“Il calcio che l’Italia si merita”, tutte le parole dei protagonisti

Un forum per fare il punto sulla crisi finanziaria e di risultati che affligge l’economia sportiva più importante del Paese e individuare le strategie per il rilancio

ROMA - Per fare il punto sulla crisi finanziaria e di risultati che affligge l’economia sportiva più importante del Paese e individuare le strategie per il rilancio, il Corriere dello Sport ha organizzato un confronto tra i protagonisti e i più autorevoli uomini di sport. Il forum si chiama “Il calcio che l’Italia si merita” e vedrà la partecipazione di Giovanni Malagò, presidente del Coni, Gabriele Gravina, presidente della Figc, Lorenzo Casini, presidente della Lega di A, Mauro Balata presidente della Lega di B, Roberto Mancini, CT della Nazionale Italiana, Milena Bertolini, CT della Nazionale femminile Italiana, Demetrio Albertini, Presidente del Settore Tecnico della FIGC, Maurizio Arrivabene, Amministratore delegato della Juventus FCLuigi De Laurentiis, Presidente SSC BARI, Fabio Capello e molti altri.

Tutti gli interventi

12:40 - Il forum si conclude con l'intervento del ct Roberto Mancini: "Io l'ho presa 4 anni fa l'Italia e la situazione era più o meno la stessa. Speravo venissero fuori tanti calciatori, ma la situazione è sempre uguale, perché i giovani bravi fanno fatica a giocare. Pressapoco siamo sempre gli stessi. E poi penso che gli allenatori non debbano essere esonerati alle prime sconfitte, serve più fiducia come ha fatto il Milan con Pioli, che sembrava a un passo dall'esonero e ora sta lottando per vincere lo Scudetto. In questa situazione possono mettersi nelle condizioni di far giocare anche i più giovani senza correre rischi. Poi, come è stato detto da Gravina, bisogna ricominciare a fare come tanti anni fa. I giocatori di interesse nazionale andavano a Coverciano e si facevano uno o due giorni lì per farsi conoscere. Se ci sarà data la possibilità lo faremo. Poi il calcio è fatto anche di sconfitte, ma essere scesi al 32% di giocatori italiani è veramente limitativo per tutte le nazionali. Abbiamo sempre avuto grandissimi giocatori, anche eccessivi a volte, tanto che alcuni restavano fuori dai convocati. Adesso siamo a un limite bassissimo e dobbiamo fare assolutamente qualcosa. Se dovessi chiedere una cosa quale chiederei? Di avere più possibilità di conoscere i ragazzi e fare degli stage. Nel momento in cui chiamo un ragazzo giovane, di qualità, magari non pronto, che si allena in Nazionale A, questo lo aiuta. Come è successo con Zaniolo, sembrava un bambino la prima volta che è arrivato, dopo un paio di mesi era cambiato tutto. E poi chiedo che venga data la possibilità di giocare a questi ragazzi. Non c'è un'altra alternativa a questo. Siamo veramenti pochi. Playoff, Var e tempo effettivo? Io credo che quando ci sono delle novità si può provare e vedere se sono cose in grado di migliorare o meno il calcio. L'Italia? Al di là della terrificante eliminazione, a volte accadono cose impensabili. Noi non meritavamo di uscire, ma dobbiamo guardare avanti per ripartire. Come abbiamo fatto 4 anni fa, lo faremo anche adesso".

12:34 - Mauro Balata, presidente della Serie B, è intervenuto nella discussione: "Il Var è stata un'innovazione epocale, garantisce regolarità e trasparenza. Sono favorevole anche al Var a chiamata. Noi siamo contrari però alle seconde squadre e riteniamo che un calcio giovanile di livello esista e che questo sia proprio il campionato di Serie B. Lo dicono i numeri. Credo che questo modello non debba essere disperso, perché si è affermato. Abbiamo avuto tante società che hanno fatto fare minuti importanti a molti giocatori, che probabilmente se non avessero fatto esperienza da noi sarebbero rimasti dispersi in tribuna. Poi ci sono anche ragioni giuridiche, perché le seconde squadre non potrebbero concorrere per la vittoria o per i playoff, ciò renderebbe irregolare la competizione. Infine ci sono questioni sociali, perché rischiamo di perdere tanti asset del calcio di altissimo livello del nostro Paese. La formazione è un conto, la valorizzazione è un altro. E questa avviene in Serie B oggi".

