Dzeko e Milik, insoliti sospetti

Dzeko e Milik, insoliti sospetti© EPA
Ivan Zazzaroni
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ROMA - A Parma il Napoli aveva Mertens, Insigne e Lozano in campo dall’inizio, Osimhen, Politano e Petagna in panchina (nella ripresa sono entrati tutti e tre e se ne è accorto Liverani), Younes fuori dalla lista, Ounas fuori dal progetto e Milik fuori come un balcone, poiché in attesa degli sviluppi di una trattativa che per poche ore aveva considerato chiusa. A Verona la Roma aveva Mkhitaryan falso nove e Pedro vera seconda punta, Kluivert e Dzeko in panca, ma nell’ultima mezz’ora Fonseca ha preferito risparmiare il bosniaco per l’evidente demotivazione da trasferimento sospeso, nonostante sia ancora pagato – e profumatamente – dal club. Contro la Samp la Juve, che insegue ostinatamente la Champions e ha lanciato Frabotta dal primo minuto (Pirlo’s way), presentava il solo Ronaldo in attacco, sostenuto da Kulusevski, un ragazzo sicuro di sé al limite della presunzione (ma che giocatore!), Dybala in borghese, Higuaìn a South Beach, il candidato unico Edin a 700 chilometri, il quasi italiano Luigi Suarez a Barcellona, Giroud a Londra, da dove non si muoverà, e Paratici arrabbiato come una iena per come si erano messe le cose.

Aggiungo che l’Inter, considerata l’alternativa più credibile ai campioni, può allineare Lukaku, Lautaro, Sanchez, Esposito e, fino a prova contraria, anche Salcedo e Perisic. Il gioco lo comanda il Napoli che non ha ancora accettato le nuove condizioni della Roma (le cifre non cambiano, diversa è la formulazione dell’accordo). Lo governa al punto che qualcuno è convinto che De Laurentiis, capace di prodursi in elettrici assolo presidenziali, e Chiavelli lo stiano facendo apposta per mettere in difficoltà la Juve e in seconda battuta la Roma portandole all’esasperazione e chissenefrega se il prezzo è elevatissimo: i 26 milioni garantiti da Friedkin oltre, naturalmente, alle ambizioni dei due attaccanti. Con Milik e Dzeko in ansia, Suarez inarrivabile (i tempi sono lunghi) e Cavani affamato di milioni, a rimetterci di più è proprio la Juventus, alla quale non può bastare il rientro di Dybala per affrontare con i giusti mezzi una stagione da oltre cinquanta partite. La confusione è evidente, le possibili letture molteplici: ma il Napoli sarebbe davvero capace di mandare tutto e tutti a ramengo? Conoscendo De Laurentiis, non credo, eppure c’è chi la pensa diversamente. S’impone una conclusione: in un momento in cui i bilanci urlano per la disperazione e i soldi in cassa mancano terribilmente, il nostro calcio dimostra di non essere in grado di risolverla soltanto con le idee, che sono sempre poche e oltretutto confuse. E conferma soprattutto di non saper fare un passo indietro, nemmeno quando ci sarebbero tutte le condizioni per giustifi carlo: a volte per farne tre in avanti occorre arretrare temporaneamente, gestendo con coraggio e lucidità l’emergenza. Rincorrere le situazioni senza disporre di un piano B spesso le peggiora irrimediabilmente.

PS. I Mille questa volta non hanno unito, ma diviso: la politica, le istituzioni sportive, le regioni, i club, i tifosi. L’apertura degli stadi a mille spettatori (sponsor, famiglie, amici dei giocatori) e - quel che è peggio - autorizzata in modo confuso a poche ore dal weekend non deve essere considerato un favore al calcio. È, al contrario, un dispetto, una presa in giro e non credo nemmeno che possa essere scambiata per un’effi cace mossa elettorale. Il populismo del governo è tollerabile solo se sostenuto da una visione e da una pianifi cazione. Le concessioni un tanto al chilo non fanno altro che peggiorare le condizioni di un Paese che avrebbe invece bisogno di convincenti progetti di rilancio.


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