Fede, Speranza e per carità

Fede, Speranza e per carità© ANSA
Ivan Zazzaroni
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Questo è il calcio, Spadafora. Ha seguito la finale tra il reale e il virtuale o era occupato a fare altro? La seconda, mi sa: del resto l’ho vista da Vespa e ho notato quel filo di soddisfazione che traspariva dal suo sguardo ogniqualvolta un dubbio o un’antipatica incertezza sulla ripartenza del campionato si insinuava tra le chiacchiere degli ospiti in studio. Io proprio non la capisco: con la destra pretende il chiaro e con la sinistra lo oscura. A fine maggio speravo che si fosse rassegnato - il ministro dello sport che si rassegna al ritorno dello sport -, invece lei ha continuato a mettersi di traverso moltiplicando le difficoltà. Un ministro contro il calcio - in Italia - non si era mai visto.

Mi creda, dell’industria del pallone, un concentrato di grandezza e bassezze, conosco i difetti, le gioie, i limiti, l’alternanza morale, le efferatezze, i peccati veniali e quelli mortali (e immortali, succede). Per anni li abbiamo denunciati e a volte subiti. Anche tollerati, purtroppo. Perdonati, mai. Non le sto a descrivere l‘integrità di alcuni presidenti: temo che il conflitto d’interessi sia nato e cresciuto proprio in questo ambiente.

Del calcio apprezzo poche cose sul piano strettamente etico. Continuo ad amarlo solo per i campioni che esprime, loro gli unici protagonisti.

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In quarant’anni di professione mi sono emozionato per Bulgarelli e Haller, Simonsen e Cantona, Fiorini, Colomba e Mancini. A stregarmi irrimediabilmente è stato però Baggio, la Fede, e quando nel maggio del 2004 Robi gliel’ha data su ho provato un senso di vuoto che ancora oggi nessun talento è riuscito a colmare. Maradona, Zico, Totti, il Fenomeno, Ronaldinho, Messi, Iniesta, Ronaldo, Dybala: è il calcio che la gente vuole, un mix di emozioni e gol, vittorie e scon? tte, promozioni e retrocessioni.

Ma lei non può o non vuole capire: il calcio è vita solo quando è giocato e un ministro dello sport dovrebbe tutelare proprio quest aspetto, il gioco, fottendosene degli interessi dei “prenditori” (cit. Aurelio De Laurentiis) che non accettano la giustizia del campo e non vogliono pagare per gli errori commessi.

Se vuole, le giro il link di Napoli-Juve. Può darsi che resti l’unica prova del suo passaggio nel mondo del calcio, comunque generosamente utilizzabile per farle dire «io c’ero», «l’ho fatta giocare io». Il resto, fortunatamente dimenticabile. Come lei.

Spadafora, che le abbiamo fatto?

Un ministro - oltre al sottosegretario Riccardo Fraccaro - tuttavia desidero ringraziarlo a nome di tutti: Roberto Speranza. Il perché è contenuto nel suo impegno e nel cognome.


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