12:29 - Milena Bertolini ha ripreso parola: "Il calcio femminile chiede ciò che è giusto, finalmente con il professionismo si avvia questo percorso che può fare molto bene al calcio in generale. Si va verso una società civile e democratrica. La sostenibilità non credo sia un problema se c'è un progetto. Se la visione è a lungo termine, allora si può avere qualcosa di importante. La dimostrazione lo è il Barcellona femminile: ha investito per 10 anni e adesso raggiunge risultati incredibili. Per quanto riguarda gli altri temi, al centro di tutto va messo il gioco. Il calcio per attirare deve essere bello: per poter fare questo dobbiamo formare giocatori propositivi, non reattivi. Per nostra cultura reagiamo agli altri, lavoriamo in funzione dell'avversario. Le cose stanno cambiando, lo dimostra l'Italia di Roberto Mancini. Ci sono allenatori giovani che stanno portando idee nuove e che vanno sostenuti. Se il nostro riferimento è solo vincere o perdere, allora non andiamo tanto avanti. Dobbiamo prendere consapevolezza che si possa sbagliare. Per quanto riguarda i giovani, prima bisogna mettere dentro dei contenuti, formarli e fare esperienza. Poi potranno tirare fuori tutto il bagaglio che hanno dentro. Lo stesso vale per gli allenatori, perché se perdono e vengono subito esonerati, allora di conseguenza rischiano anche meno".

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12:23 - Demetrio Albertini: "In questa discussione siamo partiti dalla Nazionale che non si è qualificata al Mondiale e in giro per le strade non ho mai sentito 'ma perché non hai messo Baggio, Signori, perché non hai convocato questo o quello?'. Per la prima volta i giocatori non solo erano i migliori, ma gli unici. Dovremmo ripartire da qui. Sul tempo effettivo, credo che l'unico dubbio sia in quale campionato si possa fare e in quale no, perché deve essere equiparata in tutte le federazioni. Decreto crescita, non so nello specifico quanto incida, ma abbiamo tante proprietà straniere, anche in Serie B. E trovano delle difficoltà nel poter prendere qualche giocatore italiano. Quindi occorre un ragionamento su situazioni di sistema. Poi, riaprire il mercato interno: le squadre di Serie A devono poter prendere giocatori di Serie B per valorizzarli. E per quanto riguarda le seconde squadre per me ci sono solo benefici. Lo fa l'Inghilterra, la Germania, la Spagna, la Francia. Manchiamo solo noi. Ne abbiamo la possibilità, ma non viene recepito. I giocatori Under 19 della Francia che hanno affrontato l'Italia pari età avevano totalizzato 315 partite, quindi arrivavano formati, con una formazione totalmente diversa. I nostri arrivano a 26. Tutti gli undici della Francia di quell'Europeo sono nella Serie A dei massimi campionati europei, noi ne abbiamo 3-4".

12:22 - Luigi De Laurentiis: "Bisogna saper copiare dai più bravi, avviene anche nel cinema. La priorità però è imparare a comunicare con i giovani, far capire loro il calcio. Ci sono differenze importanti tra generazioni e generazioni, anche di 5 anni in 5 anni. Quindi occorre trovare il linguaggio per comunicare con le nuove generazioni".

