1982, il Mondiale che non si scorda mai

Presentato oggi alla Casa del Cinema a Villa Borghese a Roma, il docufilm "Il viaggio degli eroi", regia di Castagna. A 40 anni dalla vittoria che ha lasciato il segno in tantissime generazioni, riviviamo 11 momenti clou della spedizione azzurra in Spagna. Non un'operazione nostalgica, ma un invito alla speranza e al cambiamento. Il film sarà al cinema per una tre giorni speciale, il 20, 21, 22. Da non perdere
1982, il Mondiale che non si scorda mai© ansa
Valeria Ancione
7 min

di Valeria Ancione

Come fare a raccontare i Mondiali dell'82 senza cadere nella retorica e nel sentimentalismo? Senza dire il già detto? Come si fa a rendere inediti gol e immagini già viste? Manlio Castagna ci è riuscito. Quarant'anni fa era un bambino di otto anni, oggi è un sacco di cose, tra cui scrittore, sceneggiatore e ovviamente regista. Regista de “Il viaggio degli eroi”, suo primo lungometraggio, un film, un documentario, una favola, un miracolo, chiamiamolo come ci pare. A quarant'anni da quel Mondiale, ci piace ancora sentirne e vederne forse perché sappiamo come va a finire. O perché come ha detto Marco Giallini voce narrante del film: «Dopo quella sera forse sono cresciuto meglio».

Siamo cresciuti tutti un po' meglio su quell'onda, se ancora quell'onda ci sposta il sentimento e ci commuove. Questo film durerà nelle sale, 107 per la precisione, solo tre giorni, il 20, 21, 22 giugno cercatelo e non perdetelo.
Oggi alla presentazione, oltre al regista e la sceneggiatrice Manuela Cacciamani, c'era un pezzo di quelli che nel 1982 ci hanno reso felici, protagonisti di quel luglio spagnolo e protagonisti di questo docufilm: Cabrini, Antognoni, Conti, Collovati, Causio, Dossena, Selvaggi.

Il film, prodotto da One More Pictures con Rai Cinema e Rai Com, è un viaggio a episodi dall'Italia di quel tempo, disastrata da omicidi e attentati, un po' depressa, alla Nazionale partita tra polemiche e diffidenza e tornata campione del mondo. "Quel Mondiale è stato uno spartiacque della mia vita - ha raccontato il regista Castagna - Un cambiamento decisivo e la consapevolezza che la gioia può essere esplosiva. Vivere in strada allora era diverso. Si scendeva per combattere, per combattersi ma con quel Mondiale si è scesi in strada per abbracciarsi. E' stato difficile selezionare il materiale, ho dovuto togliere tanto. Volevo raccontare di più l'Italia. Ho usato un criterio: 11 tappe, un percorso che segue il viaggio dell'eroe che non sa di esserlo, non sa di andare a vincere, ma torna eroe".

Cabrini: «E' stata una coppa impensabile, ed è bello celebrarla, fa venire ancora la pelle d'oca, perché parla della vita di un Paese - ha spiegato Cabrini - parla di amicizia e sentimento».

Dossena: «Quella era una squadra fatta di persone che hanno preso in mano la responsabilità della vita e ci hanno messo la faccia».

Conti: «Il mister per noi era un padre. Siamo stati trattati male alla partenza. Al ritiro di Alassio, Paolo Rossi era triste, c'era polemica contro di lui e Bearzot che se lo era portato. Una sera in Spagna sentiamo urlare Enzo contro i giornalisti. Lì abbiamo deciso il silenzio stampa».

La moglie di Paolo Rossi, Federica Cappelletti: "Bearzot è stato un padre per tutti, ma per Paolo di più, perché aveva maggiore bisogno degli altri. Gli diceva preparati, ti porto in Spagna, ma lui quasi non ci credeva, dopo due anni di assenza per il calcioscommesse. Si sono visti l'ultima volta nel 2010, prima che Enzo morisse. Gli spiegò la sua rara forma di tumore, si sono abbracciati. "Ragazzo, forza credo in te. Mi avete regalato tanta felicità", gli disse.

