L’Uefa al lavoro: vaccini per i 600 calciatori degli Europei

La commissione medica pronta a varare il protocollo: solo così ci sarà un torneo senza contagi
L’Uefa al lavoro: vaccini per i 600 calciatori degli Europei© ANSA
Andrea Santoni
4 min

Oggi 11 giugno 2021, stadio Olimpico in Roma. Davanti a 12 mila spettatori, si affrontano Italia e Turchia, partita di esordio dell’Europeo postdatato per pandemia. In campo e sugli spalti tutti vaccinati e/o immunizzati. Attenzione: non si tratta di un esercizio di fantasia. È bene essere chiari: sarà così o non sarà. In particolare, per quanto riguarda i calciatori, è emerso in queste ultime ore che la Uefa, attraverso la propria commissione medica, è al lavoro per predisporre un protocollo destinato allo svolgimento dell’ormai prossimo torneo continentale che prevede la necessaria vaccinazione dei 600 calciatori in rosa (portata a 25 effettivi) delle 24 finaliste. L’unica strada sicura per un percorso agonistico senza le trappole virali che ancora sono in agguato, come testimonia la sfortunata vicenda azzurra dello scorso fine marzo, con i riverberi delle positività che hanno colpito una ventina di soggetti, tra calciatori (otto: Bonucci, Verratti, Florenzi, Grifo, Sirigu, Cragno, Bernardeschi, Pessina) e staff (tecnico e federale).

Clima sospeso

Sono giorni particolarmente sospesi, questi che ruotano intorno alla Federazione e alla Nazionale. Da una parte c’è la grande incertezza legata alla conferma delle quattro europartite previste all’Olimpico parzialmente riaperto (le tre dell’Italia nel girone iniziale e un quarto di finale), secondo garanzie certificate che ancora il Governo italiano non ha fornito alla Uefa (resta una settimana di tempo all’Esecutivo di Montreaux). Dall’altro c’è il peso emotivo e pratico degli azzurri contagiati che ha creato un clima non certo disteso intorno alla Federazione. Il ricovero allo Spallanzani di Daniele De Rossi, avvenuto venerdì scorso (colpito da polmonite interstiziale), ha alzato inevitabilmente il livello di attenzione sulla vicenda. Fortunatamente le condizioni dell’ex romanista campione del mondo e ora collaboratore tecnico di Mancini sono giudicate soddisfacenti. In questo senso DDR ha avuto una lunga conversazione rassicurante col presidente Gravina, rimasto in quarantena pur negativo negli ultimi giorni. In generale comunque tutti i soggetti coinvolti nel cluster azzurro hanno avuto problemi contenuti, a partire da chi era considerato più fragile, data una sua patologia impegnativa. Resta il fatto che quel che è accaduto in questa ultima finestra internazionale pone una serie di domande, che la Federazione non vuole eludere, anche in prospettiva dei prossimi impegni. [...]

 

La ricostruzione della catena di contagio in Nazionale

Per quanto riguarda i fatti, se questo può aiutare a capire, non c’è molto da aggiungere a quanto già scritto nei giorni scorsi. Il paradosso risiede nel fatto che i primi contagiati e tutti gli otto calciatori sono rientrati in Italia (da Sofia e da Vilnius) tutti con tampone negativo. E’ facilmente ipotizzabile però che il virus abbia fatto breccia nella bolla già in Italia, partendo dallo staff tecnico. Possibile che ci sia stato un comportamento “a rischio” a Parma. Di sicuro il primo caso “sintomatico” si è avuto giovedì mattina nella città emiliana. A Sofia poi il gruppo squadra ha fatto una serie di tamponi alle 2 del mattino di lunedì, dopo Bulgaria-Italia, per avere la garanzia dei risultati da Synlab entro 24 ore così da poter poi volare il giorno dopo in Lituania. Dove la Nazionale è arrivata senza i primi due membri dello staff sintomatici fatti rientrare in Italia. Il primo positivo effettivo si è avuto mercoledì pomeriggio a Vilnius, seguito da altre due casi, tra cui De Rossi. Il loro rientro è avvenuto separatamente dal resto della delegazione il giorno dopo su un aereo ambulanza, mentre si scopriva la positività di Bonucci.


© RIPRODUZIONE RISERVATA