Superlega, la lista dei problemi da risolvere per il calcio

L’esposizione debitoria dei 12 club scissionisti resta di 7,7 miliardi di euro. La nuova Champions arriverà solo nel 2024. Il Fair Play Finanziario da ripensare, campionati da ridurre
Superlega, la lista dei problemi da risolvere per il calcio© EPA
Andrea Ramazzotti
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Una settimana fa la Superlega era nata da qualche ora, mentre adesso di quel progetto restano solo i contratti e le clausole che vincolano, almeno sentendo Florentino Perez, le 12 "fondatrici". La mancata partenza dell'esclusivo torneo riservato a 15 big e a 5 fortunate... invitate si lascia dietro una serie di problemi (economici e di rapporti) con i quali il calcio europeo dovrà fare i conti. E' vero che il modo con cui le grandi di Spagna, Inghilterra e Italia volevano rimettere a posto i loro conti non è stato corretto nei confronti della famiglia del pallone, ma il tentativo sottintende un loro malessere profondo. Chi ha gestito meglio, adesso non ha l'acqua alla gola, chi invece ha commesso degli errori, che si sono aggiunti ai mancati introiti da botteghino, adesso è sull'orlo del baratro. Dopo il flop della Superlega, dunque, ci sono da sistemare parecchie cose e le ventilate (e da qualcuno auspicate) punizioni contro i ribelli certo non risolveranno la situazione. Anzi, forse la renderanno ancora più tesa.

I conti in rosso dei top club

I 12 fondatori della Superlega hanno un’esposizione debitoria complessiva di 7,7 miliardi di euro. Ecco perché avevano bisogno della fee iniziale di JP Morgan da 3,5 miliardi e, ogni stagione, dei miliardi di introiti da diritti tv. Il peggio però non è ancora arrivato visto che l’Eca stima la contrazione dei ricavi per effetto del Covid in 4-6 miliardi, perdite per il sistema calcio praticamente tutte a carico dei club. La prossima stagione, quando gli stadi verranno riaperti a percentuali significative di spettatori (la finale di ieri di Coppa di Lega inglese con gli 8.000 presenti a Wembley è stata un sogno per l'Italia), i conti miglioreranno, ma per tornare alla normalità ci vorrà del tempo.

La nuova Champions League

L’Uefa ha appena approvato il nuovo format della Champions post 2024: 36 squadre in un unico girone, le giornate del group stage che passano da 6 a 10, il numero complessivo delle partite che sale da 125 a 225 (+100 rispetto all’attuale format: 84 nella prima fase più 16 spareggi per gli ottavi). Dal punto di vista dei diritti tv più gare vuol dire più soldi: adesso inizierà la vendita ai broadcaster e l'obiettivo è raggiungere (o superare) quota 5 milioni rispetto ai 3,2 attuali. Probabilmente accadrà, ma in teoria i soldi arriveranno "solo" tra tre anni. La Uefa sta vedendo se è possibile anticipare il via del nuovo format. Impossibile che accada nel 2021-22; nel 2022-23 c'è il Mondiale e per un mese e mezzo coppe europee e campionati si fermeranno (da metà novembre ai primi di gennaio); la soluzione più probabile è che ci sia un "test" nel 2023 o forse nel 2022 ma tagliando i match della fase a gironi da 10 a 8. Perché le finestre nel corso della stagione non sono infinite. Dal prossimo settembre intanto ci godremo la terza coppa, la Conference League, nata per venire incontro alle nazioni con meno club in Europa. Montepremi? Spiccioli rispetto ai soldi che cercavano le grandi.

Fail play finanziario e Salary Cup

La riforma del Fair Play Finanziario è un altro tema sul tavolo. Gli scenari che vengono valutati sono due: limitazione delle spese di calciomercato (parametri sul saldo acquisti/cessioni? contributi percentuali da versare al sistema calcio in caso di acquisti top, come una tassa sul lusso usata in Cina?) e introduzione del concetto di salary cap, per esempio vincolando gli stipendi al fatturato. Idee che aiuterebbero, ma complicate da scrivere e da far passare. Di certo l'FFP datato 2010 non ha resistito alla pandemia e non ha impedito ai grandi club di indebitarsi con campagne acquisti faraoniche (vero City e Psg?).

Riforme dei campionati e delle partite

Infine c'è il tasto delle troppe partite. Continuando ad ampliare il format delle coppe e quindi a giocare più incontri in Europa, prima o poi l'argomento della diminuzione del numero delle iscritte ai campionati andrà affrontato. Le Leghe e le Federazioni non ci sentono: tagliare 2 o addirittura 4 iscritte ai tornei nazionali (passando da 20 a 18 o 16) è impensabile e porterebbe a un deprezzamento dei diritti tv. Si oppongono chiaramente anche le piccole. L'idea dei playoff piace a Gravina, ma nessun campionato top in Europa li utilizza... E poi c'è Perez che, dopo la Superlega, ha avuto un'altra brillante idea: «Partite più corte e divise in tre tempi». Per "catturare" i giovani che amano meno il calcio. Alla prossima idea.


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