«Colpire il calcio di base è illogico. Rispettiamo tutti, ma vogliamo andare avanti»

La settimana scorsa si è alzata la voce di 56 società dilettantische romane. Tra queste il Casal Bernocchi. Il dg Francesco Repaci dà voce a un dissenso garbato tra il DPCM e la nota restrittiva del Viminale
«Colpire il calcio di base è illogico. Rispettiamo tutti, ma vogliamo andare avanti»
di Fabio Massimo Splendore
6 min

Sembrava che l'allenamento individuale per le società dilettantistiche fosse stato preservato dall’ultimo DPCM, ma la circolare emessa ieri dal Ministero dell’Interno sembra aver escluso anche questa possibilità. Il “sembra” è d’obbligo perché nel frattempo tra il Ministero dello Sport e il Viminale si è aperto un fronte interpretativo dissonante a distanza e quanto scritto nella nota del Ministro Lamorgese sembra essere andato oltre le disposizioni dello stesso DPCM.
Nei giorni scorsi si è alzata la voce di 56 società romane di base (un bacino d’utenza di circa 8-10.000 bambini e bambine, ragazzi e ragazze) per chiedere di poter andare avanti: tra queste le scuole calcio di Ledesma e Totti, capitani contro in tanti derby del passato tra Lazio e Roma. Con loro anche la CVN Casal Bernocchi, che ci ha chiesto di parlare per esprimere il dissenso in modo garbato e sollevando dubbi su cui riflettere. “Rispettiamo tutti, ma messa così sembra una barzelletta” commenta Francesco Repaci, il dg del club nel quadrante sud ovest della Capitale. «Ci hanno chiesto di cambiare metodologia di allenamento e ci siamo adeguati formando lo staff a rispettare i protocolli. Ci hanno chiesto di sanificare spogliatoi, palloni, attrezzature varie, spazi sociali e lo abbiamo fatto. Ci hanno chiesto il monitoraggio degli ingressi al centro sportivo sia di atleti che di genitori, quando ancora potevano assistere ad allenamento: fatto anche quello. I numeri dall’osservatorio della sanità parlano chiaro: contagi riconducibili ad attività sportiva 0,6%, ai mezzi pubblici 62,8%. Di cosa stiamo parlando?».

Con quale stato d’animo vivete il momento?
«Il mio pensiero è che conviene chiudere le scuole calcio invece che bloccare i sevizi pubblico che sono la causa maggiore di contagi dovuti a controlli zero. La parola più adatta credo sia "amareggiato" perché come detto in precedenza il 90% dei centri sportivi, palestre, palazzetti e tutti gli enti che si occupano di sport sono super controllati e arrivare ad una chiusura mi lascia sbigottito. Abbiamo lavorato tanto per adeguarci dopo il lookdown per i nostri bambini e ragazzi e per le nostre bambine e ragazze per essere un esempio positivo, per trasmettere loro la filosofia che non si molla mai anche quando sembra che tutto vada male. Ci siamo messi in gioco tutti perché penso che in questo momento difficile per tutti noi quel poco che possiamo fare è metterci a disposizione dei più piccoli».

Perché le palestre e lo sport?
«Sinceramente non lo capisco e lo dico su un piano scientifico, degli studi pubblicati negli ultimi 6 mesi. Tutti, ripeto, tutti hanno ben segnalato che questa malattia Covid-19 ha terreno fertile in persone con patologie, in sovrappeso e inattive. È stato detto che la prevenzione è fondamentale perché il virus Sars Cov-2 ha più difficoltà a replicarsi in un ospite attivo, sano e con un sistema immunitario efficiente. Bene, queste condizioni si manifestano con un corretto stile di vita, ovvero attività fisica costante e quotidiana e nutrizione adeguata. Le palestre, già da maggio, si sono adeguate alle norme e sono molto attente alle procedure, sono luoghi sicuri e, cosa fondamentale, lavorano per prevenire lo stato di deficit immunitario. Stessa cosa per i centri sportivi che oltre ad adeguarsi alle normative hanno integrato i loro metodi di allenamento. Stare a casa significa fare esattamente il contrario: si diventa inattivi e si mangerà in eccesso. Ed allora, perché? Perché qualcuno non rispetta le regole? Basta con queste cose. Ma in Italia chi lavora seguendo le regole, con professionalità, non deve sentirsi il fiato sul collo ogni momento».

Dopo il lockdown di marzo vi sentite di nuovo dentro uno stop?
«La mia filosofia e convinzione è sempre stata quella di offrire un importante servizio ai bambini e alle famiglie. Si chiama scuola calcio perché i bambini oltre a divertirsi e sfogarsi imparino a muoversi, a rispettare le regole a stare con gli altri piuttosto che stare dietro uno schermo con le cuffie e giocare a giochi di guerra con estranei o lasciare i ragazzi di pre agonistica a sfogarsi nei parchi e per strada dove a differenza del centro sportivo non hanno nessun controllo e nessun monitoraggio. Il calcio è scuola, è salute, movimento. Quest’anno il Casal Bernocchi ha fatto affiliazione con Academy Parma per offrire ai nostri tesserati una metodologia di allenamento conforme e idonei allo sviluppo e crescita fisica motoria. Bisognerebbe far capire alle istituzioni l'importanza del lavoro che facciamo qui, l'importanza dello sport. Sembra un brutto sogno, per tutti, non ci siamo solo noi delle ASD sportive, basta guardare ciò che succede ai settori di ristorazione».

Non deve essere stato facile per i ragazzi rinunciare alle partite.
«È stata dura da digerire per quelli della preagonistica, perché perdono l’obiettivo-incontro che è un fattore cruciale, ma grazie all’impegno dei mister che hanno saputo trovare le giuste motivazioni riusciamo a tenerli su di morale con gli allenamenti. Per la scuola calcio invece è stato diverso perché abbiamo dovuto stravolgere la metodologia».

Se oggi dovesse mandare un messaggio ai tesserati del Casal Bernocchi?
«Non molliamo mai, non ci fermeremo... anche non condividendo le decisioni le rispetteremo senza fermarsi perché crediamo nel valore dello sport. Ci alleneremo in qualsiasi condizione e con qualsiasi mezzo ci permettano di utilizzare. Il Casal Bernocchi in un modo o nell’altro continuerà».


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