito alla tv e stasera la Rai potrebbe fare un altro pieno da 10 milioni. Nonostante la ventata di entusiasmo, c’è ancora chi - Spadafora, appunto - prova a piazzare trappole (la richiesta delle partite in chiaro, la territorialità della quarantena e altro) arrivando a dichiarare a “Porta a Porta” di non sapere se si riuscirà a modificare la norma prima del 20, giorno della ripartenza del campionato.
L’andamento dell’epidemia è incoraggiante, i dati sono in progressivo miglioramento, le regioni hanno riaperto non solo i confini, ma anche i cinema e i teatri, sempre rispettando il distanziamento, migliaia di persone possono cazzeggiare a Gardaland eppure tutto questo a Spadafora non basta: dal tragico si è passati al patetico. Il calcio è diventato terreno di vendette e paradossi, basti pensare alle due squadre costrette a entrare in campo in momenti diversi pochi istanti prima di ritrovarsi faccia a faccia e senza mascherine per oltre un’ora e mezza.
A Spadafora formulo un invito: se il calcio le fa così schifo, lo lasci a Gravina, a Dal Pino e a quei milioni di disgraziati che seguendo la partita riescono ancora a trovare un momento di serenità.


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