SIPARIETTI. Quando finisce il film e dal 1982 torniamo al 2022 sembra davvero che il tempo su di loro non sia passato. Certo qualche accorgimento sui capelli e il viso, piccoli aggiustamenti che l'età inesorabilmente fa. Ma sono sempre belli - e sì perché quella Nazionale era anche bella, diciamolo - freschi, allegri e divertenti. In un attimo dalla commozione del film sembra di essere catapultati dentro alla loro chat che si chiama “Campioni del mondo” e le risate sono garantite.

Antognoni: "Il gol annullato (contro il Brasile del 4-2 per fuorigioco, ndr) mi fa male, volevo lasciare il segno anche io. E poi contro la Polonia mi sono pregiudicato la finale (infortunato, ndr). Io forse non avrei sbagliato il rigore...".

Cabrini: "Il rigore l'ho sbagliato perché Paolo (Rossi, ndr) quando ero pronto mi è passato dietro e mi ha detto “Te la senti?” Ma non si fa!!".

Collovati: "Intanto mi scuso per Conti e Causio, che non hanno la camicia, vogliono fare ancora i ragazzini". Conti: "Ah ah, quando l'ho visto gli ho detto, Che vai a un matrimomio?”.

Collovati: "E' una presentazione e serve un abito adeguato. Comunque, mi scuso per loro... Per me la partita decisiva è stata quella con l'Argentina, una vittoria che ci ha dato la forza per affrontare il Brasile. Battere quella squadra di mostri, come Maradona, è stata la svolta, ci ha dato credibilità. Bearzot disse: e adesso andiamo a battere il Brasile”.

Cabrini: "All'intervallo contro la Germania, Bearzot mi ha preso per il bavero, mi ha appeso al muro, dicendomi che tutti possono sbagliare un rigore e che dovevo tornare in campo e rimettermi a giocare come sapevo".

Causio: "La partita a carte con Pertini? Io giocavo con il mister... e chi poteva vincere? Non fatemi dire tutto, non posso... però Zoff fece un errore. La verità che su quell'aereo ha vinto la magnifica scultura, la Coppa del Mondo. La storia delle scarpe? E' un'invenzione. Arrivai al ritiro che non le avevo perché venivo da Bari, avevamo giocato contro la Fiorentina, battendola e negandole lo scudetto, io ero tornato a Matera ed ero lì quando sono stato chiamato. Insomma hanno messo in giro la voce che mi abbiano detto: "Gli scarpini? Lasciali a casa tanto non giochi". Ma è una bugia".

IL MONDIALE DI SELVAGGI. Qualcuno glielo chiede ancora e lui quarant'anni dopo si è un po' stufato. Selvaggi cosa si prova a essere campione del mondo senza aver giocato nemmeno un minuto? E basta! "Non me l'hanno mai fatta questa domanda... - ride ma si vede che non ne può più - Allora vi racconto com'è andata. Camminavo per Milano, a un certo punto incontro Bearzot che mi ferma e mi dice “Oh Franco, vuoi venire al Mondiale?” Sto scherzando eh!". Sta scherzando è ovvio, ma è uno scherzo liberatorio. "Bearzot non mi ha raccolto per strada, non sono arrivato fin lì per caso, anche se così sembra perché non ho giocato. E poi non capisco perché la domanda la facciano solo a me, non sono mica l'unico. Cosa si prova? Ero il più forte di tutti. Ero incazzato". 

Cabrini: "Io lo ringrazio invece, perché Selvaggi è stato determinante fuori dal campo". Selvaggi: "Grazie, ma avrei preferito esserlo dentro".

LA NAZIONALE OGGI. Guardare un Italia-Germania 3-1 sull'eco della pesante sconfitta, 5-2, rimediata dalla Nazionale di Mancini, ieri sera contro i tedeschi impone riflessioni.
Conti: "La Nazionale oggi? Siamo qui a parlare di una cosa bellissima, parliamo di questo». «La partita non l'abbiamo vista, eravamo in viaggio", gli fa eco qualcuno per tagliare l'argomento.
Antognoni però dice la sua: "Difendiamo la Nazionale, non si può denigrare, è una squadra sperimentale. Abbiamo appena vinto l'Europeo, e allora ricordiamoci le cose positive anziché quelle negative, in Italia proprio non ci si riesce".


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