12:19 - Francesco Ghirelli, vice presidente della Figc: "Da un lato c'è una priorità di risanamento della crisi del calcio dal punto di vista economico e finanziario. Bisogna mettere in moto i meccanismi che possano metterlo in salvo. Nei dialoghi che abbiamo avuto sembrava fosse una sfida, quando in realtà bisognava remare tutti nella stessa direzione. Io credo che la priorità di tutti sia questa, poi i giovani, con infrastrutture materiali e immateriali. Quando si parla di decreto crescita è uno strumento che penalizza i giovani italiani, c'è bisogno di formare anche chi allena, chi segue i ragazzi, mettendo in campo un progetto che sia di sistema. Se non si torna a ragionare a sistema rischiamo altri episodi come il Palermo".

12:16 - La priorità adesso per Lorenzo Casini: "Mi pare evidente che su Var a chiamata e tempo effettivo la posizione sia favorevole da parte di tutti e sarei un folle a dire diversamente dopo aver ascoltato i pareri di Capello e Ancelotti. Diverso il discorso per i playoff. Il Var a chiamata potrebbe avere degli effetti positivi in Italia, ma non può essere usato sempre come ha sottolineato Carlo Ancelotti. La priorità emerge da Bertolini e Capello: è culturale. Ed è un problema del Paese. Non c'è una cultura della programmazione nel medio e lungo periodo. Non pretendo che venga fatto a livello politico, ma nel calcio ci possiamo provare. La comparazione è fondamentale: ci sono tanti Paesi che hanno fatto cose eccellenti. Doveroso guardarli e provare e replicarli per migliorare il calcio italiano. Su playoff e playout ci si potrà ragionare più avanti. Con tutti i problemi che abbiamo in ballo, non è la priorità. Hanno pro e contro. Il pro è la spettacolarizzazione e un contro che riguarda la regular season. Sono cose che vanno costruite anche culturalmente".

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12:11 - Il presidente Figc Gravina ha aggiunto: "Per quanto riguarda i playoff e i playout sono scelte che deve prendere autonomamente la Lega Serie A, ma se non riduciamo le squadre dell'area professionistica non possiamo aggiungere partite. Resta il fatto che a mio giudizio siano un momento eccezionale di appeal. Per il tema del tempo effettivo si discute all'Ifab ed è già qualcosa, diverso il discorso per la riforma del Var. Il decreto crescita lo stiamo utilizzando".

12:06 - Di nuovo Capello: "Il tempo effettivo è fondamentale, tutti devono giocare gli stessi minuti in tutti i campionati. Per quanto riguarda i giovani, da noi come sbagliano vengono subito bocciati ed è una cosa pazzesca. Il Var, per me deve intervenire raramente, solo quando fa un errore grave l'arbitro. E metterei accanto qualcuno che ha giocato a calcio e che quindi conosca un contrasto. Capitolo arbitri: secondo me in Italia arbitrano con molta paura di commettere errori e fischiano tantissimo, non aiutati nemmeno dai calciatori".

12:02 - Sempre Arrivabene: "Parlavamo delle giovanili, ma la federazione una riforma la ha fatta. Se oggi giochiamo con un Under 23 è per la riforma voluta dalla federazione. Dobbiamo guardare gli altri come ha detto Capello. Avere dei riferimenti, per capire con umiltà. Se ci chiedessimo chi ha inventato la ruota probabilmente nessuno lo saprebbe, ma è una cosa che ha aiutato la società a evolversi. Dobbiamo imparare non solo da quello che succede in Italia, ma anche da quello che succede all'estero. Ovvio che ci si scontra con la competitività del campionato. Una squadra fa investimenti perché deve vincere e si crea un circolo vizioso. L'intrattenimento che dobbiamo offrire può dare le basi per vendere il prodotto calcio Italia, dando una solidità che forse ci rende meno schiavi del raggiungimento obbligato del risultato. Secondo me per raggiungere lo scopo è di fondamentale importanza una sintonia tra chi è il regolatore dello sport e chi ne è l'aspetto commerciale: trovare il giusto compromesso, evitare degli scontri è l'inizio di una soluzione che può andare bene per tutti. La Serie A sostiene il calcio italiano con il business che crea. Credo che un trovarsi e ragionare insieme serva assolutamente al calcio. Questo è ciò che vorrei dire e in cui credo. Se arriviamo a undici nella Juve l'anno prossimo considerando che abbiamo liberato Dybala, Bernardeschi e forse Morata? L'anno prossimo faremo qualcosa che ci permetterà di fare meglio di quest'anno".

