Spadafora, il ministro dello sport che non sapeva di sport

Spadafora, il ministro dello sport che non sapeva di sport© ANSA
Ivan Zazzaroni
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«Non conoscevo il mondo dello sport. Percorso meraviglioso». Indovinate chi ha pronunciato queste parole piene di dolcezza: l’ex (Dio sia lodato) ministro dello sport Vincenzo Spadafora. Che ci ha salutati così, con tanto affetto e quel filo di ingenuità che non guasta. Ha detto addio a un settore che ha tentato in tutti i modi di demolire. Come se non lo fosse già, distrutto. Dopo aver provato a non far concludere l’ultimo campionato di serie A, s’è inventato una riforma che, se fosse passata, avrebbe tolto al Paese qualsiasi speranza di competitività.

Spadafora e il rapporto complicato con federcalcio e Lega

Ha contrastato federcalcio e Lega, facendo vedere i sorci verdi a Gravina e Dal Pino e investendo su un populismo privo di senso, ha stretto inoltre alleanze con presidenti che badavano soltanto ai propri interessi. Anch’io non conoscevo il mondo del ballo e della danza sportiva, che lui adora, prima di fare il giudice di un importantissimo programma televisivo di Raiuno. Ma mi sono applicato, mi sono fidato di chi ne sapeva di più, ho preso lezioni, ho anche ballato con le stelle, cercando di capire in che pianeta ero atterrato e rispettandone sempre i valori, i misteri, la densità e le finalità.

Spadafora no, lui navigava in altre acque, mi dicono come un delfino, ma accettò l’incarico con leggiadra supponenza. Eppure, commesso il reato, ha confessato di non sapere nulla di sport. Càpita. E infatti aspettiamo altri rei. Come Speranza, che dubito sapesse qualcosa di sanità pubblica. E Arcuri, che sapeva troppo di tutto ma non sapeva di non sapere. E Di Maio, che agli Esteri non sapeva l’inglese e tuttavia adesso conta molto - per salvarsi - su quella famosa battuta: «Ho conosciuto Draghi, mi ha fatto una buona impressione». Mamma mia che impressione!


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