Conte-Agnelli, il dito nella piaga

Conte-Agnelli, il dito nella piaga
Ivan Zazzaroni
3 min

ROMA - Antonio Conte non sarà il prossimo allenatore della Juventus. Le certezze finiscono qui. Passo alle ipotesi: non era la prima volta che Antonio affrontava da ex la Juve di Andrea Agnelli, della quale negli ultimi mesi aveva peraltro sottolineato pubblicamente meriti, competenza e superiorità, facendo irritare più di un interista.

La reazione di Conte

Presumo pertanto che a scatenare la sua reazione (il dito medio mostrato per ben due volte ai dirigenti) debba essere stato qualcosa o qualcuno insopportabilmente provocatorio: considerate sufficienti le parole che Bonucci ha pronunciato quando il tecnico ha contestato una decisione di Mariani («rispetto per l’arbitro»)?

Io no: le rubrico sotto la voce “futili motivi”. Che abbia ricevuto offese intollerabili? Resta inteso che martedì sera abbiamo assistito a uno straordinario - e rinunciabile - momento di verità. Grazie al quale Conte, profeta dell’esasperazione costruttiva, ha reciso il cordone ombelicale che lo legava da 30 anni alla Juve: un’autentica idiozia pretendere la rimozione della stella che porta il suo nome. Da oggi il Feroce Salentino è un po’ più interista.

Sempre attraverso l’episodio verificatosi in Coppa Italia (il torneo più hot della stagione, se ripenso a Lukaku-Ibra) chi per mesi aveva ipotizzato il suo possibile ritorno a Torino ha avuto la prova definitiva del fatto che gli Agnelli si erano legati al dito (medio) l’addio a ritiro iniziato (era il 15 luglio 2014).

I motivi della furia di Agnelli

La Famiglia non ama essere lasciata: la Famiglia lascia. La risonanza data al bisticcio merita un approfondimento, anzi due. Non è vero-ecco il primo-che ci si abitua a tutto: maleducazione e scortesia ci colgono sempre di sorpresa. Ora il secondo: la pandemia ha chiuso gli stadi e aperto una stagione di sgarbatezze rivelate e urlate nel silenzio spettrale, eventi che molti salutano compiaciuti (con cinismo, o divertiti, o ancora per presunte ragioni commerciali: la moltiplicazione degli ascolti) senza tener conto dello spirito che anima il calcio fin dalla nascita: quel che succede in campo deve restare in campo.

È vero che i media hanno il diritto di sapere e informare, ma forse il dettaglio più ghiotto di Juventus-Inter non era lo scazzo agnellesco, né la fine di un amore già finito, ma il tardivo omaggio porto a Rocco, a Trapattoni (lasciamo in pace Allegri: potrebbe querelare), ai grandi catenacciari screditati per aver saputo realizzare un calcio vincente secondo un’italianissima ricetta firmata da Gipo Viani, l’Artusi della palla rotonda.

PS. Ricordo un altro dito medio “allungato” ai campioni, quello del Sarri napoletano, al quale Agnelli la fece pagare in modo subdolo: portandolo alla Juve.


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