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11:54 - Carlo Ancelotti in collegamento da Madrid registrato: "Da dove deve ripartire il calcio italiano? Deve cercare un miglioramento dello spettacolo che propone. Secondo me oggi non è molto attrattivo per tante ragioni. C'è l'aspetto tecnico, perché in questo momento mancano figure di riferimento, generazioni di calciatori che dopo il 2006 ha avuto difficoltà a esprimersi e trovare nuovi talenti. Poi è vero che è arrivato il successo insperato all'Europeo, ma la qualità individuale dei giocatori italiani in questo momento non è come era 15 anni fa. Il problema è che in questo momento i calciatori italiani, soprattutto quelli giovani, fanno fatica a trovare spazio nelle squadre di massima categoria. C'è la tendenza, soprattutto con il decreto crescita, di avvantaggiare i giocatori stranieri. Nel 2019 c'è stata una partita degli Europei Under 19 tra Italia e Portogallo, vinta dai lusitani che giocavano tutti in campionati di primo piano. Gli italiani no. Var a chiamata? No. Credo però che il Var vada migliorato. Non può intervenire in tutti i contatti dentro l'area di rigore, ma deve solo correggere errori grossolani. Utile, ma migliorabile. Sul tempo effettivo sono d'accordo. La prossima regola deve essere il tempo effettivo. Si arriva adesso a partite con 10 minuti di recupero. Bisogna chiarire questo aspetto qui, toglierebbero tante cose inutili, simulazioni. Credo sia arrivata l'ora di metterlo".

11:48 - Gabriele Gravina ha poi continuato: "Abbiamo perso anche la voglia di dare libertà di pensiero nel gioco del calcio. Quando giocavamo nelle piazze eravamo tutti vestiti uguali, dovevi anche capire a chi dare la palla. Dobbiamo favorire il calcio, entrando nelle scuole. Serve un rapporto di massima collaborazione tra il settore giovanile e il settore tecnico. Le nostre Under stanno ottenendo dei risultati straordinari, la nostra Nazionale è ancora campione d'Europa, ha l'opportunità di giocare la partitissima con l'Argentina. Cosa manca? L'opportunità per diventare campione ed è su questo che dobbiamo lavorare".

11:44 - Capello ha aggiunto: "Un allenatore durante un convegno in Lombardia di qualche tempo fa ha detto che i miglioramenti si hanno tra i 4 e i 7 anni. Ma di che parliamo? Fino a 10 anni il divertimento deve essere l'unica cosa, tutti devono giocare e partecipare. Non si può fare la tattica. Questo è ciò che manca nel settore giovanile italiano e che non vedo. Se qualcuno non ha una visione futura i debiti mangeranno le società".

11:40 - Milena Bertolini, ct della Nazionale femminile: "Credo che quello che può cambiare il calcio in Italia è la qualità dei dirigenti, che abbiano una visione futura e non solo del momento. I settori giovanili non vengono sostenuti. Se vediamo la percentuale economica che una società di calcio investe è molto più bassa rispetto all'estero. La cultura si cambia a livello dilettantistico. Prima il maggiore abbandono avveniva a 13 anni, adesso a 10 anni. Ci dobbiamo fare delle domande. Perché? Perché già allora si fanno selezioni tra titolari e panchinari, tra chi può andare avanti e chi no. E i bambini si disinnamorano del calcio. Alcuni dicono 'tanto sono un panchinaro, non giocherò mai', vuol dire che dobbiamo farci delle domande a livello culturale. La scuola di Coverciano è aperta, porta dentro le varie filosofie calcistiche in giro per l'Europa. Così l'allenatore si forma facendosi un'idea di calcio. Ma soprattutto devono farlo i dirigenti. Se facciamo crescere i ragazzi in un clima disteso, dove hanno la possibilità di sbagliare, avremo ragazzi che apprezzeranno il calcio".

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11:38 - Demetrio Albertini, presidente del settore tecnico della Figc: "A Coverciano stiamo cercando di lavorare su questi punti, per costruire persone che sappiano governare i settori giovanili".

11:34 - L'ex allenatore Fabio Capello è intervenuto nella discussione: "Penso che oggi bisogna avere una visione internazionale delle cose, considerando il calcio a livello industriale. Cercare di trovare il meglio dove oggi stanno ottenendo risultati. Ma soprattutto avere grande attenzione alla fase sportiva. Parlo di campo, parlo di calcio. I risultati vengono dopo aver fatto un lavoro molto grande e in profondità, quindi settore giovanile. Insieme a una dirigenza che abbia una visione internazionale e con idee innovative. Secondo me siamo arretrati sotto questo aspetto. Nel campionato italiano ognuno guarda al suo orticello, e non hanno un'idea di insieme su dove andare. Prendiamo la parte positiva delle critiche".

11:27 - Il presidente del Bari Luigi De Laurentiis ha aggiunto: "Il calcio è entertainment ormai. I giovani sono interrotti in ciò che fanno durante lo spettacolo da telefono, tablet e dispositivi vari. Il problema per me non solo la qualità del prodotto. Si è parlato molto del canale della Lega, vorrei citare l'ex Ceo della Disney, Bob Iger, che a un certo punto ha comprato le proprietà più importanti. Ha ritirato dal mercato di tutte le piattaforme i suoi titoli e ha costruito la sua App. Ha avuto la forza di perdere fatturato, nel tempo di costruire l'App, ma ha avuto ragione, perché ha raggiunto 150 milioni di abbonati. Siccome il calcio è un premium fantastico, modello per cui anche Amazon compra la Champions e altre piattaforme acquistano sempre più il live. Contenuti del prodotto, come le docu-serie, e i live ti danno il massimo dal potere di vendita commerciale della piattaforma stessa. Se si potesse creare un nostro canale, sarebbe già qualcosa. Il problema è che Bob Iger era solo, qui ci sono 20 personalismi che devono trovare la stessa strategia commerciale".

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11:22 - L'amministratore delegato della Juve Maurizio Arrivabene ha preso parola: "In un mondo che parla di economia e finanza, la parola sostenibilità deve essere una colonna. Per quanto riguarda la competitività del calcio italiano rispetto ad altri campionati, credo che mantenere il decreto crescita sia già importante. Ovviamente non basta, è un piccolo passo. Bisogna fare un passo indietro e chiederci cosa sia il calcio di oggi rispetto alla nuova generazione che sta crescendo. Certi indicatori a livello globale fanno capire che c'è un calo di attenzione rispetto ai giovani. Differenze tra il mondo del calcio e della Formula 1? Ricordo conferenze stampa, parlando di competitività della Formula 1 e del nuovo che avanzava, in cui ho allargato il tema dicendo 'attenzione, oggi ci muoviamo all'interno dell'industria dell'intrattenimento se parliamo di giovani'. Quindi come attrarre l'attenzione di ragazzi che sono i nostri clienti futuri. Ci confrontiamo non solo con altri sport, ma anche con l'industria dell'intrattenimento più in generale. PlayStation, Social Media e tutto ciò che potrebbero essere dei competitor. L'operazione Ronaldo? I risultati li ha portati, ha portato anche una visibilità nel calcio italiano che è stata diversa. Non mi soffermerei solo su di lui, ma su un discorso più ampio".

11:14 - A seguire è toccato al presidente della Lega Calcio Lorenzo Casini: "Soffermandoci sui problemi economico-finanziari la situazione è drammatica. L'accoppiata pandemia e conflitto in Ucraina sta determinando un crollo rispetto ai ricavi, sono aumentati i costi.  Le squadre hanno l'80% di spese fisse che sono i salari e ricavi sempre inferiori. O si aumentano gli introiti oppure è un sistema destinato al default. Lo spettacolo resta l'elemento primario e non credo che sia così basso, come dimostrato dalla finale di Coppa Italia. Ecco, lì magari si può migliorare quello che è accaduto a bordo campo. La BBC è venuta a intervistarci perché erano anni che non c'era un campionato italiano così avvincente. Il livello sicuramente si è abbassato rispetto agli anni Ottanta, Novanta e Duemila, ma non è così male. Il problema chiaro del calcio italiano è un momento di frattura, determinato storicamente. Il calcio è ancora lo sport nazionale, i bambini giocano a calcio, ma a un certo punto si fermano. Questo è ciò su cui dobbiamo lavorare".

11:05 - Il primo a intervenire, dopo l'introduzione di Ivan Zazzaroni e Alessandro Barbano, è il presidente Figc Gabriele Gravina: "Mi piace poco l'idea di rilancio del calcio italiano. Io parlerei di evoluzione. Negli ultimi 3-4 anni il progetto è stato di carattere generale, anche se viene identificato, sbagliando, con la mancata qualificazione alla Coppa del Mondo. Più che di riforma del campionato, parlerei di riforma del calcio. Sono felice di ringraziare Lorenzo Casini per un'opportunità che abbiamo condiviso. Dal 24 cominceremo con un embrione dell'Accademia, un ulteriore passo avanti: in una logica sistemica e in un rapporto di collaborazione il calcio potrebbe crescere. Si sta approfondendo il tema delle seconde squadre e per trovare indicatori che possano mettere in sicurezza il nostro sistema. Per quanto riguarda la qualità del prodotto, è un tema interessante e rientra nell'autonomia dei singoli imprenditori. La Federazione non ha la capacità di incidere nell'impatto di posizionamento sul mercato per ottenere maggiori ricavi. Per migliorare il prodotto ci dobbiamo confrontare. Playoff e playout? Non so. Di certo serve una logica di sistema. 100 squadre tra Serie A, Serie B e Serie C sono troppe, dobbiamo trovare una logica più corretta nell'ambito del sistema"


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ROMA - Per fare il punto sulla crisi finanziaria e di risultati che affligge l’economia sportiva più importante del Paese e individuare le strategie per il rilancio, il Corriere dello Sport ha organizzato un confronto tra i protagonisti e i più autorevoli uomini di sport. Il forum si chiama “Il calcio che l’Italia si merita” e vedrà la partecipazione di Giovanni Malagò, presidente del Coni, Gabriele Gravina, presidente della Figc, Lorenzo Casini, presidente della Lega di A, Mauro Balata presidente della Lega di B, Roberto Mancini, CT della Nazionale Italiana, Milena Bertolini, CT della Nazionale femminile Italiana, Demetrio Albertini, Presidente del Settore Tecnico della FIGC, Maurizio Arrivabene, Amministratore delegato della Juventus FCLuigi De Laurentiis, Presidente SSC BARI, Fabio Capello e molti altri.

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12:40 - Il forum si conclude con l'intervento del ct Roberto Mancini: "Io l'ho presa 4 anni fa l'Italia e la situazione era più o meno la stessa. Speravo venissero fuori tanti calciatori, ma la situazione è sempre uguale, perché i giovani bravi fanno fatica a giocare. Pressapoco siamo sempre gli stessi. E poi penso che gli allenatori non debbano essere esonerati alle prime sconfitte, serve più fiducia come ha fatto il Milan con Pioli, che sembrava a un passo dall'esonero e ora sta lottando per vincere lo Scudetto. In questa situazione possono mettersi nelle condizioni di far giocare anche i più giovani senza correre rischi. Poi, come è stato detto da Gravina, bisogna ricominciare a fare come tanti anni fa. I giocatori di interesse nazionale andavano a Coverciano e si facevano uno o due giorni lì per farsi conoscere. Se ci sarà data la possibilità lo faremo. Poi il calcio è fatto anche di sconfitte, ma essere scesi al 32% di giocatori italiani è veramente limitativo per tutte le nazionali. Abbiamo sempre avuto grandissimi giocatori, anche eccessivi a volte, tanto che alcuni restavano fuori dai convocati. Adesso siamo a un limite bassissimo e dobbiamo fare assolutamente qualcosa. Se dovessi chiedere una cosa quale chiederei? Di avere più possibilità di conoscere i ragazzi e fare degli stage. Nel momento in cui chiamo un ragazzo giovane, di qualità, magari non pronto, che si allena in Nazionale A, questo lo aiuta. Come è successo con Zaniolo, sembrava un bambino la prima volta che è arrivato, dopo un paio di mesi era cambiato tutto. E poi chiedo che venga data la possibilità di giocare a questi ragazzi. Non c'è un'altra alternativa a questo. Siamo veramenti pochi. Playoff, Var e tempo effettivo? Io credo che quando ci sono delle novità si può provare e vedere se sono cose in grado di migliorare o meno il calcio. L'Italia? Al di là della terrificante eliminazione, a volte accadono cose impensabili. Noi non meritavamo di uscire, ma dobbiamo guardare avanti per ripartire. Come abbiamo fatto 4 anni fa, lo faremo anche adesso".

12:34 - Mauro Balata, presidente della Serie B, è intervenuto nella discussione: "Il Var è stata un'innovazione epocale, garantisce regolarità e trasparenza. Sono favorevole anche al Var a chiamata. Noi siamo contrari però alle seconde squadre e riteniamo che un calcio giovanile di livello esista e che questo sia proprio il campionato di Serie B. Lo dicono i numeri. Credo che questo modello non debba essere disperso, perché si è affermato. Abbiamo avuto tante società che hanno fatto fare minuti importanti a molti giocatori, che probabilmente se non avessero fatto esperienza da noi sarebbero rimasti dispersi in tribuna. Poi ci sono anche ragioni giuridiche, perché le seconde squadre non potrebbero concorrere per la vittoria o per i playoff, ciò renderebbe irregolare la competizione. Infine ci sono questioni sociali, perché rischiamo di perdere tanti asset del calcio di altissimo livello del nostro Paese. La formazione è un conto, la valorizzazione è un altro. E questa avviene in Serie B oggi".

12:29 - Milena Bertolini ha ripreso parola: "Il calcio femminile chiede ciò che è giusto, finalmente con il professionismo si avvia questo percorso che può fare molto bene al calcio in generale. Si va verso una società civile e democratrica. La sostenibilità non credo sia un problema se c'è un progetto. Se la visione è a lungo termine, allora si può avere qualcosa di importante. La dimostrazione lo è il Barcellona femminile: ha investito per 10 anni e adesso raggiunge risultati incredibili. Per quanto riguarda gli altri temi, al centro di tutto va messo il gioco. Il calcio per attirare deve essere bello: per poter fare questo dobbiamo formare giocatori propositivi, non reattivi. Per nostra cultura reagiamo agli altri, lavoriamo in funzione dell'avversario. Le cose stanno cambiando, lo dimostra l'Italia di Roberto Mancini. Ci sono allenatori giovani che stanno portando idee nuove e che vanno sostenuti. Se il nostro riferimento è solo vincere o perdere, allora non andiamo tanto avanti. Dobbiamo prendere consapevolezza che si possa sbagliare. Per quanto riguarda i giovani, prima bisogna mettere dentro dei contenuti, formarli e fare esperienza. Poi potranno tirare fuori tutto il bagaglio che hanno dentro. Lo stesso vale per gli allenatori, perché se perdono e vengono subito esonerati, allora di conseguenza rischiano anche meno".

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